OMELIA DI APERTURA DEL BICENTENARIO

Siate tutti i benvenuti a questa celebrazione di festa, di allegria, nel giorno in cui diamo inizio al Bicentenario della nascita, su questa stessa collina, di Giovanni Bosco, del nostro Don Bosco, proclamato “Padre e Maestro della Gioventù”.

OMELIA DI APERTURA DEL BICENTENARIO

 

da Rettor Maggiore

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OMELIA DELLA CELEBRAZIONE DI APERTURA

 

 

DEL BICENTENARIO DELLA NASCITA DI DON BOSCO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colle don Bosco, 16 agosto 2015

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Miei carissimi fratelli salesiani, mie carissime sorelle salesiane, cari cooperatori e cooperatrici salesiane, cara Famiglia Salesiana tutta, miei cari giovani, cari amici e amiche qui presenti:

 

 

 

 

 

 

Siate tutti i benvenuti a questa celebrazione di festa, di allegria, nel giorno in cui diamo inizio al Bicentenario della nascita, su questa stessa collina, di Giovanni Bosco, del nostro Don Bosco, proclamato “Padre e Maestro della Gioventù” da Sua Santità Giovanni Paolo II (oggi San Giovanni Paolo II) nell’anno centenario della sua morte.

 

 

 

 

 

 

Con le parole che tra poco esprimerò non voglio far altro che dare una voce in più a quello che poi diventerà il nostro atto di preghiera, la nostra preghiera in questa giornata, che la stessa liturgia odierna ci propone come un canto di gratitudine e ringraziamento al “Dio grande e misericordioso” per “aver suscitato nella Chiesa San Giovanni Bosco come amico, fratello e padre della gioventù”, proprio come proclameremo nel prefazio dell’Eucaristia.

 

 

 

 

 

 

Un Don Bosco che con il suo carisma sentiamo come regalo del Padre alla Chiesa e al Mondo. Un Don Bosco che si è andato formando nel tempo, da quando stava in braccio a mamma Margherita, poi mediante l’amicizia con dei buoni maestri di vita, via via modellando il proprio cuore di Buon Pastore, imitando il Gesù Buon Maestro, nella vita quotidiana passata in mezzo ai giovani.

 

 

 

 

 

 

Quel ragazzo, Giovanni Bosco, cresciuto sulle colline dei Becchi, aveva sentito nel profondo del suo cuore che la sua vita non sarebbe trascorsa solamente tra i filari, le vigne, il fieno dei campi, quando c’erano tanti bambini e giovani che erano come pecore senza pastore. Quel ragazzo, Giovanni, ben presto ebbe una Maestra per tutta la vita, una Signora, la Madonna, che lo avrebbe accompagnato, illuminato, condotto, fino a far sentire all’anziano Don Bosco, ormai consumato, che la sua vita doveva essere spesa fino all’ultimo grammo di forza, e che Lei avrebbe reso tutto possibile.

 

 

 

 

 

 

Quel ragazzo, Giovanni, ebbe pure al suo fianco una madre che con generosità, con rinuncia ai battiti del proprio cuore, con una stupenda complicità madre-figlio, fece tutto il possibile affinché questo figlio tanto amato, sul quale vedeva che Dio aveva già posto il suo sguardo,  non rimanesse tra  il fieno e quei pochi animali che la famiglia possedeva. Quella stessa mamma, che quando la vita le diede la possibilità di godere delle gioie d'essere nonna, e vedere tramontare il sole ai Becchi, non ebbe dubbi, guardando il Crocefisso, di lasciare la propria casa per essere madre dei “birichini” di Don Bosco, fino al suo ultimo respiro.

 

 

 

 

 

 

Un Don Bosco forgiato in questo modo è quello che come “padre e maestro della gioventù” (preghiera della colletta) è un segno della Provvidenza di Dio che, “ispirando ogni buon proposito” (benedizione solenne) non permette mai che nella sua Chiesa vengano a mancare uomini e donne che attualizzano il Vangelo e il Mistero dell’Incarnazione.

 

 

 

 

 

 

Docile a quest’azione dello Spirito, Don Bosco cercò e accolse ogni ragazzo che non aveva un focolare, una casa, un padre o una madre. Tra quei suoi stessi giovani invitò i più generosi a diventare collaboratori della sua opera, dando così origine alla Società di San Francesco di Sales; insieme a Maria Domenica Mazzarello fondò l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice; con dei buoni cristiani laici, uomini e donne, costituì l’Associazione dei Cooperatori Salesiani per consolidare e sostenere quel progetto di Dio a favore dei giovani, anticipando così le nuove forme di apostolato nella Chiesa, fino ad arrivare, per mezzo dell’azione dello stesso Spirito Santo, a questa realtà che è oggi la Famiglia Salesiana nella Chiesa e nel Mondo, un grande albero le cui radici si estendono in tutte le parti della terra, essendo motivo di speranza, di profonda umanità e di salvezza per molti ragazzi, ragazze, giovani e gente del popolo di Dio.

 

 

 

 

 

 

Don Bosco fa della frase “Dammi le persone, i beni prendili per te” (Genesi 14,21), la sua massima di vita “Da mihi animas, cetera tolle”, con uno stile educativo e una prassi pastorale basata sulla ragione, la religione e l’amorevolezza. Questo sarà il suo “Sistema Preventivo”. Portava i giovani a una maturazione umana, all’incontro con Cristo, all’educazione nella fede, alla celebrazione dei sacramenti, al vivere profondamente la propria condizione di giovani capaci di impiegare le proprie migliori energie in campo professionale e all’interno della società civile, così come nel servizio al prossimo.

 

 

 

 

 

 

La sua “unione con Dio” e la sua incessante fiducia in Maria Ausiliatrice, che sentiva come ispiratrice e sostenitrice di tutta la sua opera, gli hanno sempre dato la forza per un’incessante donazione di se stesso nel lavoro a favore dei suoi giovani, cercando solamente il loro bene, la loro felicità, qui e per l’Eternità.

 

 

 

 

 

 

Il nostro Dio, proprio come aveva annunciato il profeta Ezechiele (Ez 34,11), fece di Don Bosco un pastore per i giovani, un pastore che li avrebbe condotti ai buoni pascoli, (i pascoli di crescita come veri uomini e donne, come figli di Dio). Fu per ognuno di quei giovani un pastore e il Signore fu per tutti il loro Dio e loro il suo gregge, come si legge nell’oracolo del profeta.

 

 

 

 

 

 

Allo stesso modo Cristo Signore, il Buon Pastore, continua a far sentire la propria presenza salvifica nella Chiesa suscitando pastori con il suo stesso buon cuore, cui affida il suo gregge, ed è per questo che la celebrazione di questo Bicentenario non è solo contemplazione e ammirazione della figura di Don Bosco, ma è anche imitazione e impegno di vita per tutti noi qui presenti ora, che ci impegniamo ad assumerci l’eredità che Don Bosco stesso ci ha lasciata. Il Bicentenario è una bellissima opportunità, e allo stesso tempo una sfida, per vivere con passione educativa ed apostolica la presenza tra i ragazzi e le ragazze del mondo, riconoscendo nelle loro vite il dono di Dio per noi e l’azione dello Spirito in ognuno di loro, condividendone i sogni, le aspettative, i desideri e i problemi, e aiutandoli a sperimentare che come educatori, fratelli, sorelle, siamo disponibili a stare sempre al loro fianco nel cammino della vita perché, proprio come Don Bosco, anche noi vogliamo che siano felici ora e per l’Eternità. Amen.

 

 

 

 

 

 

Don Ángel Fernández Artime

 

 

Rettor Maggiore

Don Ángel Fernández Artime

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