Pakistan: ragazza cattolica uccisa a Faisalabad

La Chiesa cattolica pakistana la definisce “una martire della fede”: Mariah Manisha era una ragazza cattolica di Faisalabad uccisa una settimana fa da un uomo musulmano che l'ha sequestrata e che intendeva sposarla. L'esempio di Mariah Manisha mi ha fatto pensare subito a Maria Goretti: entrambe hanno lo stesso nome e sono legate alla fede cattolica.

Pakistan: ragazza cattolica uccisa a Faisalabad

da Quaderni Cannibali

del 05 dicembre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

Per la Chiesa locale è una “martire della fede”           È sotto custodia della polizia per interrogatorio il 28enne musulmano Arif Gujjar, indagato per l’omicidio della 18enne Cristiana Amaria Masih uccisa il 27 novembre a colpi di pistola. La ragazza era originaria del villaggio di Tehsil Samundari, a circa 40 km da Faisalabad (nel Punjab), ed è stata assassinata perché ha opposto resistenza a un tentativo di stupro. Arif Gujjar è un “giovane vagabondo e tossicodipendente”, figlio di un ricco proprietario terriero della zona di nome Shafi Gujjar. Il padre della giovane chiede giustizia, mentre la comunità musulmana si stringe attorno alla famiglia sconvolta dal dolore.            Razia Bibi, 50 anni, madre di Amaria, racconta che lei e la figlia si erano dirette al canale per raccogliere acqua potabile, di cui il villaggio è privo. In un primo momento Arif Gujjar, in compagnia di un amico la cui identità è tuttora ignota, si è impossessata del mezzo; poi si è diretto verso la ragazza e, sotto la minaccia di una pistola, ha cercato di trascinarla con sé. La giovane cristiana ha opposto resistenza, cercando di sfuggire alla morsa dell’aguzzino. L’uomo ha aperto il fuoco e l’ha uccisa sul colpo, quindi ha cercato di occultarne il cadavere.            Il corpo è stato ritrovato dal padre, Mansha Masih, 53 anni, padre di cinque femmine e due maschi. Egli ha denunciato il sospettato, che si trovava nei pressi della zona in cui aveva cercato di nascondere il cadavere e cancellare le tracce dell’omicidio. La polizia si è subito messa sulle tracce di Arif, arrestandolo poco dopo. Il papà della giovane ringrazia le forze dell’ordine, che “hanno collaborato moltissimo” per arrestare il colpevole.            Al termine delle esequie della 18enne cristiana, aggiunge il padre, una delegazione musulmana ha incontrato la famiglia, per manifestare solidarietà e riportare armonia e pace in seno alla comunità. Mansha Masih chiede però che sia fatta giustizia e assicura che “combatterò per ottenerla” perché “sono vittima di un gesto crudele”. I funerali sono stati celebrati da p. Zafal Iqbal, originario di Khushpur, che ad AsiaNews spiega: “ricchi e influenti proprietari terrieri prendono spesso di mira persone emarginate e vulnerabili, per i loro sporchi interessi”.

          La Chiesa cattolica pakistana la definisce “una martire della fede”: Mariah Manisha era una ragazza cattolica di Faisalabad uccisa una settimana fa da un uomo musulmano che l’ha sequestrata e che intendeva sposarla. Il parroco cattolico di Khushpur, dove vive la famiglia della diciottenne Mariah, ha riferito che “la ragazza ha resistito, non ha voluto convertirsi all’islam e non ha sposato quell’uomo, che per questo l’ha uccisa”. D'altro canto, come denunciato dalle comunità cristiane del Punjab, non si contano le violenze contro le donne cristiane, perpetrate nel silenzio e nell'ingiustizia.

Sulla drammatica uccisione di Mariah Manisha, Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione al prof. Mobeen Shahid, presidente dell’Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia: R. – L’esempio di Mariah Manisha mi ha fatto pensare subito a Maria Goretti: entrambe hanno lo stesso nome e sono legate alla fede cattolica. Mariah Manisha mi fa pensare anche a tutte le altre ragazze, che purtroppo stanno vivendo la stessa esperienza. Ci sono più di 700 casi all’anno, in cui le nostre ragazze subiscono rapimento, violenza sessuale e la conversione forzata. Come dice anche il presidente della Conferenza episcopale pakistana, il vescovo Joseph Coutts, non è la prima volta e non si sa esattamente come trovare una soluzione.D. – Le donne sono ancor più indifese...R. – Le donne purtroppo nella nostra società sono la parte più debole: non solo le donne cristiane, ma anche le donne musulmane. Una donna non musulmana 'vale' pochissimo, perché nella società attiva non ha nessun ruolo. Noi abbiamo una parlamentare cristiana, che è una donna forte, ma che allo stesso momento non ha purtroppo una voce considerevole in capitolo: è solo la sua parola contro 341 parlamentari e non si riesce ad arrivare a decisioni che possano incidere sulla difesa delle donne, in particolare delle donne non musulmane in Pakistan.D. – C’è un rischio anche di estremizzazione islamista con gli attacchi da parte delle forze americane, impegnate nella lotta contro il terrorismo, che fanno vittime civili, e, dunque, da parte di alcuni si vuole strumentalmente identificare il cristiano con l’occidentale...R. – Sì. C’è un importante contributo della Chiesa cattolica in Pakistan, ma allo stesso tempo, purtroppo, alcuni gruppi islamici fondamentalisti o fanatici, per attaccare l’Occidente e per acquisire per loro visibilità a livello internazionale, attaccano i cristiani.(ap)

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