Erano appena usciti dall'udienza il pastore protestante Rashid Emmanuel e suo fratello Sajjad: il responsabile delle indagini aveva dichiarato di non avere prove a carico per confermare l'accusa di blasfemia scagliata contro di loro da un commerciante locale.
del 20 luglio 2010
 
               Sembrava una storia amara ma destinata a un lieto fine. Invece la vicenda dei fratelli Emmanuel si è conclusa con la loro esecuzione per una condanna a morte pronunciata da qualche oscuro mullah di Faisalabad, popolosa città del Punjab pachistano eseguita a colpi di kalashnikov davanti al tribunale cittadino.
 
               Erano appena usciti dall’udienza il pastore protestante Rashid Emmanuel e suo fratello Sajjad: il responsabile delle indagini aveva dichiarato di non avere prove a carico per confermare l’accusa di blasfemia scagliata contro di loro da un commerciante locale.
               Da domenica si rincorrevano le voci di una loro possibile scarcerazione, ma ieri la violenza li ha colpiti mentre si trovavano ancora sotto custodia e ammanettati. Colpito e ferito anche un poliziotto di scorta in quello che non solo è un omicidio motivato da odio religioso, ma anche una sfida aperta alle autorità. Autorità che appaiono in gravi difficoltà a gestire un radicalismo che per lungo tempo hanno ignorato e in parte alimentato per non inimicarsi le frange estremiste della fede maggioritaria nel Paese .
               Autorità che da un lato consentono che nella legislazione trovino ancora spazio i provvedimenti che consentono per un semplice sospetto e dietro la denuncia di un musulmano l’arresto di un cittadino, quando la folla non decida di farsi giustizia da sé, dall’altro continuano a segnalare i principi di uguali diritti e libertà di credo indicati nella costituzione.
               Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione nazionale Giustizia e Pace della Chiesa cattolica pachistana ha condannato l’omicidio dei due fratelli, «a giudizio per un presunto caso di blasfemia» e rinnovato l’appello perché il governo abroghi la legge.
               La comunità cristiana della città e dell’intero Paese è sotto choc, ma da giorni attendeva con timore l’udienza di ieri nel timore di nuovi attacchi in una provincia, quella del Punjab, la cui antica tradizione di tolleranza religiosa e convivenza di popoli e lingue sta lentamente sgretolandosi. Per i crescenti timori, sottolineati dal lancio di sassi contro la chiesa del Santo Rosario, la settimana scorsa, numerose famiglie cristiane avevano abbandonato il quartiere cittadino di Waris Pura, la maggiore enclave cristiana dell’intero Pakistan con i suoi 100mila battezzati. Il 15 luglio una manifestazione nelle vie cittadine aveva chiesto la condanna a morte dei due fratelli. Il giorno successivo, al termine della preghiera del venerdì, le guide religiose musulmane avevano chiamato a nuove iniziative anticristiane.
               In un clima di crescente tensione, domenica il parroco della Chiesa del Santo Rosario, padre Pascal Paulus aveva chiesto ai fedeli di «non parlare in alcun modo della religione (della maggioranza), perché da questo dipende la nostra sopravvivenza». L’uccisione ieri dei due fratelli cristiani è avvenuta mentre è in corso nel Paese la visita del segretario di Stato Usa Hillary Clinton che ha proposto ai responsabili del Paese aiuti per l’equivalente di 500 milioni di dollari in cambio del sostegno alla lotta contro i taleban in Afghanistan e per contenere il loro contagio entro i confini pachistani.
Stefano Vecchia
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