Perché rimango nella Chiesa? Perché essa è la Chiesa dei santi, di quelli nascosti e di quei pochi che contro la loro volontà sono dovuti uscire alla luce del giorno. Essi confutano la folle accusa che il cristiano non sappia fare di meglio che ricevere il suo Dio che si dona, dimenticando poi di superare se stesso gettandosi con coraggio e fantasia in un'avventura sconosciuta.
del 01 gennaio 2002
Perché rimango nella Chiesa? Perché essa è la Chiesa dei santi, di quelli nascosti e di quei pochi che contro la loro volontà sono dovuti uscire alla luce del giorno. Essi confutano la folle accusa che il cristiano non sappia fare di meglio che ricevere il suo Dio che si dona, dimenticando poi di superare se stesso gettandosi con coraggio e fantasia in un’avventura sconosciuta. I santi sanno che Dio non è mai l'estraneo, l 'altro quando chiama, egli è dentro di me più di quanto io stesso non sia. Il dono di Dio ispira ai santi progetti e realizzazioni tali di cui non è capace colui che rimane in se stesso; si aliena da se stesso soltanto colui che ignora o segue a malincuore la chiamata. Il santo dimostra la possibilità della totalitarietà cristiana: in virtù della grazia, ma comunque meglio della natura. Egli è tutto fuoco, ma per bruciare non gli occorrano gli altri come materiale da ardere, e non li riduce in cenere, come Niertsche. Egli arde del fuoco assoluto, vi vive come la salamandra; egli non ha identità, eppure ha una individualità completa, è un essere umano; egli fa ciò che gli altri solo progettano o trascurano (Pietro Claver, per esempio, Las Casas, Filippo Neri, don Bosco). Lasciate stare quegli altri che si riducono a stare nel fuoco e a bruciare per il piacere di bruciare; quando infatti il fuoco assoluto chiama a giudizio il mondo, è sufficiente bruciare insieme con quel fuoco per il mondo (De Foucauld, per esempio e altri simili a lui).. I santi sono i veri realisti, tengono conto che l 'uomo così com 'è, non ha speranza, e non fuggono dal presente per rifugiarsi nel futuro.. Essi sono i veri utopisti: malgrado tutto, si danno da fare e sperano contro la speranza. Sono cauti ma non calcolatori; vivono della prodigalità dell 'amore eucaristico di Dio.
I santi sono umili: vale a dire, la mediocrità della Chiesa non li scoraggia a solidarizzare definitivamente con essa; perché sanno bene che senza la Chiesa non troverebbero la strada che li porta a Dio.. Essi non cercano di conquistarsi le grazie di Dio di propria iniziativa, scavalcando la Chiesa di Cristo. Combattono la mediocrità, non con la contestazione ma stimolando, contagiando, accendendo i migliori. Essi soffrono per 1a Chiesa, ma non diventano acidi, né si appartano imbronciati. E non creano conventicole accanto alle Chiesa, ma gettano il loro fuoco al centro. Se poi sono autentici, i santi non attirano l 'attenzione su se stessi; essi non sono che un riflesso, mentre l 'attenzione va diretta al signore del fuoco. Il distogliere l’attenzione da sé è un criterio esatto: «Egli [Giovanni Battista] non era la luce, ma doveva soltanto rendere testimonianza alla luce». Sempre di Giovanni si dice tuttavia: «Per illuminare coloro che giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte» (Lc 1, 79). Possiamo affermare che questo distogliere l 'attenzione da sé riesce compiuta ma soltanto nella Chiesa, la quale appunto è qualcosa di più di una «comunità», di un fatto sociologico; essa è infatti l’«ancella del Signore» che distoglie l’attenzione da sé (e in questa atteggiamento rientra anche quello dell’ufficio umiliato), e pur essendo una pienezza non è una pienezza convinta di se stessa, ma «corpo e pienezza di colui che riempie tutti sotto ogni aspetto» (Ef 1, 23).
Perché dunque rimango nella Chiesa? Perché essa è l 'unica possibilità di liberarmi da me stesso, di liberarmi da questa condanna della mia importanza, della funzione che si identifica con la mia persona, così che amando la mia funzione finisco per innamorarmi della mia persona; di liberarmi da tutto questo senza allontanarmi dall’uomo, perché Dio si è fatto uomo non in uno spazio vuoto ma nello spazio comunitario della Chiesa. Non ho il minimo dubbio che l’incarnazione di Dio sia diretta a tutti gli uomini e che egli sia sufficientemente Dio da raggiungere tutti quelli che vuole. Egli però ha eretto, al centro della storia dell’umanità e dei suoi orrori e inferni, un letto nuziale radiosamente inviolabile – la sua descrizione ai trova nel Cantico dei Cantici –; e l’inesauribile problematica della Chiesa non rappresenta una nebbia tanto fitta da impedire che dai santi trapeli costantemente 1a luce dell’amore: con semplicità, senza gettare il sospetto su alcuna ideologia, senza intralciare nessun programma.
Esiste una controprova, ed è purtroppo l 'esperienza più irrefutabile che io abbia fatto nella mia vita nella Chiesa. Non occorre darle un peso maggiore di quello che conviene a un campo limitato d’esperienza. Esistono chiamate, vocazioni, che attirano nella zona del fuoco; esse impegnano sempre l’intera persona. Ed esistono rifiuti, che sono effettivamente tali soltanto se resistono consapevolmente (con mille motivi secondari) alla chiamata; essi sono più numerosi di quanto si pensi.. Costoro, i ricusatori, quelli che dicono «no», rimangono segnati, bruciano anche ma consumando se stessi; diventano cinici e distruttivi; essi possiedono il fiuto per riconoscersi a vicenda e fanno lega. Non importa che escano ufficialmente dalla Chiesa o vi rimangano. Chi possiede una certa capacità di discernere gli spiriti li riconosce. Ovviamente, essi non si identificano con i cosiddetti «nemici della Chiesa», e neppure con quelli che Ida F. Görres ha definito «commandos guastatori di Dio nella Chiesa». Costoro possono svolgere un lavoro rude ma necessario, un lavoro freddo e franco. L’azione dei ricusatori, invece, è molto più insidiosa, ma non intendo tratteggiarla; è sufficiente dire che essa, con i suoi tratti negativi, rende una testimonianza, irrefutabile perché involontaria, in favore del volto positivo di ciò che nella Chiesa può chiamarsi elezione e santità.. Con il loro fatale esibizionismo, i ricusatori indicano che cosa potrebbe essere l’eclissarsi, il dissolversi nel servizio puro..
Ovviamente, la Chiesa «dovrebbe»: dovrebbe essere e fare tutto, molto di più delle sue reali possibilità. Vorremmo semplicemente sapere se tutti coloro che abbandonano la Chiesa perché essa non soddisfa le loro attese, trovino poi altrove maggiore soddisfazione. Quando sento dire: «La Chiesa dovrebbe», mi pure che ciò equivalga a dire: «Io dovrei». Anche perché dalla Chiesa ricevo molto di più di quanto io meriti: di più di quanto un uomo o una comunità umana possano offrire. Tocca a me, a noi, fare in modo che la Chiesa corrisponda meglio alla sua reale natura.
Tratto da: H.U. von Balthasar, Punti fermi, Rusconi, Milano 1972, pp 329-332
Hans Urs Von Balthasar
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