del 14 febbraio 2017
Prosegue la presentazione di alcuni missionari salesiani che hanno fatto della loro vita una missione...
Prosegue la presentazione di alcuni missionari salesiani che hanno fatto della loro vita una missione. Questo mese di febbraio ricordiamo i santi martiri salesiani Luigi Versiglia e Callisto Caravario, che conseguirono il martirio proprio nel mese di febbraio del 1930.
San Luigi VERSIGLIA, vescovo
Nasce a Oliva Gessi (Pavia) il 5 giugno 1873
Muore a Li Tan Tsen (Cina) il 25 febbraio 1930
Persona di gran carattere e di belle doti, nonostante la giovane età, seppe affrontare con equilibrio e competenza gli incarichi che gli vennero affidati. Intanto, durante gli anni di formazione, si era approfondito in lui l’ideale missionario. Quando i Superiori gli affidarono la prima spedizione missionaria salesiana per la Cina, nel 1906, trovarono don Luigi decisamente pronto e disponibile.
I primi anni li trascorse all’orfanotrofio di Macao affidato ai figli di don Bosco dal Vescovo della città. Furono anni di adattamento, di impegno per apprendere la lingua.
Con la rivoluzione portoghese tutti i religiosi vennero espulsi da Macao (29 novembre 1910). I Salesiani vi rientrarono nel 1912, aprendo una nuova sede. Costruirono Scuole professionali ben attrezzate, tanto da meritarne l’ammirazione generale.
Nel 1918 la Santa Sede affidò ai salesiani una missione a Shiu Chow. Il 22 Aprile essa fu eretta a vicariato e don Luigi Versiglia ne fu il Vicario. Venne consacrato Vescovo il 9 Gennaio 1921. La modesta residenza divenne un centro missionario modello con un complesso di opere.
Uomo di grande fede e di solida spiritualità, manifestò doti di governo e di pastore. Ma è l’umiltà la virtù che caratterizza tutta la sua vita. Si preoccupava dei missionari e della loro salute: divenne più volte egli stesso loro infermiere.
Scrisse a tanti monasteri per essere sostenuto con le loro preghiere. In una lettera al Carmelo, disse di se: «È Il più meschino dei missionari, nonostante il suo desiderio di Santità».
Venne martirizzato il 25 febbraio 1930, mentre si recava in visita pastorale al distretto di Lin Chow. La barca su cui viaggiava con don Callisto Caravario e alcune catechiste della missione, fu assalita dai pirati bolscevichi. I due missionari vennero aggrediti e uccisi della loro fede. Buon pastore nel cuore, Mons. Versiglia lo fu fino alla fine: diede la vita per salvare il suo gregge. Il martirio dei due missionari suscitò emozione grandissima in Cina e in Italia. Vennero subito venerati come Santi. Don Filippo Rinaldi, terzo successore di Don Bosco, disse che la causa di beatificazione di Mons. Versiglia sarebbe stata inoltrata anche senza il martirio tanto era il suo ‘vivere in Dio’.
Tale santità è stata riconosciuta dalla Chiesa: Mons. Luigi Versiglia è proclamato Santo dal Papa durante il giubileo del 2000.
San Callisto CARAVARIO, sacerdote
Nasce a Courgné Torino l’8 giugno 1903
Muore a Li Thau Tseni il 25 febbraio 1930
Fece i primi studi a Torino Valdocco. Diventato salesiano, completò il liceo a Valsalice, con don Cimatti, e il tirocinio a Valdocco. Chiese di partire missionario.
Nell’Ottobre 1924 fece parte della 39ª spedizione salesiana, diretta alla missione di Shanghai (Cina). Superate le difficoltà per la lingua, si occupò dell’assistenza e istruzione degli orfani cinesi, avvicinandoli al Cristianesimo. Alcuni di questi allievi, divenuti cristiani, intrapresero anche il cammino al Sacerdozio.
A causa dei risvolti politici i Salesiani furono costretti ad abbandonare la scuola a Shanghai. Caravario venne trasferito a Timor e anche qui ottenne tra i ragazzi un bel successo educativo.
Chiusa la missione a Timor venne trasferito a quella di Shiu Chow. Qui Mons. Versiglia lo ordinò Sacerdote e lo assegnò alla missione di Lin Chow.
Febbraio 1930. Don Caravario accompagnò Mons. Versiglia a Lin Chow per la visita pastorale. Durante il cammino, vennero aggrediti da una banda di pirati bolscevichi. Mentre cercavano di difendere tre ragazze catechiste, in viaggio con loro, vennero barbaramente uccisi.
Da chierico scrisse sul suo diario: «Signore, la mia croce io non desidero che sia né leggera né pesante, ma come vuoi Tu. Solo ti chiedo di poterla portare volentieri». Questa convinzione caratterizzò la sua breve vita.
Il 1 ottobre del 2000 il Papa lo proclamò Santo. Chi lo aveva conosciuto affermò: «È diventato santo non perché martire, ma è diventato martire perché santo!»
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