«Potete togliermi la libertà, potete allontanarmi gli affetti, potete togliermi anche la vita, ma non potrete mai togliermi la voce della verità, la voce della coscienza». Così scriveva Gandhi. La voce della coscienza è una voce che nessuno può mettere a tacere, né gli altri né la persona stessa.
del 08 gennaio 2008
«Potete togliermi la libertà, potete allontanarmi gli affetti, potete togliermi anche la vita, ma non potrete mai togliermi la voce della verità, la voce della coscienza». Così scriveva Gandhi. La voce della coscienza è una voce che nessuno può mettere a tacere, né gli altri né la persona stessa. È inalienabile e originale: l’uomo di coscienza è l’uomo della continua novità, della continua ricerca di verità, è colui che non si accontenta della constatazione dei fatti ma la supera, in modo propositivo, è colui che rifiuta ogni etichetta perché nessuna etichetta è in grado di contenere l’infinito mistero della sua persona.
 L’uomo di coscienza è l’uomo che ama e accetta se stesso, con le proprie debolezze e limiti, che è consapevole che la sua dignità, la sua libertà non può essere data in cambio di denaro o di vantaggi politici: sa che la grandezza dell’uomo sta nell’essere libero, nel suo camminare sempre di fronte a tutti a testa alta.
La coscienza è il nucleo più profondo dell’uomo: «Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore: fa’ questo, fuggi quest’altro...
La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria» (Gaudium et spes).
La coscienza, quindi, non è una dottrina e neppure una istituzione. Neppure è il buon senso o un modello. Formarla è un compito educativo importantissimo, oggi come ieri è un punto obbligato, se si vuoi dare un volto nuovo a questa società, che sta vivendo in situazione di stallo, per non dire, di sfascio.
Alle origini di tante disonestà, di tanta violenza ed emarginazione sta una coscienza non formata, distorta, falsata da una cultura delle «libertà», che non favorisce la vita d’insieme, ma privilegia situazioni di soggettivismo preoccupanti per il «dove» possono portare.
È necessario, che anche nella scuola o nei gruppi e associazioni, si proponga una seria formazione critica circa i modelli culturali e certe norme della convivenza sociale in contrasto con i valori fondamentali, da tutti riconosciuti come la persona, la verità, la giustizia, la solidarietà, la libertà. Solo così possiamo dare futuro alla nostra società.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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