Il fascino per gli angeli non è del tutto svanito nel mondo dei giovani e dell'arte, ma purtroppo è stato alquanto distorto, assumendo connotazioni ben poco religiose. Qual è la loro vera identità, la loro prerogativa e potenza?
del 04 luglio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Reduce di una scuola d’arte posso attestare che l’unico tassello della nostra Fede che non ha forse ancora perso tra i giovani il suo fascino nel mondo dell’arte sono gli angeli, che ancora compaiono sui loro diari e sulle loro lettere. Non va nascosto che del grande mosaico della nostra Fede questa piccola parte rimasta attaccata al muro si è però ben scolorita e, separata dai contorni massicci e meravigliosi di Dio e della sua creazione, ha finito per perderne completamente la forma o meglio l’essenza, assumendo lineamenti o decorativi o occulti e gnostici (vedi New Age).
          Ma questo processo d’impoverimento non è solo malattia del nostro secolo. Il deterioramento dell’immagine degli Angeli è stata frutto di secoli in cui nessuno si è preso la briga di andare a restaurare quella parte della tela della Fede che si andava pian piano rovinando. Senza voler negare che tale declino trae le sue radici in molteplici cause di natura filosofica, storica e culturale, l’inizio di tale processo di decadimento può essere ricondotto a livello artistico all’Umanesimo, dove l’angelo inizia a presentarsi con sembianze sessuate e leggiadre fino a giungere con Donatello all’angioletto nudo. Dopo di lui le immagini assumono contorni sempre meno pudichi, sbarazzandosi ben presto anche di quell’avanzo di riservatezza e di serietà religiosa che si era conservata fino al Barocco. Da allora gli angeli sono rimasti come putti, bambolotti o al dire del padre Hophan come «cosettine deboli e molli, dolci e buffe» che, poste attorno alle pareti come decorazioni, hanno finito per incanalare la pietà cristiana verso la deriva: ossia accessori irrilevanti del Credo (in questo habitat più di qualche presunto teologo ne ha approfittato per sbarazzarsene completamente).
          Ma non era questa l’immagine che l’arte catacombale e medioevale ci dava dell’angelo. Essa attingeva a piene mani dalle Sacre Scritture presentandocene un’immagine energica e virile. E se anche a volte nelle vite dei Santi si è scorto un angelo sotto la veste di fanciullo che a imitazione di Cristo passa umilmente per la via del servizio, dimostrando in pari tempo come Cristo ha distrutto il muro di divisione che ci separava da loro, si era consapevoli che dietro quell’apparenza vi era qualcosa di ben più grande.
          Va subito precisato a scanso di equivoci, che gli angeli in realtà sono puri spiriti e non hanno corpi, e se noi ancora oggi ce li rappresentiamo sotto icona è perché Dio nella sua provvidenza si è degnato di farceli conoscere in determinate sembianze che possano venire incontro alla nostra indigenza e alla nostra povera natura così legata ai sensi.
          Ma come ce li presenta in verità la Scrittura? L’immagine biblica ce li presenta spesso come guerrieri forti e potenti. Basti ricordare l’angelo posto alle porte del paradiso terrestre con la spada fiammeggiante (cf Gen 3,24) o quando compare al veggente Balaam (cf Nm 22,23) o quando il re David lo vide sospeso tra cielo e terra con l’arma puntata su Gerusalemme (cf 1Cr 21,16). Anche quando rotolò via la pietra del sepolcro di Gesù terrorizzando le guardie del Tempio il testo ci dice che «il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite» (Mt 28,2-4). La sua forza si estende da colpire tutti i primogeniti dell’intero Egitto, e in un’altra notte l’intero accampamento degli Assiri che contava ben 185.000 soldati. Il loro aspetto bellicoso e combattivo viene poi delineato dai cavalli che cavalcano, dalle trombe che suonano, dalle coppe della collera che versano, come anche dalle immagini del fuoco (cf Dn 7,9), delle nubi e del vento (cf Sal 103,3; Gv 3,8), dei leoni, dei tori e delle aquile (cf Ez 1,10ss; Ap 4,7; 6,2ss), delle ruote e dei carri (cf Dn 7,10; Ez 1,15ss). Riguardo a questi simboli della Scrittura il padre Hophan ce ne dà un’interpretazione: «Gli angeli non sono “fuoco”, ma sono come il fuoco, che arde, brucia, penetra dappertutto, avvince ogni cosa, sale in alto, afferra tutto e rimane inafferrabile. Gli angeli non sono “vento o nubi”, ma si muovono come i venti, fluttuano come le nubi: al par di loro soffiano e si sbizzarriscono nello scendere e nel salire. Gli angeli non sono “leoni, tori, aquile, cavalli”, ma sono maestosi come leoni, forti come tori, regali come aquile, ubbidienti all’Altissimo come cavalli. Gli angeli non sono “fiumi, carri, ruote”, ma sono canali della divinità e mezzi attraverso cui quella comunica; sono come ruote che girano e tendono ad uno scopo».
          Nulla che sia terreno potrebbe scalfire o fermare dunque la forza di un angelo se questa è Volontà di Dio. Essi infatti sono esecutori dei suoi comandi, e la velocità della loro prontezza e generosità nell’obbedienza trova la sua rappresentazione artistica nelle ali di cui sono muniti. Quale forza dunque possiedono! Tale che nulla ci dovrebbe turbare pensando che uno di essi è stato preposto alla nostra cura. San Basilio ce lo dice commentando il Salmo 90: «Un solo angelo è uguagliato a un intero esercito e a un numeroso accampamento. Attraverso la grandezza del tuo custode, il Signore ti munisce, per così dire, di un muro da tutte le parti, concedendoti la sua tutela... Come infatti, le mura cingono tutto intorno le città, e respingono gli assalti dei nemici da tutte le parti, così anche l’angelo ci munisce dagli attacchi frontali, ci custodisce da quelli alle spalle e non lascia incustoditi gli altri accessi. Per questo “cadranno in mille al tuo fianco e mille alla tua destra” (Sal 90,7), ma a te non si avvicinerà neppure un colpo dei nemici, poiché sei stato affidato agli angeli».
          Tuttavia l’immagine forte e potente viene ingraziosita e colorita dalle pagine della Sacra Scrittura con l’immagine dell’adolescente, dal portamento nobile e bellissimo, come quello che compare alle donne presso il sepolcro del Risorto (cf Mc 16,5), che ne richiama l’eterna giovinezza, la cui bellezza non sfiorisce. Ci sarebbe ancora molto da dire ma richiederebbe un trattato sulla natura e la missione degli Angeli. Comunque vogliamo augurarci che l’arte torni ad essere maestra di Fede e di costumi mostrandoci nuovamente gli angeli nella loro vera veste, per aiutarci a ritrovare la devozione e la pietà verso questi celesti compagni e maestri.
Padre Angelomaria Lozzer
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