Politici: quale esempio per i giovani?

Le mie azioni dicono ciò che sono molto più delle parole, dunque sono credibile nei miei discorsi nella misura in cui agisco di conseguenza.

Politici: quale esempio per i giovani?

da Quaderni Cannibali

del 12 novembre 2010

         

          Ai miei alunni dico sempre di non credere acriticamente a tutte le mie parole, di tenere conto di quello che faccio e, se manco in qualcosa, di richiamarmi! La sapienza biblica, che in questo caso vale sicuramente per chi ha fede e per chi non ce l’ha, insegna in relazione ai propri maestri di «considerare attentamente il loro tenore di vita» prima di imitarli. Da quando mi occupo di educazione, metto davanti alle scelte ordinarie e straordinarie il valore della testimonianza di vita, sì, anche quando mi trovo ad attraversare la strada!

          Le mie azioni dicono ciò che sono molto più delle parole, dunque sono credibile nei miei discorsi nella misura in cui agisco di conseguenza. Chi di noi, a torto o a ragione, non si è mai sentito dire o ha detto «tu che dici questo perché non lo fai?». I figli piccoli imparano innanzitutto dai genitori o da chi li cresce, per cui non c’è da meravigliarsi quando compiono alcune azioni non adatte all’età, poi entrano in gioco la scuola e le altre agenzie educative. Ma gli adolescenti e i giovani chi guardano? Cosa ascoltano quotidianamente?

          Potremmo aprire un ampio discorso sui mezzi di comunicazione e sull’assenza quasi totale di modelli educativi veri, corretti, significativi, adeguati. I politici ci offrono un’ampia gamma di orrori, di “sepolcri imbiancati”, di teste da galleria degli orrori. Assistiamo così allo spettacolo di chi esalta la propria impudicizia e, vi prego - non fermatevi alla prima persona che vi viene in mente - mentre censura quella altrui.

          Ho detto impudicizia, ma la stessa identica cosa vale, oltre che per il sesso, per i soldi e il potere. In un blog ho letto di recente: «Allora il punto è: abbiamo quello che ci meritiamo. In un’epoca amorale, colui che ci rappresenta tutti sarà amorale. Se ci insegnano che l’amore è sesso e possesso, che la famiglia non conta, che tutto è relativo, come si può sindacare chi più di ogni altro rappresenta, vive quel punto? Se il divo è colui che si fa da sé, abbiamo questo risultato».

          Quando penso ad un politico come Giorgio La Pira e lo confronto con gli attuali, mi sembra di parlare di un alieno e, quando ne racconto a scuola, c’è qualcuno che alza la mano e chiede: «Prof., ma è esistito davvero o è uno dei suoi apologhi edificanti?». Dico io: se i modelli invece fossero il santo, il giusto, l’onesto, il volontario, chi si sacrifica per il bene altrui, l’umile, il non arrivista, donne e uomini che in queste cose si sentono pienamente realizzati?

          Purtroppo queste figure sono fuori moda; se non tornano ad essere modello, se noi docenti non li facciamo diventare modello per i nostri studenti, avremo purtroppo (e li abbiamo!) i leader che ci meritiamo. Lo scandalo non sta solo nella scoperta di qualcuno che fa una certa cosa che non si dovrebbe fare, ma nel fatto che questa azione coinvolge sia direttamente che di riflesso (cioè per testimonianza) minorenni e non, comunque giovani che sono protagonisti o astanti.

          Lo scandalo, anche etimologicamente, è trappola, molestia, impedimento, ciò che si nasconde, azione cattiva, caduta, peccato, cattivo esempio. Sì, cattivo esempio, si tratta proprio di questo e del fatto che ciò corrompe chi cresce come il vento incrina una debole pianta e, ancor di più, visto che è un’azione volontaria e consapevole.

          Le Sacre Scritture, di chi dà scandalo, dicono: «Sarebbe meglio che si mettesse una macina al collo…». Non posso che preoccuparmi e sono indignato dinanzi a chi occupa un posto di responsabilità, pubblico, di visibilità e si dimentica che inevitabilmente riveste un ruolo, se non da educatore, da testimone e modello per le nuove generazioni.

          Non può essere una scusa dire che del politico bisogna valutare solo le risposte che dà ai problemi del territorio o del Paese, perché non ci sono azioni veramente “buone” che vengono da persone “cattive”, perché chi non sa “amministrare” se stesso nel poco, non saprà farlo per gli altri nelle grandi cose!

Marco Pappalardo

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