Lettera aperta del neo presidente dell'Anpas. Caro amico, non rinunciare a quello che ieri era un obbligo e oggi è un diritto. Quei 15 mesi mi hanno fatto diventare uomo.
del 01 gennaio 2002
Mi ricordo bene, con quella chiarezza lucida e un po' rarefatta che riserviamo ai ricordi davvero importanti del tipo: primo giorno di scuola, il mio primo giorno da obiettore e il senso di curioso entusiasmo nell'avvicinarmi alla sede della Pubblica assistenza Croce Blu di Modena.
Era il 1984 e la Croce Blu era stata fino a quel momento solo una piccola parte della mia vita di studente, qualche turno serale come volontario l'avevo già fatto e proprio lì avevo maturato l'idea di chiedere di svolgere il mio servizio di leva in quella associazione. Da un giorno all'altro la Croce Blu era diventata: persone, anziani, ammalati, disabili ma anche grandi risate e mangiate in compagnia e quel senso di efficienza un po' ruvida e brusca che hanno le persone che davvero si danno da fare e che non solo parlano, parlano.
Mi rendo conto adesso di come questa esperienza mi abbia davvero cambiato la vita e di come è difficile raccontare come sia successo, non c'è stato alcun evento traumatico illuminante, nessuna «folgorazione sulla via di Damasco», semplicemente quei 15 mesi fatti di tanti giorni e di tante diverse esperienze sono riusciti a fare attecchire in me la consapevolezza di stare facendo qualcosa di utile agli altri, con gli altri, per gli altri; altri che non erano più solo un concetto astratto ma avevano facce, corpi, nomi.
Adesso da quell'inguaribile ottimista di 41 anni che mi sento di essere, da neo presidente nazionale dell'Anpas di cui la Croce Blu fa parte, continuo a ringraziare il destino che mi ha permesso a 21 anni di cambiare marcia. In cambio del mio servizio ricevevo silenziosamente e senza clamore qualcosa che non potevo ricevere dalla scuola, dai tanti libri letti, dai tanti amici incontrati, stavo in altre parole vivendo un'esperienza formativa complessa, un rito di passaggio con il mondo adulto.
Mi dispiace pensare che questa grande opportunità per i ragazzi non sia più considerata un diritto per tutti, sì un diritto che era contenuto in quell'obbligo certo nei confronti della collettività. Dal 1° gennaio 2005, caro amico senza obbligo di leva, la scelta spetta a te.
Come in passato servirà un atto di coraggio, fare di nuovo proprie tutte quelle parole come nonviolenza, partecipazione, impegno che rischiano continuamente di diventare inutilizzabili. Questo atto di coraggio terrà teso il filo che lega le tante e diverse storie di servizio civile aggiungendo una nuova voce alle tante fra cui sono orgoglioso di distinguere e riconoscere anche la mia.
Fausto Casini
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