Se c'è una speranza che alimenta noi educatori, è quella di fare scoccare la scintilla del desiderio nei giovani. Non è facile, ma vogliamo crederci.
del 10 settembre 2010
 
 
  
Buona e difficile domanda, questa! Immaginate che un giorno una persona mi chieda di andare allo stadio a vedere una partita: probabilmente non ci andrei solo perché il calcio non m’interessa! Ma lui insiste. Allora ci andrei per cortesia, ma sicuramente infastidirei il mio amico nel vedermi così passiva di fronte a tanto trasporto generale. Da non appassionata, non riesco a comprendere come si possa infervorarsi tanto per una palla. Magari chissà, insistendo è possibile che un giorno io possa cambiare idea, andando magari (non lo escludo) proprio allo stadio.
 
Il punto non è questo: mi sembra di vivere la stessa cosa quando invito un giovane a messa o in qualche incontro di spiritualità. Perché? Semplicemente perché ai giovani non interessa… Credo che succeda la stessa cosa con l’esempio del calcio di prima. Penso allora che se a casa mio papà o i miei fratelli mi avessero infuso la passione per il calcio, adesso non mi sentirei così estranea di fronte ad uno sport diventato tanto “sacro”. Se dunque a questi ragazzi nessuno ha messo nel cuore la passione per Dio, come fanno a capire il senso del rapporto con Dio? Tocca allora alla famiglia, alla catechesi, alla parrocchia? Forse sì, ma non sempre questi ci sanno fare con i giovani.
Consideriamo poi come la società fa di tutto per radiare Dio dalla faccia della terra e la risposta è servita. Credo allora che il primo motivo della crisi giovanile stia proprio nella debole capacità di trasmissione della fede. Altro motivo è la mancanza di senso che i giovani vedono nelle cose che fanno quelli di Chiesa. Ai loro occhi hanno il senso dei nostri riti, delle nostre scelte, del nostro tipo di linguaggio. Non è colpa loro se sono lontani dalla Chiesa, siamo forse noi che non riusciamo a trasmettere il giusto quanto profondo significato delle cose che noi professiamo. Non dobbiamo essere “noi” con le nostre povere parole a convincere i giovani ad avvicinarsi alla fede. Dio chiede invece a noi di essere testimoni credibili della sua croce. Ma non sempre ne siamo all’altezza, e per questo serve molta umiltà alla Chiesa di oggi.
Se c’è dunque una speranza che alimenta noi educatori, è quella di fare scoccare la scintilla del desiderio nei giovani. Non è facile, ma vogliamo crederci.  
 
sr Anna Peron
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