Perchè uomini e animali sono compagni di viaggio

Il rapporto tra uomo e animali non è paritario, ma non si configura neppure come rapporto tra un soggetto e un oggetto, perché entrambi restano soggetti, anche se la relazione permane asimmetrica.

Perchè uomini e animali sono compagni di viaggio

da Quaderni Cannibali

del 13 giugno 2010

Secondo il libro della Genesi l’uomo, in cui è immesso da Dio un soffio di vita che lo rende vivente, è preso e posto in un giardino «perché lo coltivi e lo custodisca». Qui germogliano altre creature e qui vengono creati gli animali, perché «non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18): l’uomo è veramente tale quando è in relazione, quando è in comunità, e gli animali – pure plasmati dalla terra – vengono posti in relazione con lui che ad essi dà il nome, cioè li distingue, li individua come partners.

C’è quindi co-creaturalità tra uomini e animali, tutti creati dalla terra, tutti destinati a vivere insieme, a dividere lo stesso spazio terrestre, e a morire insieme dopo una vita piena di relazioni. Uno stesso destino infatti legherà uomini e animali, i quali – dirà il saggio Qohelet – avranno la medesima sorte: «Chi sa se il soffio vitale dell’uomo salga in alto e se quello della bestia scenda in basso nella terra?».

 

 

Il rapporto tra uomo e animali non è paritario, ma non si configura neppure come rapporto tra un soggetto e un oggetto, perché entrambi restano soggetti, anche se la relazione permane asimmetrica. È l’uomo che dà il nome all’animale e non viceversa, ma l’animale è anche un aiuto per l’uomo (si badi che anche la relazione uomo-donna in Gen 2,18 è vista come aiuto, ‘ezer kenegdo, letteralmente «aiuto-contro di lui»!). Per vivere la sua avventura, l’uomo ha bisogno di aiuto, e di aiuto «altro»: sicché l’uomo ha bisogno della donna, la donna ha bisogno dell’uomo, gli umani hanno bisogno degli animali e tutti hanno bisogno gli uni degli altri…

Questa co-creaturalità è di nuovo affermata anche nel racconto della creazione, redatto in epoca più tarda e posto al capitolo 1 della Genesi, e diviene un inno dossologico al Creatore. L’opera di Dio è un no al caos, al nulla, alla tenebra, e lo Spirito di Dio plasma, quasi «cova» le creature volute da Dio… La Parola potente di Dio diventa evento, e le acque «fanno uscire», la terra «fa uscire» generando la vita: vegetali e animali secondo la loro specie, le loro particolarità. Quale grande solidarietà: acqua e terra sono, in virtù della Parola di Dio, matrici di tutti gli esseri viventi tra i quali Dio infine vuole l’uomo, creato da lui a sua immagine e somiglianza (cf. Gen 1,26-27)!

All’uomo come agli animali Dio dà la benedizione e lo stesso comando: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra!» (Gen 1,22 e 28). Ogni creatura è buona, recita questo inno creazionale, ed è in una grande solidarietà che tutte le creature animate sono benedette e ricevono in dono la terra: non l’una senza l’altra, non l’uomo senza l’animale, non uomini e animali senza i vegetali! Di questa alleanza c’è un segno che vediamo noi uomini insieme agli animali alla fine di ogni temporale, segno che ci commuove entrambi: «L’arcobaleno sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l’alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra» (Gen 9,16)…

In un midrash sulla Genesi, davanti alla creazione Dio esclama: «Mondo mio, mondo mio, possa tu trovare grazia davanti a me in ogni tempo come hai trovato grazia davanti a me in quest’ora!». Sì, nell’intenzione di Dio il mondo era armonia, pace e solidarietà tra co-creature, ma quel che è stato ed è contraddice questa intenzione… Permane però immutata la volontà di Dio, la sua alleanza con gli uomini e con tutti gli esseri viventi, uccelli, bestiame e bestie selvatiche, e Dio la riconferma come scopo e compimento della storia: «In quel tempo farò per loro un’alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo: arco e spada e guerra eliminerò dal paese» (Osea 2,20).

In attesa di quel giorno, mentre vediamo un animale soffrire, il nostro cane morire, gli uccelli sul davanzale che mangiano le briciole del nostro pane, dobbiamo credere che Dio «si dà pensiero» degli animali (cf. Mt 6,26; Lc 12,24; 1Cor 9,9); che Dio ha pietà degli animali presenti nella Ninive che è questo mondo (cf. Gn 4,10-11); che Dio dà loro il cibo nel tempo opportuno perché si sazino (cf. Sal 104,27-28). Davvero, noi uomini dovremmo saper riconoscere negli animali dei «compagni di viaggio».

L’immagine biblica di Tobia che parte per un lungo viaggio accompagnato da un angelo e dal suo cane è parabola del nostro cammino sulla terra, durante il quale gli animali, non solo gli «angeli custodi» o – ma non sempre è dato! – gli altri uomini, ci sono compagni. Gli animali sono una presenza, e spesso, soprattutto per le persone più povere e semplici, sono aiuto, compagnia e consolazione: sì, gli animali sono compagni di viaggio degli uomini.

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