Così i preti affascinano, e guai se non fosse così. Ma sempre uomini restano. Uomini senza una donna da amare e sentirsi amati. Molte ‚Äì troppe- volte soli. Demoralizzati e con una fede che può vacillare. Basta allora poco per “emozionarsi” di fronte ad una donna.
del 01 ottobre 2010
            “Ste animatrici…!” disse una sera dopo un lungo sospiro di preoccupazione mia madre mentre salutava i miei due fratelli preti, allora molto giovani, che dimostravano apertamente una certa maliarda simpatia verso quelle animatrici. Mi fece allora una certa impressione il sospiro di mia mamma. Era una preoccupazione materna legittima e senza malizia quella sua.
 
            Trascorse del tempo e un giorno, un’animatrice infatuata del suo cappellano, mi confidò questo: “Vedi suor Anna, i preti hanno qualcosa che gli altri ragazzi non hanno. Qualcosa di speciale che non so spiegarmi…”. In pratica, aveva già detto tutto. Noi donne siamo affascinate dai preti: giovani, belli, pieni di vitalità, comunicativi, brillanti e coinvolgenti… Uomini che inevitabilmente piacciono.
           Così i preti affascinano, e guai se non fosse così. Ma sempre uomini restano. Uomini senza una donna da amare e sentirsi amati. Molte – troppe- volte soli. Demoralizzati e con una fede che può vacillare. Basta allora poco per “emozionarsi” di fronte ad una donna: una confidenza, un pianto, una confessione particolarmente intima. Da questo può nascere un “istintivo feeling” che poi si traduce in un incontro per riprendere il discorso, e così via…. Darò l’impressione di esagerare, ma ogni innamoramento nasce con poco e da poco.
           Mi rivolgo allora alle ragazze e donne che hanno nel mirino un sacerdote di Dio. A loro chiedo di aiutarli ad essere preti. Non siate tentate di rubare la loro vocazione come fosse cosa da primato e vanto. Quando nel giornale finisce uno scandalo relativo ad un prete (cosa ormai abituale), l’obiettivo è sempre lui: “Il parroco innamorato…”.
           In questo siamo come i “talebani” che lapidano le adultere e dimenticano il complice. Lapidiamo sui giornali i preti adulteri e dimentichiamo chi invece non ha fatto nulla per evitare il problema. Noi donne sappiamo fin troppo bene come si conquistano gli uomini. Anche se sono suora, conosco i meccanismi che infuocano l’animo e il corpo e cosa può accadere ad un cuore innamorato.
           Mi torna in mente ancora l’ammonimento di mia madre: “Queste animatrici!”. Mi viene da ripeterlo ancora quando vedo i segnali pericolosi lanciati delle ragazze verso i sacerdoti. Mi sembra che le ragazze più giovani ritengano i preti impermeabili ai sentimenti. Credono che le attenzioni innocenti possano così scivolare via senza poi lasciare traccia.
           Si sbagliano per immaturità, mentre in realtà quei loro segnali lasciano segni profondi in chi li riceve. Ma non è tutta colpa delle donne. Ogni soggetto deve prendersi le proprie responsabilità. “Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce” è un detto più che mai attuale, ed è proprio per questo che il sentimento dell’amore ha bisogno di essere monitorato con cura. Don Filippo Neri diceva: “nella tentazione vince chi scappa”. Gli do ragione!
           Mi rivolgo ora a quelle persone che avvinte da un progressismo ostentato, affermano: “Fateli sposare questi preti! Siate al passo con i tempi…”. Sono tra le affermazioni più comuni che mi sento rivolgere in questi giorni. Dico che se lo volevano, potevano trovare altre forme di vita. Hanno scelto coscientemente una vocazione che ha regole chiare. Hanno dichiarato di servire Dio con cuore indiviso e l’hanno fatto di fronte alla comunità.
           Per questo ogni scelta che il prete fa, lo voglia o no, diventa pubblica. Se un domani la Chiesa volesse ammettere il matrimonio dei preti (ma non credo siano così tanti a volerlo), si vedrà il da farsi. Per ora il motivo che spinge uno a farsi prete, resta nobile e santo. Per questo bisogna aiutarlo. Amarlo fraternamente!
 
sr Anna Peron
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