Il viaggio di S. Giovanni Bosco a Parigi fu nel corso della sua vita un avvenimento di prim'ordine; quindi è che, per darvi tutto il conveniente risalto, questo volume XVI non andrà oltre il 1883. Nella capitale della Francia Don Bosco diede infinite udienze a ogni qualità di persone; fece visite senza numero a famiglie private, a comunità religiose, a chiese; parlò più volte da pergami a folle immense; riscosse per le vie e sulle piazze frenetiche ovazioni popolari.
del 07 dicembre 2006
  Il viaggio di S. Giovanni Bosco a Parigi fu nel corso della sua vita un avvenimento di prim'ordine; quindi è che, per darvi tutto il conveniente risalto, questo volume XVI non andrà oltre il 1883. Nella capitale della Francia Don Bosco diede infinite udienze a ogni qualità di persone; fece visite senza numero a famiglie private, a comunità religiose, a chiese; parlò più volte da pergami a folle immense; riscosse per le vie e sulle piazze frenetiche ovazioni popolari. Nessuno avrebbe mai immaginato che in pieno secolo decimonono la cittadinanza parigina si potesse commuovere a tal segno sotto il lascino della santità; tanto più che vedeva dinanzi a sè un povero prete, umile di natali, dimesso della persona, sfornito di eloquenza, mal pratico della lingua, italiano di origine. Parrà di leggere scene della Leggenda Aurea, cose di un tempo in cui per la Cristianità intera un uomo in fama di santo, da qualunque parte venisse, suscitava le più vaste ed entusiastiche dimostrazioni; eppure in quello che qui si narra, nulla vi è che non sia debitamente documentato. E pensare che il tanto che si dirà non è tutto! Molto purtroppo si sottrae ormai per sempre alle nostre ricerche; giacchè d'allora in poi nessuno intraprese tempestivamente indagini metodiche per assicurare alla storia tutta la messe possibile di particolari che in quattro mesi di peregrinazioni sul suolo francese fiorirono intorno al nostro Santo; spigolature tardive ci hanno ancora procurato un insieme di notizie, che ci fanno intravedere e rimpiangere la gran quantità di altre disperse senza speranza dal turbine del tempo . Non sono poche tuttavia quelle confluite cinquant'anni fa nei nostri archivi per via di lettere, di giornali e di opuscoli, che ci hanno messi in grado di tessere una narrazione abbastanza ampia e sicura.
A Parigi sopravvivono tuttora tenaci rimembranze, le quali sono prova evidente che nella grande metropoli il passaggio di Don Bosco non sollevò soltanto una fiammata momentanea di ammirazione popolare; il che per altro sarebbe già stato un fenomeno di non lieve importanza. Nella città cosmopolita una novità dev'essere ben singolare, perchè attiri anche per brev'ora l'attenzione del pubblico. Che diremo dunque di una novità che lasciò dietro di sè tracce così profonde e durevoli nella memoria di coloro che ne furono testimoni? È un fatto che anche al presente si ricevono lettere, in cui vengono riferiti episodi ignorati, e che s'incontrano tuttodì persone ecclesiastiche e laiche, nobili e borghesi, le quali con freschezza di ricordi e con sincero trasporlo rifanno il racconto di quel lontano avvenimento nella parte loro nota. Sono cose che muovono a esclamare: Oh davvero in memoria aeterna erit iustus!
L'andata di Don Bosco a Parigi si può ben dire provvidenziale sotto più di un aspetto. A molti apportò il benefizio della salute corporale; a moltissimi luce di consiglio nei dubbi, cristiana fortezza nei casi avversi della vita o spirituale mutamento di condotta. A lui piovvero inoltre nelle mani copiosi soccorsi pecuniari, che gli permisero di spingere innanzi i rallentati lavori per l'erezione della chiesa del Sacro Cuore in Roma, di consolidare le suo opere in Francia e fuori e di aprirsi la via a una fondazione parigina. E delle sue opere in genere, attraverso la stampa quotidiana e per il tramite delle molteplici corrispondenze private, si propagò in tale congiuntura l'eco fin nelle più remote parti del mondo civile; la qual pubblicità veniva in sostanza ad agevolare la sua missione, non ristretta a poche nazioni europee, ma destinata a varcare le frontiere di tutti gli Stati del vecchio e del nuovo continente.
Un mese e mezzo era appena trascorso dal suo ritorno in Italia, che un episodio clamoroso richiamò di bel nuovo su Don Bosco l'attenzione della Francia e per rimbalzo quella del mondo: la vicenda del Conte di Chambord. Si svolse essa rapida e in terra austriaca; ma fu in sommo grado avvenimento francese. La stampa internazionale se ne impossessò, contribuendo non poco ad aumentare la rinomanza del Servo di Dio. Il fatto è ben documentato, sicchè noi abbiamo potuto dedicarvi un intero capo che sarà letto non senza interesse.
Anche prescindendo da sei lunghi capi aggirantisi unicamente intorno al viaggio di Don Bosco in Francia, la Francia la capolino un po' dappertutto nel seguito del volume. Nondimeno le cose francesi non assorbirono completamente nel 1883 l'attività del nostro Santo; poichè egli attese pure in quell'anno a imprese di grande rilievo. Tali furono l'invio di suoi figli nell'impero del Brasile e le pratiche, coronale finalmente da lieto successo, per addivenire da parte della Santa Sede alla sistemazione canonica delle Missioni Salesiane nell'estremo sud dell'America meridionale. Nè mancarono altre faccende minori delle quali pure, secondo il consueto, questo volume renderà fedelmente conto.
 
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E ne renderà conto senza discostarsi nè punto nè poco dal metodo finora tenuto. A mostrare che la via prescelta è buona ecco venire dopo altre e altre un'approvazione del massimo peso. Il Cardinale Schúster, Arcivescovo di Milano ed eminente studioso, dopo aver letto il volume precedente scriveva : “ È un monumento unico nel suo genere, perchè, senza pretese bibliografiche, l'autore ci dà più che il ritratto che è qualche cosa di statico, la cinematografia di Don Bosco, così come egli veramente la visse e vi si santificò ”. Questo appunto è stato fin da principio l'intendimento nostro.
E, a Dio piacendo, verrà pure a suo tempo, entro debita cornice, il ritratto vero e proprio, che nel modo più aderente alla realtà storica fissi la gigantesca figura del nostro Eroe. Quanto alle “pretese bibliografiche ” non potevamo averne, sia perchè qui si lavora su documenti d'archivio e di prima mano, sia perchè dalla lussureggiante fioritura di Vite non vengono alla luce reali contributi biografici, attingendosi generalmente ad un'unica fonte, a Don Lemoyne . Le biografie contemporanee a Don Bosco sono sempre dar noi segnalate, ma piuttosto come fatti che come fonti, derivando esse dai Cinque lustri dell'Oratorio, opera di Don Bonetti, che uscì prima a puntate sui Bollettini italiano e francese e che Don Lemoyne in rem suam derivavit nei nove suoi volumi delle Memorie Biografiche, come si appropriò a tempo e luogo varie monografie di Don Francesia, quali Le passeggiate di Don Bosco e Due mesi con Don Bosco a Roma: tutti elementi però che sono anteriori al 1875, donde noi abbiamo preso le mosse. Soltanto monsignor Salotti nella sua biografia del Santo ha portato novità di impressioni e di particolari derivata dall'ultima fase dei Processi Apostolici, della quale egli fu pars magna e di cui la morte impedì a Don Lemoyne di potersi valere. Anche Don Giraudi, nella sua nota Monografia  arreca qualche contingente di aggiunte e rettifiche; ma queste, non appartengono agli anni, a cui si estende il periodo a noi affidato. Dati nuovi su Don Bosco scrittore viene Don Caviglia accumulando nell'edizione critica delle opere; anche questo però è materiale che andrà a integrare le Memorie Biografiche precedenti. In locali pubblicazioncelle d'occasione o nella stampa periodica spuntano talora qua e là notizie di detti o fatti non ancora conosciuti; naturalmente ne facciamo tesoro o nel testo o nell'appendice, secondo il tempo a cui si riferiscono.
 
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La generale intonazione francese di questo volume ci ha consigliato di chiuderlo con due notevolissimi epistolari, che non potrebbero trovare luogo più acconcio. Sono cinquantasette lettere a madamigella Louvet e settantasei ai conti Colle, tutte, meno una, scritte in lingua francese. A ben vero che in due capi del volume quindicesimo abbiamo messo largamente a partito questa doppia corrispondenza; ma quella lettura avrà fatto nascere, non ne dubitiamo, il desiderio di gustare direttamente e interamente gli originali. Ecco dunque presentarsi l'occasione propizia per appagare un sì ragionevole volo.
Qui per altro si affacciava una difficoltà. Don Bosco che conosceva il francese più per pratica che non per grammatica e oltre a questo soleva scrivere currenti calamo in mezzo alla ressa incessante degli affari, incappa con frequenza in licenze ortografiche, lessicali e sintattiche. Altre anormalità mettono nel suo stile una nota di candore che si accorda simpaticamente con la santa semplicità del suo animo. Come fare dunque? Era meglio nella stampa introdurre ritocchi o riprodurre come stavano gli originali? Si è giudicato più conforme ai buoni procedimenti non curare considerazioni estranee e pubblicare testualmente gli autografi, che sono tutti in nostro potere. Nella recentissima pubblicazione della corrispondenza epistolare di Napoleone I con Maria Luisa durante la prima campagna contro gli Alleati, non vediamo come anche il grande Imperatore andasse soggetto a non infrequenti distrazioni dello stesso genere? Del resto, come il difettoso parlare di Don Bosco non offendeva la proverbiale delicatezza delle orecchie parigine, così il suo scrivere negletto non farà arricciar le nari agli intelligenti lettori. Certo è che quel susseguirsi di licenze formali non faceva né caldo nè freddo ai destinatari, avvinti dall'incanto delle idee e dei sentimenti, tanto nello e preciso vi traluceva sempre il pensiero, segnato bene della interna stampa. La santità che suppliva alle manchevolezze oratorie, riparava qui a usura i difetti letterari.
Nell'appendice di questo come di volumi anteriori figureranno altre lettere del Santo scritte in francese, ma con poche o punte irregolarità. Una così insolita correttezza è dovuta alla penna di coloro che le trascrissero per inviarne copia a Torino. Mancandoci ogni possibilità di confronti, si è fatto di necessità virtù, dando il testo modificato, anzichè per simili alterazioni accidentali defraudare di quei documenti i lettori delle Memorie Biografiche.
E senza dubbio non è piccolo diletto poter comunicare così a lungo e per via così immediata con l'anima di un Don Bosco. Quello che, mentre scriveva, gli passava per la mente, tutto gli balzò tale quale sulla carta, sicchè noi con sicurezza e senza lavorio di riflessione, attraverso la sua cristallina dicitura, gli penetriamo nell'intimo, deliziandoci in una visione che rasserena lo spirito e lo innalza al disopra delle caducità umane.
 
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Ancora un'osservazione. Nei capitoli che narrano il viaggio in Francia, s'incontreranno riflessioni e impressioni più volte ripetute, perchè causate da circostanze analoghe; provengono però da ambienti e da persone che non ebbero nulla da fare fra loro. Si è creduto di poter allargar la mano nel riferirer tanti apprezzamenti sostanzialmente simili, perchè da tale omogeneità di giudizi fra tanta disparità di giudicanti sembra scaturire una documentazione più imponente circa le qualità eccezionali che rifulsero in un Uomo così straordinario.
Per tornare alla Francia, conviene pur dire che in quella nazione conoscere Don Bosco e comprendere la portata della sua missione fu una cosa sola. Prove non ne sono mancate nei volumi antecedenti; ma in questo abbondano. Tale comprensione accompagnò poi lo svolgersi della sua opera, nè accenna a venir meno oggi, come ne fan lede le più recenti pubblicazioni. Nel periodo delle feste per la canonizzazione un autorevole e diffuso periodico d'oltralpi  gli dedicava un solido studio, nel quale, fra i nove Santi glorificati durante l'anno giubilare della Redenzione, S. Giovanni Bosco era giudicato meritevole di considerazione speciale, offrendoci egli in se stesso, più che non gli altri otto, un modello più adatto alle condizioni e alle esigenze dell'odierno apostolato. E le ragioni condensate nel giro di non molte pagine apparivano delle più convincenti che si potessero desiderare, nè in complesso erano sfuggite agli osservatori francesi contemporanei del Santo. Questo carattere di attualità, che, come i Francesi dicono, lo fa essere à la page, aggiunge alle sue Memorie Biografiche una potente attrattiva.
 
Torino, 1934.
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