Quando un adolescente non si confessa, il fascino del peccato e del male ha il sopravvento e comincia a pensare che Dio sia il concorrente della sua gioia.
del 03 gennaio 2011
         Abbiamo preso in considerazione le riflessioni che Don Bosco rivolgeva ai suoi giovani, nel manuale di preghiera intitolato: Il Giovane Provveduto, per fare nostra tutta la sua ansia per la loro salvezza eterna. Vedremo come queste sue meditazioni sono ancora di grande attualità per i giovani del nostro tempo.
         Ci sembra utile premettere quanto Don Bosco diceva ai suoi giovani salesiani il 30 giugno 1862, invitandoli a preparare i ragazzi alle crisi giovanili e al modo di superarle.
         Prevenire
         «Bisogna premunire i giovani per quando avranno 17 o 18 anni. Dire loro: «Guarda verrà un’età molto pericolosa per te; il demonio ti prepara lacci per farti cadere. In primo luogo ti dirà che la comunione frequente è cosa da piccoli e non da grandi, che basta andarvi di raro. E poi farà di tutto per trarti lontano dalle prediche e metterti noia della parola di Dio. Ti farà credere che certe cose non sono peccato. Infine i compagni, il rispetto umano, le letture, le passioni ecc. ecc. Sta all’erta! Non permettere che il demonio ti rubi quella pace, quel candore di anima che ora ti rende amico di Dio!».
         I giovani non dimenticano queste parole!Quando poi fatti grandi e usciti nel mondo noi li incontreremo, diremo loro: – Ti ricordi quello che io ti dicevo una volta? – Ah, è vero! – rispondono. E questa reminiscenza farà del bene».
         A conferma di quanto diceva Don Bosco ecco le espressioni confidenziali di un adolescente che ha scritto: «Certe cose è meglio saperle tre anni prima che cinque minuti dopo che si sono commesse».
         Noi sappiamo che Dio perdona sempre chi è pentito, ma la natura no e certe esperienze negative vissute nell’adolescenza lasciano spesso una ferita profonda per tutta la vita.Vedremo come i suoi consigli siano proprio adatti anche ai giovani del nostro tempo, sui quali da anni si riversano le propagande più oscene: dalla reti televisive ai giornali, dai siti internet alla musica, alle espressioni artistiche, che nulla hanno di arte, ma solo di volgarità.
         Dobbiamo denunciare coraggiosamente l’ipocrisia di certi mezzi di comunicazione sociale che, dopo anni di bombardamento negativo, si scandalizzano degli episodi di violenza, specie sessuale, del singolo adolescente o giovane o del gruppo, e poi ci guazzano nel descriverli con insistenza e nei minimi particolari.
         Don Bosco, parlando ai ragazzi del suo tempo, segnala delle esperienze di vita che si ripetono ancora per i nostri adolescenti, i quali manifestano il primo segnale della loro crisi nel non fare più la comunione alla Messa domenicale, e poi nel disertare la Messa stessa, constatando che i loro coetanei non la frequentano più.
         Questo è normale che avvenga quando l’incontro con Gesù non è stato personalizzato e lui non è diventato il vero Amico del cuore. Allora l’adolescente comincia a provare noia per le preghiere, la Messa; sente vergogna nel confessare i propri peccati e perciò non si confessa più oppure fa delle confessioni insincere.
         È ancora Don Bosco che ci descrive la difficoltà dell’adolescente nell’accostarsi a questo sacramento. Sentiamo: «Quindi venne a parlare delle confessioni sacrileghe dei giovani, cagionate specialmente dal tacere a bella posta cose che dovrebbero assolutamente palesarsi; e raccontava un fatto accaduto a lui stesso: Una notte sognai e vidi nel sogno un giovane che aveva il cuore rosicchiato dai vermi, che egli colla mano strappava e gettava via. Non diedi retta al sogno.
         Ma ecco che la notte seguente vidi il medesimo giovane, il quale aveva accanto un grosso cane che gli mordeva il cuore. Non dubitai più che il Signore avesse qualche grazia speciale per quel giovane e che il poveretto avesse qualche pasticcio sulla coscienza. Perciò lo tenevo d’occhio. Un giorno lo presi alle strette e gli dissi: – Vuoi farmi un piacere? – Sì, sì, purché io possa.
         – Se vuoi, puoi farmelo. – Ebbene domandi pure che io glielo farò.– Ma sicuramente? – Sicuramente!– Dimmi: non hai mai taciuto niente in confessione?Voleva negare, ma subito gli dissi: – Ma questa e quell’altra cosa perché non la confessi? Allora mi guardò in faccia e si mise a piangere e rispose: – Ha ragione: sono due anni che voglio confessarla e da una volta all’altra non ho mai osato! Allora gli feci coraggio e gli dissi quello che doveva fare per mettersi in pace con Dio».
         Quando un adolescente non si confessa più o lo fa tacendo alcune mancanze, il fascino del peccato e del male ha il sopravvento e comincia a pensare che Dio sia il concorrente della sua gioia, della sua voglia di divertirsi e immagina come sia triste e malinconica la vita con lui.
         È l’esperienza del figlio scappato di casa della parabola del padre misericordioso, raccontata da Gesù. Quel giovane dopo avere toccato il fondo del peccato e del male, tanto da sentirne la nausea, decide di ritornare nella casa del padre per non morire di fame e di stenti anche se non può immaginare la gioia che proverà in quel abbraccio del padre che lo attende.
         Purtroppo per tanti nostri giovani sembra che sia questa l’esperienza comune, poiché hanno ormai perso il senso del peccato, soprattutto in riferimento a Gesù crocifisso, che mentre grida il suo amore per l’uomo, denuncia, con le sue ferite, gli effetti devastanti dei peccati dell’umanità nel suo corpo, prolungati nel suo corpo mistico che è la Chiesa, che sono gli innocenti che soffrono per i peccatori.
         Conosciamo il contesto nel quale vivono i nostri giovani, basta pensare al tipo di linguaggio condito di parolacce e bestemmie che è diventato normale, grazie anche all’uso che ne fanno ormai gli adulti, gli stessi politici e gli attori, nelle più popolari trasmissioni televisive.
         La degradazione dell’amore e dell’istituzione familiare con le infedeltà, i divorzi, fanno ritenere ai nostri giovani questi atteggiamenti ormai normali.Il giovane che si sforza di vivere il vero amore nella trasparenza degli affetti e nell’uso cristiano della sessualità è ritenuto come un marziano, deriso e spesso oggetto di violenza.
         Un tempo l’educazione era riservata quasi esclusivamente ai genitori e agli insegnanti ed era alla base del comportamento morale dei giovani. Ai nostri giorni fanno più presa in un adolescente i compagni, la pubblicità, i video porno o violenti. La stessa scuola spesso non offre più ai ragazzi un ambiente educativo e costruttivo come avveniva nel passato. Si aggiungono poi quelle passioni, di cui parlava Don Bosco, che si scatenano nell’animo degli adolescenti e li sconquassano.
         Alcuni, già rovinati da ragazzi, non conosceranno mai l’amore vero e, se arriveranno a scoprirlo, porteranno le ferite delle esperienze negative fatte. Altri, purtroppo arrivano anche all’esperienza diretta di satana che, in gruppi, ormai non più tanto nascosti, agisce servendosi dell’uso delle droghe, della musica satanica e degli abusi sessuali e conduce i giovani alla autodistruzione fisica e morale. Questo quadro di pericoli per i nostri giovani ci spinge dunque a riprendere i suggerimenti che Don Bosco proponeva ai suoi ragazzi nel loro libro di preghiera.
         Nell’introduzione a quelle riflessioni, Don Bosco presenta subito i principali inganni con i quali il demonio suole allontanare i giovani dalla virtù: il primo consiste nel mettere loro in mente che servire il Signore voglia dire essere condannati ad una vita triste e il secondo che c’è tempo per convertirsi nella vecchiaia o in punto di morte. Vedremo come questi inganni siano ancora presenti nel modo di pensare comune.
don Gianni sdb
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