Il compito dei cristiani, di fronte alla politica, non si limita a predicare l’onestà, ma è diretto a far sì che siano difesi i valori dell’uomo. Robert Schuman (venerabile) lo ha fatto.
Il miglior ritratto di Schuman ce l’ha offerto un uomo che non condivideva la sua fede religiosa, né le sue idee politiche. Si tratta di André Philip, un socialista, predecessore di Schuman al Ministero delle Finanze, che lo ha ricordato così:
“Avevamo di fronte un uomo consacrato, senza desideri personali, di una totale sincerità e umiltà intellettuale, che cercava solo di servire nel luogo e nel momento in cui si sentiva chiamato (...). Resterà nella memoria di coloro che l’hanno conosciuto come il tipo del vero democratico, immaginativo e creatore, combattivo nella sua dolcezza, sempre rispettoso dell’uomo, fedele a una vocazione intima che gli dava il senso della vita”.
Scorrendo la vita di quest’uomo politico lo troviamo dal giugno 1946 al novembre 1947 Ministro delle Finanze in Francia; dal novembre 1947 al luglio 1948 Presidente del Consiglio; dal luglio 1948 al gennaio 1953 Ministro degli Affari Esteri; dal 1953 Guardasigilli, in cui si dimostra un punto di riferimento morale del paese. Il momento più decisivo della sua azione politica e diplomatica è senza alcun dubbio ladichiarazione del 9 maggio 1950, passata alla storia propriocon il nome di “Dichiarazione Schuman”, considerata l’atto costitutivo della nuova Europa Un documento altamente politico nel senso pieno del termine, che ha coniugato una visione ampia della storia ed un senso pratico di grande coraggio: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano […] L'Europa non è stata fatta: abbiamo avuto la guerra. L'Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto”. In questi anni divenne pellegrino di pace e di distensione in Europa, collaborando sempre più strettamente con Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi, insieme ai quali viene salutato come “padre, apostolo dell’Europa unita, pellegrino, architetto, antesignano dell’unità europea”, o, come lo definì Paolo VI, “Infaticabile pioniere dell’Europa unita”. Il 19 marzo 1958 Schuman, presidente del Movimento Europeo, fu eletto per acclamazione primo Presidente del nuovo Parlamento Europeo.
Da questa breve biografia politica si possono rilevare alcuni aspetti del suo carattere, della sua Fede, delle sue idee.
Vogliamo però attirare l’attenzione su due caratteristiche particolari, che forse sono il “segreto” dei suoi successi.
La prima è la grande fiducia nella Provvidenza:
“Siamo tutti strumenti ben imperfetti di una Provvidenza che se ne serve per realizzare dei grandi disegni che ci sorpassano. Questa certezza ci obbliga a molta modestia, ma ci dà anche una serenità che non ci potrebbe dare la nostra esperienza personale”.
Da questa consapevolezza nascevano la capacità di coltivare la speranza (e di conservarla anche dopo gli insuccessi momentanei), la pazienza nel sopportare invidie e calunnie, la fiducia nel fatto che integrità e coerenza danno alla fine il giusto premio.
La seconda caratteristica è la competenza.
La “prudenza” evangelica alla quale Schuman si sentiva chiamato era innanzitutto - secondo il significato originario del termine - competenza, padronanza delle vaste materie che influenzavano la sua attività. Tale competenza - che aveva curato già nell’esercizio della sua professione - era necessaria sia per individuare correttamente i valori cristiani che animavano la sua azione politica (senza confonderli con idee personali), sia per trovare il modo di dare a tali valori concretezza. Egli non si stancò mai di studiare, confrontarsi, meditare, sforzarsi di capire; tutti gli riconoscevano una grande cognizione dei problemi, che fu sempre la sua forza. D’altronde, aveva conosciuto molti cristiani che alla buona volontà univano solo una grande confusione di idee.
“La democrazia deve la sua origine e il suo sviluppo al cristianesimo. È nata quando l’uomo è stato chiamato a realizzare la dignità della persona nella libertà individuale, il rispetto dei diritti degli altri e l’amore verso il prossimo. Prima dell’annuncio cristiano tali principi non erano stati formulati, né erano mai divenuti la base spirituale di un sistema di autorità. È stato per primo il cristianesimo che ha dato valore all’uguaglianza di tutti gli uomini senza differenza di classi e razze ed ha trasmesso la morale del lavoro - l’ “ora et labora” di San Benedetto - con il dovere di compierlo come servizio all’opera della creazione divina”.
Una società a misura d’uomo è una società costruita secondo un progetto di “umanesimo integrale” (come diceva Maritain), cioè un umanesimo non materialista, bensì aperto a Dio e alla trascendenza. Le società senza Dio, ricordava Schuman, sono state società contro l’uomo: non solo prima dell’avvento del cristianesimo, ma anche nell’epoca moderna (vedi le tragedie provocate dai totalitarismi atei). Il compito dei cristiani, di fronte alla politica, non si limita a predicare l’onestà, ma è diretto a far sì che siano difesi i valori dell’uomo (anche la democrazia può produrre leggi ingiuste).
SITOGRAFIA
Venerabile Robert Schuman
www.causesanti.va
www.avvenire.it
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