Oratori in festa, risposta alla sfida educativa

L'oratorio è luogo di semina in terreno a volte arido, casa delle vocazioni: dove si educano i giovani al dono di sé, all'apertura agli altri nel segno della carità, dell'amore.

Oratori in festa, risposta alla sfida educativa

da Quaderni Cannibali

del 22 ottobre 2009

Inizia l’anno scolastico ma inizia o continua l’anno oratoriano, che presso tante parrocchie non è mai andato in ferie: campi estivi, campeggi, pellegrinaggi hanno costellato il calendario già molto impegnativo, durante l’anno, dei vari oratori. Durante le vacanze, il Don e gli educatori dell’oratorio hanno moltiplicato le possibilità di incontrarsi con i ragazzi e le ragazze: il tempo a disposizione hanno permesso di fare con loro esperienze di amicizia, di fraternità, di gioco e di allegria, durante le quali anche il tempo dell’incontro con il Signore è stato favorito dal clima di serenità e di allegria, che si è stabilito durante il Grest o il campeggio. In parecchi oratori anche nel mese di settembre sono state riprese, sia pure in modo più ridotto, le attività del mese di inizio delle vacanze, ridando continuità al lavoro, che ha visto impegnate tante forze per offrire ai ragazzi e ai giovani quello spazio educativo e formativo, che sostengono la famiglia nel delicato compito educativo, rafforzano il legame con la comunità ecclesiale e arricchiscono la stessa comunità civile, anche quando non riconosce come si deve l’opera degli oratori.

 

Il messaggio del Cardinale

 

L’anno inizia con il Messaggio del Cardinale Dionigi ed il Mandato agli Educatori, che si aggiunge a quello dei Catechisti, per sottolineare maggiormente la simpatia che la Chiesa ha per i ragazzi e i giovani, ai quali offre l’oratorio, lo mette al centro delle attenzioni pastorali come “casa” delle vocazioni e “strada” verso la santità. Casa delle vocazioni: dove si educano i giovani al dono di sé, all’apertura agli altri nel segno della carità, dell’amore. L’oratorio è luogo di semina in terreno a volte arido, con ragazzi che godono dell’apporto della famiglia, altri dai cammini sofferti in casa, altri provenienti da oltre confine, con problemi di integrazione culturali e religiosi non indifferenti. I frutti non si raccoglieranno subito, ci vorrà del tempo perché maturino, ma chi è Don o educatore da lunga data, incontrando i ragazzini della loro giovinezza in oratori, si stupiscono come abbiano conservato la memoria di quei giorni, come siano maturate scelte vocazionali alla famiglia, qualcuno, forse troppo pochi per le necessità della Chiesa, sacerdotali e religiose.

 

Strada verso la santità

 

Strada verso la santità: pare un sogno irrealizzabile quello del Cardinale, parlare di santità a giovani, che sono affascinati dal mondo consumista, che immaginano la santità come un percorso straordinario, riservato a quei rari giovani, segnati dall’amore del Signore fin dall’infanzia. L’essere santi è un appello rivolto a tutti: giovani e adulti. Un papà o una mamma sono santi, quando sanno stare accanto ai loro figli, indicando e testimoniando l’amore, la bellezza della vita, il bene da compiere e il male da evitare, l’importanza dell’incontro fiducioso con Dio, la Chiesa, l’impegno dello studio. Un ragazzino dell’oratorio è santo se riconosce il rapporto figliale con papà e mamma, che gli hanno fatto dono della vita, è santo se gioisce di essere figlio di Dio, se incontra Gesù Cristo e vive l’amicizia con lui nell’impegno quotidiano dei suoi doveri, nella preghiera serena fiduciosa; se scopre e vive quella formula magica., indicata dal Cardinale nel suo Messaggio: sobrietà + solidarietà = felicità.

 

Diamoci una mossa!

 

“Mi piace vedere l’oratorio come una grande carovana nella quale si percorre tutti insieme la strada della santità”. Sarebbe bello davvero! E’ anche possibile! Se insieme si mettono il Don, le famiglie,gli educatori e gli animatori, formando una Società a responsabilità limitata, che diventa illimitata, invocando Dio nel loro servizio ai giovani: “Tutta la Comunità - è scritto nel Mandato agli educatori - è rivolta all’educazione delle giovani generazioni e tutti ci sentiamo impegnati a dare la nostra testimonianza e il nostro esempio per indicare ai più giovani la strada dell’amore”. Il progetto culturale della CEI, “La sfida educativa”, lamenta la scarsità di persone “semplicemente disponibili a stare con i ragazzi, a offrirsi come punto di riferimento” sottolineando che spesso sono “educatori troppo giovani, che non hanno ancora la maturità umana per essere tali”. Da qui l’appello ad adulti e giovani maturi che scelgano l’educazione come il proprio servizio esclusivo alla comunità. Sembrano più donne che uomini a rispondere a questo appello. Occore quindi darci una mossa, se non vogliamo che la crisi della generazione adulta nel suo compito accanto ai giovani, provochi un allontanamento maggiore tra le due generazioni.

 

don Vittorio Chiari

http://http://www.chiesadimilano.it/

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