Ragazzini che hanno appena finito le scuole e dovrebbero consumare i primi giorni d'estate nel dolce far niente, sono qui alle otto di mattina e ti dicono pure che "non è pesante" badare ai più piccoli. Se non ci fossero gli oratori di certo verrebbe a mancare un pezzetto di quella "rete" che aiuta i genitori a non precipitare nella solitudine della quotidianità di una famiglia sempre più monade e sempre meno comunità.
del 29 giugno 2011            'Ma tu sei una giornalista? Non ti ho mai visto in tv'. Al mio arrivo in oratorio estivo i bambini mi spiazzano. Non hanno mai visto una giornalista dal vivo e per loro sono vere solo quelle che stanno dentro il tubo catodico o i cristalli dell'Lcd.   E a dire il vero la mia presenza è inusuale.           Ma lavoro, tra i tanti lavori che faccio, anche per un giornale della prima provincia Brianzola. Dove abbiamo deciso di andare a visitarli tutti - sono sei - per capire e raccontare se sono vere alcune cose che si dicono a livello 'popolare'. Oratorio parcheggio per mamme e papà costretti a lavorare e che non sanno dove lasciare i figli? Oratorio luogo ormai 'mondanizzato' negli stili e nei linguaggi?          Luoghi comuni o affermazioni vere in parte, mi chiedo che cosa accadrebbe se non ci fossero. Di certo verrebbe a mancare un pezzetto di quella 'rete' che aiuta concretamente i genitori a non precipitare nella solitudine della quotidianità di una famiglia sempre più monade e sempre meno comunità. Così si sbaglia a volte, nelle parole dette, e sbagliano tutti: mamme che usano con i figli linguaggi non appropriati alla loro età - chiudo gli occhi e penso che da un momento all'altro possa apparire la Tata Lucia della fortunata trasmissione con le sue riunioni e le sue regole, e anche con il suo adorabile accento milanese - educatori a volte insicuri.           E preti che magari usano dire Dio e Gesù in un modo che proprio con il linguaggio dei piccoli non c'entra niente. Però poi ci sono quelli che si buttano anima e corpo nell'avventura, ragazzini che hanno appena finito le scuole e dovrebbero consumare i primi giorni d'estate nel dolce far niente, invece sono qui alle otto di mattina e ti dicono pure che 'non è pesante' badare ai più piccoli, perché qualcuno quando erano piccoli con loro l'ha fatto.           E ci sono don che dedicano anima e corpo le loro giornate al 'feriale' perché sanno che a volte due tiri di basket o una partita di calcetto fanno correre la Parola più di una paternale.           E' uno spaccato della società di oggi, dunque, l'oratorio, un momento in cui la chiesa piccola si apre anche ai lontani.Certo che può migliorare, certo, come tutto. E mi raccomando, non deve morire, ma non perché ci sono cose devono continuare ad andare avanti così, perché si sono sempre fatte, come spesso succede nei nostri tanti rituali stanchi.O perché qualcuno deve sentirsi più bravo di altri.           A me piacerebbe che gli oratori vivessero luoghi di senso per i bimbi e per i genitori. Per i bimbi, perché qui possano sentirsi bambini, della loro età, con le loro domande, le loro aperture, d'istinto, al bene del mondo. Occorre guardarli e ascoltarli alla loro altezza, ci diranno tutto loro. E perché no, luoghi di senso anche per i genitori, per un tempo d'estate, che, anche se ancora di lavoro si apra all'ascolto di altre storie, di altre fatiche simili o diverse. Perché condividendole le liberino e si sentano meno soli.
Francesca Lozito
Versione app: 3.25.0 (f932362)