I quindicenni italiani leggono meno e peggio delle loro coetanee. Il fenomeno, diffuso in tutti i Paesi, da noi è più accentuato. La domanda è: perché mai i quindicenni maschi e femmine, diversissimi tra loro come sviluppo, capacità di concentrazione, attitudini cognitive, bisogni fisici, dovrebbero avere livelli equivalenti nella lettura?
del 17 febbraio 2011
 
           I quindicenni italiani leggono meno e peggio delle loro coetanee. Il fenomeno, diffuso in tutti i Paesi, da noi è più accentuato. Il dato (Ocse-Pisa) è stato letto in Italia, soprattutto dei suoi maschi. È autolesionismo fuori luogo. Il Paese in testa alla differenza di letture tra adolescenti maschi e femmine, infatti, è la Finlandia, finora prima o seconda in tutti i test dell’Ocse: matematica, lettura, scienze e soluzioni dei problemi.
           Anche la Polonia, con un’ottima posizione nella classifica complessiva Ocse Pisa (500 punti su una media di 493), ha una differenza fra maschi e femmine più alta della nostra, 50 punti rispetto ai nostri 46. Questa classifica è dunque interessante, ma non per affermare che la scuola italiana è in pessimo stato (per dirlo non c’è bisogno della differenza tra maschi e femmine nelle letture dei quindicenni).
          L’interesse della questione è un altro, come dimostra il fatto che due fra i tre Paesi con differenze più elevate di noi fra maschi e femmine nella lettura sono per il resto in testa alle classifiche complessive.
          La domanda è: perché mai i quindicenni maschi e femmine, diversissimi tra loro come sviluppo, capacità di concentrazione, attitudini cognitive, bisogni fisici, dovrebbero avere livelli equivalenti nella lettura? Quest’idea che ragazze e ragazzi siano sostanzialmente uguali, e che il compito dell’educazione sia quindi ricondurli alla loro identità, invece che aiutarli a riconoscere le loro differenze, e convincerci e valorizzarle, è addirittura più antica delle ultime elaborazioni del femminismo , negli anni ’80, col sub “pensiero della differenza”. E naturalmente non tiene affatto conto di tutta l’esperienza antropologica, culturale e psicologica del “movimento degli uomini”, sviluppatosi anch’esso dagli anni ’80 in poi negli Usa e in altri Paesi, sulla scorta dei precedenti lavori dello psichiatra Alexander Mitscherlin, dello psicologo e poeta Robert Bly, e del sottoscritto, tutte cose tradotte oramai da anni in gran parte del mondo.
          Una delle principali differenze tra maschi e femmine, a quindici anni, l’età di somministrazione del test Ocse-Pisa, è la loro posizione rispetto al corpo. Le ragazze a 15 anni, se non sono insorti problemi particolari, sono fisicamente molto più tranquille dei maschi. A quel punto, oggi, sono sviluppate sessualmente già da circa 4 anni, il ciclo mensile le aiuta nella dimestichezza col loro corpo femminile, e non sono bombardate dal testosterone. Come tutte le donne, sono molto più “verbali” dei maschi, hanno un uso frequente della parola, e quindi anche una maggior familiarità con la parola scritta, e la lettura. Per i maschi invece, soprattutto dallo sviluppo in poi (arriva un paio d’anni dopo quello femminile), è indispensabile prima prendere possesso del proprio corpo, e riuscire a trasformare positivamente la propria aggressività, con lo sport. Non hanno bisogno né voglia di letture (tranne l’indispensabile per l’apprendimento delle materie scientifiche), e la loro formazione creativa, psicologica e disciplinare avviene meglio se in quel momento possono mettere al primo posto attività fisica, sport, e le esperienze creative anch’esse legate al corpo, come musica e danza.
          Per questo la Finlandia è la prima in Europa come performance scolastiche: ha un modello educativo molto fisico, con un grande spazio allo sport e alle attività pratiche, e questo non fa dei maschi degli emarginati, ma li integra e valorizza. Solo guardando alla realtà di femmine e maschi, alle loro differenze, si potrà educarli.
 
Claudio Risè
Versione app: 3.25.0 (f932362)