Omelia della 6° Domenica del Tempo Ordinario

Omelia di don Gianni sul Vangelo di Domenica 13 Febbraio. “Ma io vi dico...!" Per entrare nel regno dei cieli, è necessario capire che ci sono molti modi di uccidere; se ci fossero raggi X capaci di rilevare il cimitero celato nel nostro cuore ci spaventeremmo! Tra i morti troveremmo coloro ai quali abbiamo giurato di non rivolgere più la parola, abbiamo negato il perdono...

Omelia della 6° Domenica del Tempo Ordinario

da Quaderni Cannibali

del 10 febbraio 2011

 

6° DOMENICA del tempo ordinario13 febbraio 2011  “Ma io vi dico...!'   Letture:Siracide 15, 15-20                      1 Corinti 2, 6-10                                  Matteo 5,17-37 

Il senso della Legge:

          Gli Ebrei chiamano Legge i primi 5 libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio. In verità il termine legge non traduce bene l’ebraico Toràh: la parola significa mostrare la direzione. Anche noi sulle strade ci orientiamo seguendo le frecce della segnaletica. La Toràh traccia un cammino che conduce alla vita, non dettando una normativa fredda e rigida, ma raccontando ciò che è accaduto ad un popolo, Israele.

          Nelle sue gioie e disavventure, nei suoi successi e fallimenti, nelle sue feste e nei suoi lutti, ogni uomo vede riflessa la sua storia: i pericoli da evitare e le scelte coraggiose da compiere.

          In fondo anche per noi, oggi, i comandamenti (mutuati dall’antico Testamento) hanno questa funzione: indicare un cammino. Guai fermarsi alla lettera del testo, cosa che si sente invece continuamente: “Io non uccido, non rubo…, quindi sono un bravo cristiano!”

 

          1. “Passeranno i cieli, passerà la terra… Alleluia”: così cantiamo prima del Vangelo, prima di accogliere la Parola di Gesù che ha pronunciato proprio quelle espressioni così “pesanti”. La Parola di Gesù rimane per sempre. Alla domenica mi commuove il pensare che da 2000 anni il brano di Vangelo che proclamo risuona immutato in tutta la Chiesa.  

          Siamo entrati nel cuore del 5° capitolo di Matteo: il primo grande discorso di Gesù, detto “discorso della montagna”. Il brano di questa domenica (che sarà completato da quello di domenica prossima) presenta Gesù come il nuovo Mosè, il Maestro che non abolisce quanto scritto nella Legge, ma lo perfeziona, lo porta ad un livello di più alto, fino al vertice sommo: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli!”

          Non è banale questo richiamo, perché ci dà la chiave di lettura dei 6 “Ma io vi dico…”: il Padre non è il Dio della Legge, non è un fiscale burocrate, non gli interessa l’osservanza esteriore, formale della legge…. Questo Padre vuole il tuo cuore, vuole costruire con te un rapporto da padre a figlio, ricco di affetto, di tenerezza, di comprensione, di felicità…

 

          2. “Non uccidere”, ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello…: è il primo caso che viene preso in considerazione. Anzitutto c’è la condanna di qualunque forma di omicidio: l’uomo non ha il potere sulla vita di un suo simile; la vita umana è sacra e intangibile dal momento in cui sboccia fino a quando, naturalmente, si conclude (domenica abbiamo celebrato la festa della vita!).

          Tuttavia, per entrare nel regno dei cieli, è necessario capire che ci sono altri modi di uccidere!

 

          Se ci fossero raggi X capaci di rilevare il cimitero celato nel nostro cuore ci spaventeremmo. Tra i morti troveremmo coloro ai quali

abbiamo giurato di non rivolgere più la parola abbiamo negato il perdono continuiamo a rinfacciare l’errore commesso abbiamo tolto il buon nome con maldicenze o calunnie abbiamo sottratto l’amore e la gioia di vivere... ……………………………………………………………………………..

 

          Gesù dice che chi usa parole offensive, chi si adira, chi alimenta sentimenti di odio… ha già ucciso suo fratello! L’omicidio parte sempre dal cuore! Ed è questo cuore che va disarmato: e Gesù sostituisce alla parola “uomo”, la parola “fratello” come antidoto per guarire il cuore dal veleno dell’odio.

           

Poi introduce il tema della riconciliazione

          Lo spunto è preso dalla pratica religiosa di Israele ed è interessante. I rabbini insegnavano che la più importante preghiera giudaica (‘Ascolta Israele…’) non doveva essere interrotta per nessun motivo, neppure se un serpente si fosse attorcigliato attorno alla gamba dell’orante!

          Gesù afferma che per riconciliarsi con il fratello si deve addirittura piantare a metà l’offerta del sacrificio al tempio!

          Difficile trovare un’immagine più efficace per sottolineare l’importanza della riconciliazione. Chi la rifiuta si autoesclude dal regno dei cieli!

          I primi cristiani avevano così ben assimilato questa lezione che Paolo scrive: “Non tramonti il sole sulla vostra ira!” e leggiamo nella Didaché: “Nel giorno del Signore, chi è in discordia con il suo prossimo non si unisca a voi prima di essersi riconciliato, affinché il vostro sacrificio non sia contaminato”.

 

          3. Non commettere adulterio! Ma io vi dico…: la Toràh sembrava vietare solo le azioni cattive. Gesù va al cuore e coglie le esigenze più profonde di questo comandamento. Ci sono amicizie, sentimenti, relazioni che sono già adulteri.

          Di fronte a certe situazioni è necessario avere il coraggio di procedere a tagli, anche se dolorosi, prima che i cattivi desideri si trasformino in adulteri di fatto. “Chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio nel suo cuore”.

          Non si tratta di soffocare la propria sessualità, la propria capacità di amare, ma di saperla orientare al bene, conforme a certe scelte fatte.

          Ancora una volta è il cuore che bisogna educare, è sui sentimenti che occorre vigilare con infinita serenità, ma anche con altrettanta serietà. È in gioco tutta la tua persona che può essere compromessa e gettata … nella Geenna (cioè nella spazzatura).

 

          Conclusione: mi sembra che anche in questo brano Gesù in fondo in fondo ci parla del Padre, al quale interessa la nostra realizzazione e la nostra felicità. Ricordi le beatitudini con cui inizia il primo grande discorso?

Solo un cuore riconciliato e in pace è felice.

Solo un cuore fedele alla scelta d’amore che ha fatto vive contento.

          Dunque non si tratta di pesanti macigni da portare, ma di strade da percorrere con la gioia dello Spirito di Gesù, sostenuti dalla forza del “pane di vita” che ogni settimana ci viene offerto per essere sostegno nel nostro cammino.

Buona strada!

                                                                                                                                              

 

“Se ci accade di criticare il prossimo o di lagnarci di lui, non arriviamo mai alla fine, ma ricominciamo sempre da capo e ripetiamo le stesse lagnanze e lamentele senza fine: segno che il cuore è stato ferito e non ha ancora riacquistato la salute. I cuori forti e robusti non si dolgono che per ragioni molto solide; e anche quando lo fanno per ragioni molto serie, non conservano risentimenti per lungo tempo o almeno non vanno soggetti a turbamenti e impazienze”  

(S. Francesco di Sales)

Don Gianni

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