Un 'ultima caratteristica della preghiera del cuore è che essa comprende tutti i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni. Quando entriamo con la nostra mente nel nostro cuore e qui rimaniamo alla presenza di Dio, allora tutte le nostre preoccupazioni mentali si fanno preghiera. Il potere della preghiera del cuore consiste precisamente nel trasformare in preghiera tutto ciò che è nella nostra mente.
del 01 gennaio 2002
Un 'ultima caratteristica della preghiera del cuore è che essa comprende tutti i nostri pensieri e le nostre preoccupazioni. Quando entriamo con la nostra mente nel nostro cuore e qui rimaniamo alla presenza di Dio, allora tutte le nostre preoccupazioni mentali si fanno preghiera. Il potere della preghiera del cuore consiste precisamente nel trasformare in preghiera tutto ciò che è nella nostra mente.
Quando diciamo alle persone: «Pregherò per te», ci assumiamo un impegno molto importante. La cosa triste è che questa promessa spesso rimane solo una benevola espressione di interesse per l'altro. Ma quando invece impariamo a discendere con la nostra mente nel nostro cuore, allora tutti coloro che sono entrati a far parte della nostra vita vengono portati alla presenza risanatrice di Dio e sono toccati da lui nel centro del nostro essere.
Stiamo parlando qui di un mistero per il quale le parole sono inadeguate. È il mistero del cuore, centro del nostro essere, trasformato da Dio nel proprio cuore, un cuore abbastanza grande da abbracciare l'universo intero. Attraverso la preghiera possiamo far entrare nel nostro cuore il dolore e la sofferenza di tutti, tutti i loro conflitti e le loro angosce, tutti i loro tormenti e tutte le guerre, tutta la fame, la solitudine e la miseria, non per una qualche nostra grande capacità psicologica o emotiva, ma perché il cuore di Dio è diventato una cosa sola con il nostro.
A questo punto possiamo intravedere il significato delle parole di Gesù: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo, infatti, è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11,29-30). Gesù ci invita ad assumere su di noi il suo carico, che è il carico del mondo, un carico che comprende tutto il dolore umano di tutti tempi e di tutti i luoghi. Ma questo carico divino è leggero e noi riusciamo a portarlo quando il nostro cuore e stato trasformato nel cuore mite e umile del nostro Signore.
Qui possiamo vedere il rapporto intimo esistente tra preghiera e ministero. La disciplina che ci permette di portare tutte le persone che ci sono affidate nel cuore mite e umile di Dio è la disciplina del ministero. Finché il ministero significherà soltanto che noi ci preoccupiamo molto delle persone e dei loro problemi; finché significherà un numero interminabile di attività che si riesce a mala pena a coordinare, noi saremo ancora assolutamente dipendenti dal nostro cuore angusto e ansioso. Quando, invece, i nostri affanni vengono affidati al cuore di Dio e qui diventano preghiera, allora ministero e preghiera diventano due manifestazioni dello stesso amore onnicomprensivo di Dio.
Abbiamo visto come la preghiera del cuore si nutra di preghiere brevi, sia incessante e onnicomprensiva. Queste tre caratteristiche mostrano come la preghiera del cuore sia il respiro della vita spirituale e di tutto il ministero. Veramente, questa preghiera non è semplicemente un attività importante, ma il centro stesso della nuova vita che vogliamo indicare, e alla quale vogliamo introdurre le persone che ci sono affidate.
È chiaro dalle caratteristiche della preghiera del cuore che essa richiede una disciplina personale. Per vivere una vita spirituale veramente animata dalla preghiera, non possiamo fare a meno di preghiere specifiche. Dobbiamo recitarle in modo tale da riuscire ad ascoltare meglio lo Spirito che prega in noi. È necessario che noi continuiamo a far entrare nella nostra preghiera tutte le persone con le quali e per le quali viviamo e lavoriamo. Questa disciplina ci aiuterà a compiere il passaggio da un ministero frammentario, fitto di impegni e di cose che tendono a distrarci, e spesso frustrante, ad un ministero unificante, olistico e molto gratificante. Questo renderà il ministero non facile, ma autentico; non lo renderà dolce e pio, ma spirituale; non lo renderà immune dal dolore ed esente da lotte, ma quieto nel vero senso dell'esicasmo.
Hans Urs Von Balthasar
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