«E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d'Assisi. L'uomo della povertà, l'uomo della pace, l'uomo che ama e custodisce il Creato, in questo momento in cui noi abbiamo con il Creato una relazione non tanto buona, no? √â l'uomo che ci dà questo spirito di pace, l'uomo povero... Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!».
Ho scelto il nome di Francesco d’Assisi, perché vorrei una Chiesa per i poveri, che difenda la pace e sia attenta al Creato: sono le straordinarie parole che Papa Francesco ha pronunciato a braccio, stamani, nell’udienza agli oltre 6 mila giornalisti di tutto il mondo ricevuti in Aula Paolo VI, alcuni anche con le proprie famiglie. Il Pontefice ha aperto il suo cuore in un modo sorprendente per svelare la decisione che ha portato alla scelta del nome Francesco. Dal Papa anche una riflessione su come i media dovrebbero leggere gli eventi ecclesiali. L’indirizzo d’omaggio, in un’udienza particolarmente festosa, è stato rivolto da mons. Claudio Maria Celli, presidente del dicastero per le Comunicazioni Sociali.
Il servizio di Alessandro Gisotti
Papa Francesco ha appena concluso di leggere il testo del suo discorso, quando comincia a parlare a braccio. I giornalisti presenti nell’Aula Nervi capiscono subito che stanno per assistere ad un evento nell’evento. Il Santo Padre, infatti, rivela le ragioni della scelta del suo nome. Racconta che al Conclave sedeva vicino a lui il cardinale Hummes che, una volta raggiunto il numero di voti necessari per essere eletto e dopo l’applauso degli altri cardinali, si è accostato al nuovo Papa e gli ha sussurrato: “Non dimenticare i poveri”:
“'Non dimenticarti dei poveri!'. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. L’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il Creato, in questo momento in cui noi abbiamo con il Creato una relazione non tanto buona, no? E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”.
In un clima di grande gioia, quasi di confidenza tra il Pontefice e i giornalisti, Papa Francesco ha quindi riferito alcune battute riguardanti la scelta del suo nome da Pontefice:
“'Ma tu dovresti chiamarti Adriano, perché Adriano VI è stato il riformatore, bisogna riformare …'. E un altro mi ha detto: 'No, no: il tuo nome dovrebbe essere Clemente'. 'Ma perché?'. 'Clemente XV: così ti vendichi di Clemente XIV che ha soppresso la Compagnia di Gesù!'. Sono battute … Vi voglio tanto bene, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto.”
Prima del fuori programma sulla scelta del suo nome, nome che è davvero un programma di Pontificato, Papa Francesco aveva offerto una riflessione su come i giornalisti dovrebbero "leggere" la vita della Chiesa:
“Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici! Essi però hanno una caratteristica di fondo particolare: rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto e variegato”.
La Chiesa, ha detto ancora, pur essendo infatti "anche un'istituzione umana, storica con tutto quello che comporta, non ha una natura politica, ma essenzialmente spirituale: è il Popolo di Dio":
"Il Santo Popolo di Dio, che cammina verso l’incontro con Gesù Cristo. Soltanto ponendosi in questa prospettiva si può rendere pienamente ragione di quanto la Chiesa Cattolica opera".
Il Papa poi ha ringraziato di cuore i giornalisti che in questi giorni hanno saputo osservare e presentare gli eventi ecclesiali nella “prospettiva più giusta: quella della fede”. E non ha mancato, con la sua spontanea genuinità che ha già conquistato il mondo, di riconoscere il grande lavoro fatto dalla stampa durante questi giorni:
“Ah, come avete lavorato! Come avete lavorato…”.
“La Chiesa esiste per comunicare la Verità, la Bontà e la Bellezza”, ha ancora affermato il Papa, aggiungendo che dovrebbe apparire chiaro che “siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade”: “Verità, bontà e bellezza”. Papa Francesco ha quindi ribadito che lo Spirito Santo è il vero protagonista della vita della Chiesa. “Cristo è il centro – ha poi soggiunto, riecheggiando Papa Benedetto – non il Successore di Pietro”. Prima di salutare di persona alcuni operatori della comunicazione, ha impartito la sua benedizione, parlando per la prima volta in pubblico in spagnolo, la sua lingua madre, da quando è stato eletto alla Cattedra di Pietro:
“Muchos de ustedes no pertenece…
Molti di voi non appartengono alla Chiesa cattolica, altri non sono credenti. Di cuore impartisco questa benedizione, nel silenzio, a ciascuno di voi, rispettando la coscienza di ciascuno, ma sapendo che ciascuno di voi è figlio di Dio. Che Dio vi benedica”.
Testo Radio Vaticana
Alessandro Gisotti
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