Quando Dio chiama non opporre resistenza, seguilo! Questa è la storia di una rinascita, di una riscoperta del dono della fede che ha riempito il vuoto esistenziale manifestatosi nel corso dello svolgimento di un servizio volontario. Un percorso a tappe verso la “chiamata”.
Il lavoro in una clinica di Linz e l’incontro con un medico libanese
Marco, della provincia di Torino, ha 26 anni. Dopo la specializzazione in pediatria, come tanti suoi colleghi, ha cominciato a proporsi a diversi ospedali, del Nord Italia ed anche all’estero. Alcuni abboccamenti, niente di concreto. Qualche guardia medica e nessuno spiraglio. Fino a quando la Clinica per bambini di Linz, in Austria, gli invia una richiesta di colloquio. Panico. E come si fa con la lingua tedesca? Solo un mese di tempo a disposizione per una infarinatura necessaria a rispondere alle prime domande di rito. Contattata una insegnante di madre lingua tedesca, via alla full immersion.
Alla data fissata, Marco si presenta a Linz con un concreto timore di non poter essere all’altezza. Dopo il colloquio, avvenuto in un tedesco abbastanza stentato, l’attesa notizia di un contratto di dodici mesi per specializzarsi. È entusiasta. Comincia una nuova vita. Durante la sua permanenza a Linz, Marco conosce un medico libanese, anche lui pediatra, anche lui a Linz per specializzarsi, che lo invita ad aderire ad un progetto di cooperazione internazionale, in una struttura sanitaria per bambini, nei campi profughi.
L’esperienza nella struttura sanitaria con i piccoli profughi libanesi
L’invito è allettante; l’esperienza gli avrebbe permesso di ampliare il campo delle specializzazioni pediatriche e poi il contratto con la clinica di Linz era in scadenza. Decide di partire per Beirut.
“È stata una scelta fatta senza riflettere – ci racconta Marco – avevo bisogno di proseguire il mio percorso senza le interruzioni che mi avrebbero portato a qualche precarietà. Sapevo di andare in un ambiente con alcune problematiche, ma il fatto di trovarmi insieme ad altri giovani di diversi paesi europei, mi tranquillizzava. L’attività impegnava tutta la giornata attraverso il servizio in diversi presidi sanitari che andavano dalla prevenzione alla cura di diverse malattie che affliggevano molti bambini. La sera si era abbastanza stanchi e i momenti personali erano davvero limitati. Cominciai ad avere qualche dubbio sulla scelta fatta, anche se il lavoro era gratificante sotto ogni punto di vista”.
La scoperta del vuoto
“Molte sono state le situazioni in cui mi sono ritrovato da solo a fare delle scelte che incidevano sulla sopravvivenza o meno di bambini. E di fronte a queste situazioni, ho scoperto di non avere risorse interiori necessarie per affrontare problemi in cui era in gioco la vita”.
Era la scoperta di un vuoto a cui Marco avrebbe dato una risposta qualche tempo dopo.
Il volo
Una sera mentre rientrava nella sua stanza, vide un suo collega svizzero che seduto sul letto leggeva intonando i salmi. Si fermò ad ascoltare e quegli, vedendolo, con un cenno della mano lo invitò ad entrare. Da quella sera Marco partecipò, balbettando i salmi insieme al collega.
“Avevo scoperto uno spazio di pace, di tranquillità – spiega Marco – improvvisamente avvertivo che le fatiche del giorno, con i suoi pesi e le sue responsabilità, erano alleggerite ed anch’io assaporavo una strana leggerezza.
Lo confidai ad Antoine e lui mi disse: “Marco non fare resistenza, prendi il volo. È il momento di dare ascolto al tuo cuore”. Rimanemmo in silenzio per diverso tempo e quando lo salutai avvertii uno stato di benessere di cui non so spiegare. Cosa mi succedeva? Cominciai a ritagliarmi dei piccoli tempi durante la giornata e rimanevo ad interrogare il cuore sulle situazioni che stavo vivendo, con le mamme che incontravo preoccupate per la salute dei propri figli. E ad ognuna riservavo attenzione, accoglienza, pazienza più di prima. Sentivo il cuore che si apriva per farsi inondare di carità. Da quel momento ho preso il volo perché Qualcuno mi aveva chiesto di volare alto, ed ho scoperto parole come fede, speranza, amore. Dove mi condurrà questo volo? Quale sarà l’approdo? Spero che siano i campi fertili di Dio dove matura la nuova vita per sempre”.
Michele Pignatale
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