Stiamo per concludere l'anno liturgico e la Parola di Dio di queste ultime domeniche ci offre la riflessione sul tema della vigilanza: “State pronti, siate vigilanti!” e il motivo di questa ammonizione è uno solo: “Il Signore viene!” e la sua venuta è senza preavviso per cui la vigilanza deve essere continua!
del 03 novembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
Letture:  
Sapienza 6, 12-161 Tessalonicesi 4, 13-18Matteo 25, 1-13 Stiamo per concludere l’anno liturgico 2010-2011 e la Parola di Dio di queste ultime domeniche ci offre la riflessione sul tema della vigilanza: “State pronti, siate vigilanti!” e il motivo di questa ammonizione è uno solo: “Il Signore viene!” e la sua venuta è senza preavviso per cui la vigilanza deve essere continua, senza pause. Vigilare è...: vigilare è un verbo tipicamente cristiano. Non indica direttamente qualcosa da fare, ma un modo di vivere: essere desti. Naturalmente si è desti per pensare o fare qualcosa. Allarghiamo un attimo il nostro orizzonte e scopriamo altri contesti in cui si affaccia il tema del vigilare. I racconti della Passione: Gesù nell’orto degli Ulivi richiama i suoi Apostoli, che trova addormentati: “State svegli e pregate per non soccombere nella prova”. Per stare svegli occorre una ‘forza’ e questa può venire solo dalla preghiera e quindi da Dio. Lo stare svegli è una condizione necessaria per pregare e questa a sua volta è la via per non soccombere nella prova. La prova (per superare la quale occorre vigilanza e preghiera) è la Croce: il momento in cui la parola di Dio, alla quale ti sei affidato, pare abbandonarti. Vigilanza e preghiera sembrano qui essere una cosa sola. Quando Dio sembra abbandonarti, ti è richiesta la lucidità e il coraggio di aggrapparti a Lui ancora più fortemente. La nostra parabola: essa è inserita tra la parabola del servo infedele che, approfittando del ritardo della venuta del suo padrone, si dà alla bella vita (mangiare , bere, ubriacarsi e percuotere i suoi compagni) e quella dei talenti che occorre trafficare e riconsegnare al ritorno del Signore di casa.          La parabola di questa domenica (le dieci fanciulle) è costruita sul contrasto tra due gruppi di fanciulle: 5 previdenti (presero le lampade e una scorta sufficiente di olio) e 5 non previdenti (presero le lampade ma non l’olio). Le prime ‘sagge’ hanno la possibilità di far fronte al ritardo dello sposo; quelle ‘stolte’ si fanno trovare impreparate.L’attesa del Signore, cioè il modo cristiano di vivere nel tempo presente, deve coniugare insieme prontezza e costanza. Prontezza perché il Signore può giungere in ogni momento (“Non sapete nè il tempo nè l’ora”), costanza perché il Signore può tardare a lungo.           La parabola tuttavia non precisa in che cosa consistano questi due atteggiamenti. Ci possono venire in aiuto altri passi del Vangelo: -     La risposta “non vi conosco” dello sposo alle fanciulle stolte richiama le parole forti del Signore ai falsi discepoli: “Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me!”. Sono falsi discepoli coloro che nel suo nome hanno profetato, operato miracoli, omettendo però di fare la sua volontà. L’imprevidenza delle fanciulle stolte potrebbe allora consistere nel vivere una separazione tra il dire e il fare, fra la preghiera e la vita.-     Gli aggettivi “stolto e saggio” ci ricordano la parabola dei due costruttori: uno che edifica sulla sabbia (stolto) e l’altro sulla roccia (saggio). L’insegnamento è il medesimo: è saggezza fondare la propria esistenza sull’ascolto e sulla pratica; è stoltezza ascoltare e non fare.           Ci sono altri particolari interessanti che illuminano il messaggio della parabola: lo sposo e le nozze sono simboli che rinviano al messia e al tempo messianico. Il cuore della notte è immagine che esprime efficacemente il ritardo e insieme il carattere improvviso della venuta e spiega come sia facile addormentarsi. E la severità dello sposo ricorda che l’incontro con il Signore è al tempo stesso festa e giudizio. Inoltre è significativo un altro tratto, cioè l’impossibilità di comprare l’olio in extremis: l’incontro con il Signore va preparato prima. Non è cosa che si possa rimediare all’ultimo momento. La furbizia di chi pensa di cavarsela non serve. Gesù ci invita ad avere gli occhi aperti e questo si può leggere in due direzioni: Senso negativo: dobbiamo vigilare per scoprire i pericoli, le forze inquinanti che operano attorno a noi e in noi. È da persone superficiali e ingenue il pensare che il male non esista in forme estremamente concrete e quotidiane. Così vigilare sulla famiglia significa evitare tutte quelle occasioni ed esperienze che poccono nuocere all’unità, all’armonia, alla crescita della famiglia (pensa ai dibattiti sulla funzione della TV in casa!) Senso positivo: se esiste il male, esiste anche il bene, che si fa strada senza troppo chiasso. Vigilare per scoprire le occasioni di bene che si offrono alle nostre mani operose, al nostro cuore generoso. Domenica prossima la parabola dei talenti andrà proprio in questa direzione. Scoprire la presenza di Dio nella nostra vita e nella vita di chi ci è vicino, di coloro che incontriamo... la preghiera assume allora la forma del ringraziamento, della lode per l’abbondanza dei segni che Dio mette sulla nostra strada, tanti piccoli e grandi indicatori del suo amore che c’è, che ci accompagna, incoraggia e sostiene.          L’Eucarestia settimanale dovrebbe proprio svolgere questa funzione: di rifarci gli occhi alla vigilanza positiva e negativa, rinnovare la nostra capacità di stare svegli e pronti per andare incontro allo sposo che viene. Ti auguro che la tua lampada non abbia mai a spegnersi, segno che nella tua vita prontezza (la lampada) e costanza (l’olio) sono alimentate da una vita attenta e operosa.Don Gianni
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