È ancora difficile incontrare fedeli cattolici interessati alla dottrina sociale della Chiesa. Il motivo principale consiste semplicemente nel fatto che se ne ignora l'esistenza. È noto che l'ignoranza della dottrina sociale da parte anche di parroci e sacerdoti in generale, oltre ai laici già ricordati, deriva da una sorta di “oscuramento”...
del 05 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
 
          È ancora difficile incontrare fedeli cattolici interessati alla dottrina sociale della Chiesa. Il motivo principale consiste semplicemente nel fatto che se ne ignora l’esistenza. Capita raramente che in una parrocchia esista un centro per lo studio della dottrina sociale, mentre non mancano mai gruppi caritas, Centri di ascolto, corsi biblici. E lo diciamo nell’ottica cattolica dell’et et: queste cose vanno benissimo, ma anche lo studio e la diffusione della dottrina sociale dovrebbero essere la necessaria premessa al bisogno di formazione di una classe dirigente di cattolici impegnati in politica.
          È noto che l’ignoranza della dottrina sociale da parte anche di parroci e sacerdoti in generale, oltre ai laici già ricordati, deriva da una sorta di “oscuramento” subito da questa dottrina che «appartiene … non al campo dell’ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale» (beato Giovanni Paolo II, enciclica Sollicitudo rei socialis). Tale oscuramento comincia dopo l’enciclica di Giovanni XXIII Mater et Magistra del 1961 e si estende al periodo successivo al Concilio Vaticano II, in particolare al decennio 1968/1978, il più contestato del pontificato di Paolo VI.
          Ma perché tanto accanimento, che addirittura spinse un grande teologo come padre Marie-Dominique Chenu (1895-1990) ad auspicare la sua scomparsa, che non avvenne, dai documenti conciliari? Il motivo sta proprio nella natura non ideologica della dottrina sociale, nel suo ancorarsi alla realtà, al rispetto del disegno con cui Dio ha creato l’uomo, “persona sociale” o animale politico, come lo definiva Aristotele.
          La dottrina sociale è scomoda perché costringe a “contrapporsi” allo spirito del mondo, di quello moderno in particolare, nato e cresciuto per privatizzare la fede cattolica, espellendola dalla vita pubblica delle nazioni e riducendola alla sfera privata.
          Per questo bisogna salutare con gioia qualsiasi contributo affinché venga conosciuta questa parte integrante della vita cristiana, come il Terzo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, curato dall’arcivescovo di Trieste mons. Giampaolo Crepaldi e da Stefano Fontana, direttore dell’Osservatorio internazionale card. Van Thuán sulla dottrina sociale della Chiesa, ed edito a Siena da Cantagalli. Il testo, viene veine presentato domani a Trieste, è utile per la formazione e ricco di informazioni e merita di essere riassunto.
          Intanto vengono presentati i principali interventi di Benedetto XVI nel campo della dottrina sociale nel corso del 2010. In questo saggio, mons. Crepaldi rilegge il magistero pontificio alla luce di alcune categorie sviluppate dal Papa in particolare durante il viaggio apostolico in Portogallo. Il Santo Padre fa emergere le categorie di santità e martirio e le propone di fronte alle questioni sociali. Il tema è appassionante e riporta al tema centrale del pontificato, così come era stato per Giovanni Paolo II, quello della nuova evangelizzazione. Se il mondo, in particolare quello occidentale, si è progressivamente staccato dalla fede, come rileva lo stesso Benedetto XVI, questo non significa che le persone non siano desiderose di ricominciare, di “ritornare a casa” per utilizzare l’immagine evangelica del figliol prodigo. Ma questo ritorno comporta uno scontro con la cultura dominante. E questo scontro può essere vinto soltanto con la disponibilità degli uomini a impegnare la loro vita, tutta la vita: intellettuale, morale e anche dedicando molto del proprio tempo.
          Ma il Papa ha toccato anche altri temi, altrettanto significativi: la natura e la conformità all’essere della persona, come ha detto a un convegno del 29 ottobre sul teologo Romano Guardini (1885-1968), oppure la centralità della ricerca della verità nella vita delle persone, come ha sottolineato durante il viaggio apostolico nel Regno Unito, richiamando soprattutto il beato card. John-Henri Newman (1801-1890). Un altro punto spesso richiamato dal Papa nel 2010 è quello della legge naturale. Di essa Benedetto XVI ha già parlato diverse volte, proprio perché la ritiene centrale, addirittura fondamentale. Proprio essa è al centro, da decenni ormai, di una progressiva azione di sovversione che intende colpire la sacralità della vita, così come la centralità della famiglia e la libertà di educazione, i cosiddetti principi non negoziabili. Essa presuppone l’esistenza di Dio come creatore e come essere personale, con il quale la creatura si pone in relazione.
          Ma il Rapporto è arricchito da molti altri interventi. Intanto, una sintesi introduttiva a cura dei responsabili dei quattro organismi che hanno stilato il Rapporto: oltre a Fontana, Diego Arias Padilla (Universidad San Pablo di Arequipa in Perù), Philippe de Saint Germain (Fondation de Service Politique, Parigi), Fernando Fuentes Alcantara (Fundación Pablo VI, Madrid) , poi una analisi di quanto accaduto nei cinque continenti in relazione alla dottrina sociale, quindi un’intervista di Fontana a Simona Beretta, docente all’Università Cattolica di Politica economica. Sono stati inoltre proposti l’Insegnamento dell’anno 2010 (il discorso di Benedetto XVI alla Westminster Hall del 17 settembre), il documento del 2010 (la Sessione di apertura del processo di beatificazione del servo di Dio card. Van Thuân a cura del card. Agostino Vallini), l’intervento dell’anno (un’intervista a mons. Crepaldi sulla presenza dei cattolici in politica) e infine, oltre ad altri documenti, una cronologia dei principali avvenimenti del 2010 a proposito della dottrina sociale.
          Un’opera importante, dunque, soprattutto perché lascia intendere un impegno continuativo, esplicitamente orientato a dare sistematicità alla diffusione della dottrina sociale, sia da un punto di vista formativo sia della presenza nelle strutture del mondo cattolico italiano. Un auspicio affinché in un futuro non troppo lontano si possa incontrare in ogni parrocchia un centro culturale impegnato esplicitamente a far studiare e a promuovere la diffusione della dottrina sociale fra i fedeli.
Marco Invernizzi
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