Omelia del Rettor Maggiore alla Festa dei Giovani

Io mi auguro veramente che il frutto di questa Festa dei Giovani sarà il trovare seimila ragazzi e ragazze di tutte queste nostre diocesi, tutta questa parte d'Italia con una forte identità cristiana, che seguono Gesù e si vanno trasformando fino a diventare astri, luce. Il nostro mondo ha bisogno di questo, ha bisogno di luce.

Omelia del Rettor Maggiore alla Festa dei Giovani

da Rettor Maggiore

del 21 marzo 2009

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È molto bello porre al centro della Festa dei Giovani l'espressione suprema dell'amore. Amore del padre, come abbiamo sentito nella seconda lettura, che non ha risparmiato il proprio Figlio pur di poter salvare tutti noi.

Amore del Figlio che non ha ritenuto conservare ad ogni costo la propria vita come cosa più preziosa, ma al rovescio, l’ha consegnata a noi come una espressione del suo amore.

San Tommaso, in una espressione molto bella, dice che Gesù prima di essere consegnato dai suoi nemici per essere crocifisso, ha donato se stesso ai suoi amici. Ed è quanto stiamo celebrando.

E’ molto significativo che la festa dei giovani venga collocata nel cammino quaresimale. È un cammino in cui siamo invitati ad arrivare preparati alla festa della Pasqua, la festa per eccellenza. Non c'è festa se non c'è libertà e la libertà più grande è la libertà sulla morte, sull'egoismo, sul peccato che è quello che conduce alla morte.

Il cammino di quaranta giorni già lo abbiamo cominciato dal mercoledì delle ceneri. Esso ci aiuta prima di tutto ad approfondire la nostra fede, che ha il suo centro nel mistero pasquale, la passione la morte e la resurrezione del Signore nostro Gesù Cristo.

È un tempo per approfondire il contenuto della nostra fede, per infiammare il nostro cuore. è molto bella la quaresima. A volte ce l'hanno dipinta come un po' triste: persino il colore dei paramenti liturgici non è bianco, non è dorato, è viola. Eppure vi posso dire che è un periodo di forte allenamento, è un periodo in cui siamo invitati ad essere migliori di quanto siamo. Le persone che ci vogliono bene e ci vogliono buoni. Gesù dice: “siate perfetti come il vostro padre è perfetto”.

La quaresima dunque è un periodo per infiammare il nostro cuore ed incoraggiare il nostro impegno. È un periodo per irrobustire la nostra speranza, per non cedere nel nostro impegno di avere Dio al centro della vita. È un cammino ha iniziato con un gesto molto simbolico. Ci è stato posto un po' di ceneri sulla testa o in fronte, per dire che siamo qualcosa di inconsistente, polvere, per dire che da noi stessi non abbiamo futuro. Dio è il nostro futuro.

La prima lettura ci presenta un testo molto pregante di significato: Abramo nella prova suprema della fede. Non aveva nessun figlio e quando finalmente riceve un figlio, il figlio della promessa, viene sottomesso ad una prova durissima. Dio lo invita ad andare sul monte Moria e sacrificare il proprio figlio.

Non solo gli aveva detto: “lascia la tua casa, la tua patria e va dove io ti mostrerò”; non gli chiese soltanto di rompere con il passato, gli chiede anche di abbandonare il futuro per avere soltanto Dio come proprio futuro.

Naturalmente la risposta più naturale sarebbe: “Ma come, mi chiedi di sacrificare il figlio che tu mi hai dato. Tu mi stai chiedendo non soltanto di rompere con il passato, ma anche di non avere futuro?

Abramo, con una fede grandissima, obbedisce. Porta il figlio sul monte per sacrificarlo. Per affermare: “non voglio perdere il Dio della promessa, cercando di conservare ad ogni costo la promessa di Dio; non voglio perdere il Dio dei doni pur di conservare questo dono che mi ha dato”. E alla fine Dio gli ridà il figlio e soprattutto lo rende di nuovo soggetto di una grande promessa: in lui saranno benedetti tutti i popoli della terra.

Il mercoledì delle ceneri ci ha ricordato che siamo chiamati a trovare il nostro futuro, la nostra garanzia di vita solo in Dio.

Domenica scorsa abbiamo cominciato il cammino quaresimale. Gesù veniva presentato nel deserto, sottomesso alla tentazione. Una tentazione che non viene ridotta alla descrizione materiale della sacra scrittura, vale a dire che “stando nel deserto ebbe fame e  si sente dire: “se sei il Figlio di Dio fa che queste pietre si trasformino in pane. Poi, il diavolo, portandolo al pinnacolo del tempio gli dice: buttati giù. Sta scritto che invierà i suoi angeli che ti prenderanno nelle mani e ti faranno atterrare dolcemente. Portandolo poi alla cima di un monte gli dirà: se ti inginocchi e mi adori ti darò tutto quanto puoi vedere”.

La tentazione di Gesù non è un momento della sua vita. La  tentazione di Gesù ha percorso tutta la sua vita, colpendo, come capita sempre, l'identità e la fiducia in Dio.

L'identità è di essere figlio di Dio. Uno non è figlio di Dio cercando di rimuovere Dio dalla propria vita, quando Dio sembra non essere sufficiente per risolvere le urgenze, come la fame, come le tante cose che sono urgenti nella vita. “Se sei il figlio di Dio fa che queste pietre si trasformino in pane”. La tentazione di chiedere a Dio prove, come quando chiedono a Gesù: “se sei il figlio di Dio discendi dalla croce, salva te stesso e dopo salva noi”.  Dire: “non ci credo mentre non vedo” o il cercare ad ogni costo di unire la fede al potere, pensando che la fede sia qualcosa che non serve a nulla o a poco, che non cambia la vita, la storia e pensare invece che il potere economico, politico, scientifico, potrebbero risolvere i problemi.

La grande tentazione cari giovani, è rimuovere Dio dalla nostra vita, è considerare che Dio è qualcosa di secondario, di superfluo e, a volte, di disturbo, di fastidio, che è meglio vivere senza Dio.

Invece, nelle letture di oggi abbiamo la risposta. Ges√π ha saputo riaffermare la sua totale dipendenza da Dio come un figlio.

Il Padre risponde trasfigurandolo. Abbiamo sentito nella pagina del vangelo che i discepoli cominciano a tentennare nella sequela quando Gesù ha detto: “Il figlio dell'uomo sarà consegnato ai suoi nemici, sarà sottomesso alla sofferenza, sarà crocifisso.

La reazione di Pietro e nostra: 'No Signore, non ti può accadere questo ma quale razza di salvatore sei, quale razza di Cristo, a che ci serve un Cristo crocifisso che non può salvare se stesso?' La grande tentazione è di non accettare la salvezza come Dio la vuole offrire.

Gesù invece la accetta totalmente e il Padre gli risponde trasfigurandolo. La trasfigurazione è, in fondo, un messaggio per aiutare i discepoli a superare lo scandalo della croce.

Oggi, cari giovani, siamo invitati non soltanto a riaffermare la nostra fede in Dio, ma soprattutto a riaffermare la nostra sequela di Gesù, assumendo anche la croce dell'essere suoi discepoli, frutto della nostra identità cristiana e nel contempo di una vita sempre più conforme alla sua siamo.

Siamo invitati non soltanto a superare lo scandalo della croce ma, man mano che ci identifichiamo con il Cristo, a diventare trasfigurati.

C'è un testo della prima lettera di Giovanni che è molto bello. Afferma.”Sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita se amiamo”. Non dice: “Sappiamo che passeremo nel futuro”, ma “Sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, oggi, se amiamo”.

Ecco questo è quello che può trasfigurarci. Questo è quello che può farci splendere come astri nel cielo.

Voi avete scelto, come slogan, come grande motto per questa festa dei giovani: “Splendete come astri nel mondo”.

Io mi auguro veramente che il frutto di questa Festa dei Giovani sarà il trovare seimila ragazzi e ragazze di tutte queste nostre diocesi, tutta questa parte d’Italia con una forte identità cristiana, che seguono Gesù e si vanno trasformando fino a diventare astri, luce. Il nostro mondo ha bisogno di questo, ha bisogno di luce.

Chi può aiutare a dare un po' di barlume di speranza in questo momento storico di grande crisi economica, di recessione, di precarietà non soltanto del lavoro, ma anche della vita, sono i giovani. Essi sono i primi che devono aiutare a ridare speranza, perchè voi rappresentate questa speranza.

La giovinezza è il tempo della speranza, la giovinezza è il tempo delle grandi scelte.

Non indugiate nelle vostre scelte di seguire Gesù, e se Gesù invita alcuni e alcune di voi in un modo molto più particolare per una vita consacrata, dategli una opportunità. Dio non delude mai.

Oggi abbiamo cominciato innalzando la croce per dire che è lì la via della salvezza, non ci sono scorciatoie, non ci sono altre vie. Chi la prende viene trasfigurato e viene ricompensato generosamente da Dio, per sempre.

Amen

 

(Testo trascritto dalla registrazione audio e non rivisto dall’autore)

 

don Pascual Ch√°vez Villanueva

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