La Preparazione è come un furiere per ogni azione, mi c'impegnerò secondo le varie circostanze e mi sforzerò, per mezzo suo, a dispormi per trattare e compiere, nella forma più lodevole, il mio dovere.
del 27 gennaio 2010
Esercizio della Preparazione
          Lo preferirò sempre ad ogni altra cosa e lo farò almeno una volta al giorno e cioè al mattino.Se si presenta qualche occasione straordinaria, me ne servirò in modo particolare e la prenderò come motivo di questo mio esercizio.La Preparazione è come un furiere per ogni azione, mi c'impegnerò secondo le varie circostanze e mi sforzerò, per mezzo suo, a dispormi per trattare e compiere, nella forma più lodevole, il mio dovere.
La prima parte di questo esercizio è l'invocazione.          Perché, sapendo che sono esposto ad una infinità di pericoli, invocherò l'assistenza del mio Dio dicendo: Domine, nisi custodicris animam meam, frustra vigilat qui custodit eam1 (Sal 127,1).Inoltre, conoscendo che la conversazione altre volte mi ha fatto cadere in molte imperfezioni e mancanze, griderò: Saepe expugnaverunt me a juventute mea, dicat nunc anima mea2. E ancora: Domine, esto mihi in Deum protectorem, et in domum refugii ut salvum me facias. Domine, si vis, potes me mundare3. Insomma, lo pregherò di farmi degno di passare la giornata senza offenderlo.Al che servirà quanto è scritto nel Salmo 143: Notam fac mihi viam in qua ambulem, quia ad te levavi animam meam. Eripe me de inimicis meis, Domine, ad te confugi; doce me facere voluntatem tuam, quia Deus imeus es tu. Spiritus tuus bonus deducet me in terram rectam; propter nomen tuum, Domine, vivificabis me in aequitate tua4.
La seconda parte è l'immaginazione: prevedere e supporre tutto quello che può succedere durante il giorno.          Penserò dunque seriamente agli imprevisti che mi potranno capitare, alle compagnie dove forse sarò costretto d'intervenire, ai fatti che mi si potranno presentare, ai luoghi dove si cercherà di convincermi d'andare; e così, con la grazia del Signore, provvederò con saggezza e prudenza alle difficoltà ed alle occasioni pericolose che mi potrebbero sorprendere e farmi cadere.
La terza parte è la disposizione.          Dopo aver prudentemente esaminati i diversi labirinti dove potrei facilmente smarrirmi e correre il rischio di perdermi, li studierò con diligenza e cercherò le vie migliori per evitare dei passi falsi.Disporrò così e stabilirò dentro di me quello che mi converrà fare, l'ordine e il comportamento che dovrò tenere in questa o in quella circostanza, ciò che sarà opportuno dire in compagnia, il contegno che dovrò osservare e ciò che bisognerà fuggire e desiderare.
La quarta parte è la risoluzione.          Farò quindi un fermo proposito di non offendere mai piú il Signore e in modo particolare nella giornata presente. A tal fine mi servirò del Profeta Re Davide: Nonne Deo subecta eris, anima mea? Ab ipso enim salutare meum5: ebbene, anima mia, non vorrai obbedire volentieri alla santa volontà del Signore, non vedi che dipende da Lui la tua salvezza? E’ una vera viltà lasciarsi persuadere a compiere il male, contro l'amore e il desiderio del Creatore, per timore, amore, desiderio ed odio delle creature, qualunque esse siano! Certo, questo Dio d'infinità maestà, degno di tutto il nostro onore e servizio, non può essere disprezzato se non per mancanza di coraggio.
          A quale scopo contravvenire a queste giustissime leggi per evitare i danni del corpo, delle ricchezze e dell'onore? Cosa ci possono offrire le creature? Orsù, consoliamoci e insieme fortifichiamoci col bel versetto del salmista: Dominus regnavit, irascantur populi; qui sedet super Cherubim, moveatur terra6. Agiscano pure i malvagi contro di me con le peggiori astuzie, il Signore è così potente da annientarli tutti.Il mondo può tuonare quanto vuole contro di me, non me ne importa, poiché Colui, che domina tutte le potenze angeliche, è il mio protettore.
La quinta parte è la raccomandazione.          Affiderò me stesso e tutto quanto dipende da me nelle mani dell'eterna Bontà. A Lei lascerò la totale cura di quello ch'io sono e di quello che vuole da me.Dirò con tutto il cuore: Unam petii a te, (Domine Jesu), hanc requiram, ut faciam voluntatem tuam omnibus diebus vitae meae7. Una cosa sola ti ho chiesto, o Gesù, Signore mio, e continuerò a chiedertela: compiere fedelmente la tua amabile volontà tutti i giorni della mia povera e miserabile vita. In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum8. Ti raccomando, o Signore benigno, la mia anima, il mio spirito, il mio cuore, la mia memoria, il mio intelletto e la mia volontà.Deh, fa che in tutto questo ti serva, ti ami, ti piaccia e ti onori per sempre.
 
Particolare condotta per passar bene la giornata
ARTICOLO 1°.          Al mattino, appena svegliato, ringrazierò il Signore col salmista Re Davide: In matutinis meditabor in te, quia fuisti adjutor meus. Fin dall'alba sarai l'argomento della mia meditazione, poiché sei stato la mia protezione.Penserò poi a qualche sacro mistero, come alla devozione dei pastori che andarono, al sorgere dell'aurora, ad adorare il divin Bambinello.All'apparizione che Gesù fece alla Mamma sua la mattina della sua gloriosa risurrezione.Alla diligenza delle Marie, che, mosse da pietà, si alzarono di buon mattino per onorare il sepolcro del vero Dio della vita, morto per noi.Mediterò quindi come il nostro amato Salvatore sia la luce dei Gentili e la luce che dissolve le tenebre del peccato.
          Facendo perciò un santo proposito per tutta la giornata, canterò con Davide: Mane adstabo tibi et videbo, quoniam non Deus volens iniquitatem tu es9.Mi alzerò di buon'ora, e, mettendomi alla tua presenza, considererò che tu sei il Dio a cui dispiace l'iniquità. Pertanto la fuggirò con tutte le mie forze, come un sommo dispiacere alla tua infinita Maestà.
ARTICOLO 2°.          Ascolterò ogni giorno la S. Messa. Per assistere nel modo più conveniente a questo ineffabile mistero, interesserò le facoltà dell'anima a compiere il loro dovere, ispirandomi al meraviglioso versetto: Venite et videte opera Domini quae posuit prodigia super terram10. Venite a vedere le opere del Signore, ammirate i prodigi che s'è degnato di compiere nella nostra terra.Transeamus usque Bethlehem, et videamus hoc verbum quod factum est, quod Dominus ostendit nobis11. Andiamo in chiesa, è là che si produce il pane soprannaturale con le sante parole poste da Dio in bocca al Sacerdote per il nostro sostegno
ARTICOLO 3°.          Come il corpo ha bisogno del sonno per riposare e risollevare le membra stanche, così pure è necessario che l'anima abbia un po' di tempo per dormire e riposarsi fra le caste braccia del suo celeste Sposo.In questo modo potrà recuperare la forza e il vigore delle sue energie spirituali stanche ed affaticate.A questo scopo riserverò, ogni giorno, un determinato tempo per questo sacro sonno, perché l'anima mia possa, come l'Apostolo prediletto, dormire con tutta serenità sull'amabile petto, anzi presso l'amoroso cuore dell'amato Salvatore.
          Come col sonno fisico tutte le funzioni corporee si rinchiudono nel corpo stesso in modo da non agire affatto esternamente, così vorrò che la mia anima, per tutto quel tempo, si raccolga tutta in se stessa e non faccia nessun'altra attività.         
          Obbedirò umilmente alla parola del Profeta: Surgite postquam sederitis, qui manducatis panem doloris12. Voi, che gustate il pane del dolore, o per il dispiacere delle vostre colpe, o per il dolore delle colpe altrui, non alzatevi, non affannatevi delle preoccupazioni di questo mondo travagliato, se non dopo un adeguato riposo nella contemplazione delle cose eterne.
ARTICOLO 4°.          Se, come può spesso capitare, non riuscissi a trovare un'ora per questo riposo spirituale, ruberò in qualche modo un po' di riposo corporale per impiegarlo scrupolosamente in questo sonno vigilante.
          Farò così: o mi coricherò un po' dopo gli altri, se non potrò fare diversamente, o mi sveglierò subito dopo il primo sonno, o mi desterò di buon mattino, prima degli altri.Ricorderò così quanto disse Nostro Signore: Vigilate et orate, ne intretis in tentationem. Vegliate e pregate per non essere vinti dalla tentazione.
ARTICOLO 5°.          Se il Signore mi farà la grazia di svegliarmi durante la notte, desterò subito il mio cuore con le parole: Media nocte clamor factus est: Ecce Sponsus venit, exite obviam ei: a mezzanotte s'alzò un grido, arriva lo sposo, andategli incontro.
          Considerando poi l'oscurità esterna, rifletterò sulle tenebre dell'anima mia e di quella di tutti i peccatori per pregare: Illuminare his qui in tenebris et in umbra mortis sedent, ad dirigendos pedes nostros in viam pacis13. O Signore, poiché le viscere della tua misericordia ti hanno fatto scendere dal Cielo sulla terra per venirci a visitare, ti prego, illumina coloro che giacciono distesi nelle tenebre dell'ignoranza e nell'ombra della morte eterna, che è il peccato mortale. Conduci anche loro, ti supplico, sulla via della pace interiore.
          M'impegnerò ancora di stimolarmi con le parole del santo Re Profeta: In noctibus extollite manus vestras in sancta, et benedicite Dominum: durante la notte alzate e stendete le vostre mani verso il Cielo e benedite il Signore.
          Mi sforzerò di mettere in pratica il suo comando: Quae dicitis in cordibus vestris, in cubilibus vestris compungimini14: pentitevi, anche a letto, dei peccati che commettete col solo pensiero. Così giustamente imiterò l'armonioso cigno penitente «lachrimis meis stratum meum rigabo»: bagnerò di lacrime il mio letto.
ARTICOLO 6°.          A volte mi rivolgerò al Signore, mio Salvatore, e gli dirò: Ecce non dormitabit neque dormiet, qui custodit Israel15: non dormite, nè sognate, mi raccomando, voi che custodite l'Israele delle nostre anime!
          Dum medium silentium tenerent omnia, et nox in suo cursu medium iter habebat, omnipotens Sermo tuus, Domine, a regalibus sedibus venit16 (Introito Messa dell'ottava di Natale): le più cupe tenebre della notte non possono ostacolare la tua divina protezione; a quest'ora tu nascesti dalla Vergine, a quest'ora tu puoi quindi far nascere nella nostra anima la tua celeste grazia e riempirci dei tuoi dolci favori.
          Deh, amabile Redentore, illumina oculos meos ne unquam obdormiam in morte; nequando dicat inimicus meus; praevalui adversus eum17. Illumina questo mio cuore, povero e cieco, con gli splendidi raggi della tua grazia, così che in nessun modo si fermi nella morte del peccato. Ti prego, non permettere che i miei invisibili nemici possano dire: l'abbiamo vinto.         
          Infine, considerate le tenebre e le imperfezioni della mia anima, ripeterò le parole di Isaia: Custos, quid de nocte? Custos, quid de nocte?18 O custode, c'è ancora molta notte delle nostre imperfezioni? Ed egli mi risponderà: Venit mane et nox19: è già venuto il mattino delle buone ispirazioni; ami forse più le tenebre che la luce?
ARTICOLO 7°.          I timori notturni impediscono di solito simili devozioni; se, per caso, me ne sentissi sopraffatto, mi libererò ricorrendo al mio buon Angelo Custode: Dominus a dextris est mihi, ne commovear20. C'è il Signore al mio fianco, non aver paura. Così alcuni esegeti hanno spiegato dell'Angelo Custode.
          Ricorderò pure quel versetto: Scuto circumdabit te veritas eius, rion timebis a timore nocturno21. Lo scudo della fede ed una sicura fiducia in Dio mi proteggeranno, non dovrò quindi aver paura di nulla. Inoltre mi servirò ancora delle sante parole di Davide: Dominus illuminatio mea et salus mea, quem timebo?22 Sarebbe a dire: né il sole, né i suoi raggi sono la mia luce principale, e nessuna compagnia mi può salvare, ma solo Dio che mi protegge giorno e notte.
 
Esercizio del sonno o riposo spirituale
PRIMO.          Scelto il tempo opportuno per questo sacro riposo, m'impegnerò anzitutto di rinfrescare la memoria di tutte le buone inclinazioni, desideri, affetti, propositi, progetti, sentimenti e soddisfazioni che la divina Maestà altre volte m'ha ispirato e fatto provare nella meditazione dei santi misteri, della bellezza della virtù, della nobiltà del suo servizio e di una infinità di benefici che con grande abbondanza m'ha elargito.
          Cercherò di ricordarmi pure degli obblighi che ho verso di Lui che, per la sua divina bontà, ha permesso che le mie forze fisiche s'indebolissero con alcune malattie e infermità, motivo per me di grande utilità spirituale.Quindi fortificherò e rinsalderò, il più possibile, la mia volontà nel compiere il bene e nel propormi di non offendere mai più il mio Creatore.
SECONDO.          Fatto questo, mi rilasserò opportunamente nella considerazione della vanità delle grandezze, delle ricchezze, degli onori, delle comodità e dei piaceri di questo mondo meschino.Mi fermerò nel meditare la breve durata di tutte queste cose, la loro incertezza, il loro fine e la loro incompatibilità con la vera e sostanziale felicità.Di conseguenza il mio cuore le disdegnerà, le disprezzerà, le terrà in orrore e dirà: Via, via, diaboliche lusinghe, allontanatevi da me, cercate fortuna altrove. Non vi considero neppure, i piaceri che mi promettete sono comuni ai pazzi e agli scellerati, come ai saggi e ai virtuosi.
TERZO.          Mi distenderò tranquillamente per considerare la sozzura, la bassezza e la miseria deplorevole che si trovano nel vizio e nel peccato, e nelle povere anime che ne sono tormentate e possedute.Dirò poi, senza affatto turbarmi, nè inquietarmi: il vizio e il peccato sono cose indegne di una persona per bene e virtuosa, non porteranno mai una vera e profonda felicità, se non nella fantasia. Procureranno solo spine, scrupoli, rimorsi, amarezza, inquietudine e tormento!E se anche tutto, questo non fosse vero, non dovrebbe bastare il sapere che ciò non piace a Dio? Oh, sì! Questo sarà più che sufficiente per detestarlo con tutte le mie forze.
QUARTO.          Mi addormenterò dolcemente nella conoscenza della sublimità della virtù. La virtù, che è così bella, graziosa, nobile, generosa, attraente e portentosa. E’ lei che rende l'uomo affascinante interiormente ed anche nell'aspetto esterno. Lo rende sommamente gradito al suo Creatore. Gli conviene perfettamente perché è propria di Lui.
          E quali consolazioni, quali delizie, quali soavi piaceri dona all'uomo in ogni momento! E’ la virtù cristiana che lo santifica, che lo trasforma in angelo, che lo fa un piccolo dio, che gli dona già qui il Paradiso.
QUINTO.          Sosterò a contemplare la bellezza della ragione che Dio ha donato all'uomo, perché, illuminato ed istruito dal suo meraviglioso splendore, odi il vizio ed ami la virtù.Ma perché non seguiamo la splendida luce di questa lampada divina, poiché ce n'è stato elargito l'uso per vedere là dove dobbiamo mettere i piedi? Ah, se ci lasciassimo condurre dalla sua guida, raramente inciamperemmo e difficilmente commetteremmo il male!
SESTO.          Pondererò attentamente il rigore della giustizia divina che, senza dubbio, non perdonerà a quelli che si troveranno colpevoli di aver abusato dei doni della natura e della grazia. Questa gente dovrebbe nutrire un immenso timore del giudizio divino, della morte, del Purgatorio e dell'Inferno.Escogiterò ogni mezzo per scuotermi e vincere la mia pigrizia, ripetendo spesso: En morior, quid mihi proderunt primogenita, sive omnia ista?23 Ogni giorno mi incammino verso la morte; a che mi serviranno le cose presenti e tutto quanto è splendore e spettacolo nel mondo? Vale molto dì più disprezzarle con coraggio e vivere nel timore filiale i comandamenti del Signore, nell'attesa, con spirito sereno, dei beni della vita futura.
SETTIMO.          In questo riposo, contemplerò la sapienza infinita, l'onnipotenza e la misteriosa bontà del mio Dio. Mi fermerò specialmente ad osservare come questi meravigliosi attributi risplendano nei santi misteri della vita, morte e passione di Gesù Cristo, nella sublime santità della Beata Vergine Maria e nelle virtù esemplari dei fedeli servi di Dio.Di là salirò fino all'Empireo per contemplare la gloria del Paradiso, la perenne felicità degli Spiriti celesti e delle anime gloriose, e come l'augustissima Trinità si riveli potente, saggia ed ineffabile nel premiare questa benedetta moltitudine presso le sue eterne dimore.
OTTAVO.          Infine, mi addormenterò in seno all'amore dell'unica bontà del mio Dio. Gusterò, se mi sarà possibile, questa immensa benignità, non già nelle sue manifestazioni, ma nella sua essenza. Berrò a quest'acqua di vita, non nei fragili vasi delle creature, ma alla sua stessa sorgente.Assaporerò come questa adorabile Maestà è amabile in se stessa, a se stessa e per se stessa. Come sia la stessa bontà, la perfetta bontà, la bontà eterna, la bontà inesauribile ed ineffabile.Dirò allora: Signore, tu solo sei buono per essenza e per natura, tu solo sei necessariamente buono.Tutte le creature buone per una bontà naturale o soprannaturale, sono tali solo perché partecipano della tua ineffabile bontà.
 
Regole per la conversazione e gl'incontri
PUNTO 1°.          C'è differenza tra l'incontro e la conversazione. Un’incontro avviene casualmente o per un'occasione, invece la conversazione viene scelta e prevista.Nell'incontro la compagnia è momentanea, senza familiarizzare troppo, nè stabilire un rapporto d'affetto. Mentre nella conversazione ci si vede spesso, si crea una certa familiarità, ci si affeziona a determinate persone, frequentandole per migliorarci e trattenersi volentieri insieme.
PUNTO 2°.          Non disprezzerò mai, nè darò l'impressione di fuggire completamente l'incontro di qualsiasi persona; questo potrebbe dar motivo d'essere superbo, altero, severo, arrogante, censore, ambizioso e controllore.Negl'incontri, baderò bene di stabilire una troppa domestichezza, anche se nel gruppo ci fossero persone di famiglia, perché agli occhi di qualcuno ciò potrebbe sembrare una forma di leggerezza.
          Non mi prenderò la libertà di dire o di fare qualcosa che non entri nella misura, per non apparire un insolente, lasciandomi ti,asportare da una familiarità troppo facile.Soprattutto starò attento a non mordere, o pungere o motteggiare qualcuno; sarebbe una sciocchezza pensare di schernirsi senza provocare l'odio di coloro che non hanno motivo di tollerarci.
          Rispetterò ognuno in particolare, osserverò la modestia, par1erò poco e bene, in modo che i compagni desiderino tornare ad un nuovo incontro con piacere e non con noia.Se l'incontro è breve e qualcuno ha già preso la parola, mi limiterò a salutare con un contegno nè austero, nè malinconico, ma modesto e onestamente libero.
PUNTO 3°.          Quanto alla mia conversazione, sarà breve, con persone buone e di rispetto, poiché è difficile riuscire con molti, non lasciarsi corrompere dai cattivi ed essere onorati se non da persone rispettose.Negl'incontri e nella conversazione avrò presente in modo particolare la massima: amico di tutti e familiare di pochi.
          Bisognerà inoltre che usi sempre giudizio e prudenza, poiché non v'è alcuna regola generale che non abbia la sua eccezione, tranne quella fondamentale e più importante di tutti: NIENTE CONTRO DIO.
          Nella conversazione dunque, sarò modesto senza insolenza, libero senza austerità, dolce senza affettazione, arrendevole senza contraddizione a meno che la ragione non suggerisca diversamente, cordiale senza dissimulazione, giacché la gente ama conoscere la persona con cui si intrattiene. Tuttavia dovrò essere più o meno aperto secondo il genere della compagnia.
PUNTO 4°.          Dovendo spesso conversare con individui di qualità diverse, occorre sapere che a certi è bene mostrare il lato migliore, ad alcuni quello buono e ad altri quello indifferente, ma a nessuno quello cattivo. Ai superiori, per età, per professione o per autorità, bisognerà mostrare l'ottimo; ai simili il buono; agli inferiori l'indifferente. Il male non si dovrà scoprire mai a nessuno, può infatti offendere gli occhi di chi lo vede e infamare gli altri.
          Infatti, i grandi e i saggi ammirano solo l'ottimo, i nostri pari attribuiranno ciò ad affettazione e gli inferiori a troppa severità. Ci sono sì certuni maliziosi che si compiacciono di veder scoperti i nostri vizi: proprio a costoro invece è bene nasconderli, perché li ingrandirebbero e vi fantasticherebbero sopra, criticando a lungo anche i più piccoli difetti.
          E poi, per qual motivo scoprire le imperfezioni? Non se ne vedono già abbastanza? Non si scoprono già sufficientemente da sole? Non si ha dunque nessun vantaggio a manifestarle, ma converrà piuttosto ammetterle e confessarle. Ora, nonostante quanto abbiamo detto, si può, nella conversazione con i superiori, gli uguali e gl'inferiori, temperare a volte il discorso su quanto è ottimo, buono o indifferente, purché ci si comporti con discrezione.Infine, ci si può adattare alla varietà delle compagnie, senza pregiudicare però in nessun modo la virtú.
PUNTO 5°.          Se mi capiterà di conversare con persone sfacciate, libere o chiuse, adotterò la seguente precauzione. Con gli sfacciati resterò completamente riservato; con i liberi, purché siano timorati di Dio, parlerò a cuore aperto, senza alcuna reticenza; con gli oscuri e tristi mi limiterò a mostrarmi, come si suol dire, dalla finestra. Costoro infatti sono curiosi di conoscere il cuore altrui e, se si fa un po' il prezioso, cominciano subito a sospettare. Mi terrò piuttosto riservato, perché sono soggetti, come ho già notato, pronti a criticare e a rimarcare troppo le qualità di coloro che frequentano.
PUNTO 6°.          Se dovrò per forza conversare con delle personalità, userò molta discrezione, poiché converrà comportarsi con loro come col fuoco: a volte è bene avvicinarsi, altre volte è opportuno conservare una certa distanza.Pertanto starò alla loro presenza con molta riservatezza, unita tuttavia ad una giusta disinvoltura.Abitualmente i grandi uomini si compiacciono d'essere oggetto di amore e di rispetto. L’amore, certo, genera libertà, ed il rispetto modestia. Non è quindi un male stare in loro compagnia con una certa spigliatezza, a condizione che non si manchi di rispetto, ed il rispetto sia maggiore della libertà.
          Con quelli dello stesso rango, converrà comportarsi ugualmente disinvolti e rispettosi. Con gl'inferiori invece sarà bene essere più liberi che rispettosi; mentre con i superiori e i grandi occorrerà usare più rispetto che libertà.
 
Comunione frequente: preparazione e ringraziamento
PUNTO 1°.          Quando vedrò da lontano una chiesa, la saluterò col versetto di Davide: Ti saluto, chiesa santa, le cui porte Dio ha amato più di tutti i tabernacoli di Giacobbe.Passerò alla considerazione dell'antico Tempio, e rifletterò come sia assai più augusta l'infima chiesetta di fronte al sontuoso Tempio di Salomone, poiché, sui nostri altari, viene offerto il vero Agnello di Dio come Ostia pacifica per i nostri peccati.Se non mi sarà possibile entrare in chiesa, adorerò da lontano il Santissimo Sacramento con qualche gesto esterno, levandomi il cappello e genuflettendo, se la chiesa è vicina, senza badare a quello che potranno dire i miei compagni.
PUNTO 2°.          Mi comunicherò con la maggiore frequenza, sentito il parere del mio confessore. Certo, non lascerò passare la Domenica senza nutrirmi di questo Pane azzimo, vero Pane del Cielo.Come potrà essere per me la Domenica, giorno di Sabato e di riposo, se sarò impedito di ricevere l'Autore del mio riposo eterno?
PUNTO 3°.          La vigilia della Comunione, toglierò dal mio animo tutta la sporcizia dei miei peccati con una diligente confessione, a cui mi accosterò con molta cura per non essere turbato da qualche scrupolo.D'altronde eviterò inutili e curiose preoccupazioni.
PUNTO 4°.          Se mi dovessi svegliare la notte, conforterò l'anima mia per consolarla dagli incubi notturni che mi potranno molestare, con le parole: Anima mia, perché ti rattristi, perché ti turbi? Ecco lo sposo che viene, la tua gioia, la tua salvezza. Andiamogli incontro con santa allegria ed amorosa confidenza!
PUNTO 5°.          Giunto il mattino, mediterò sulla grandezza di Dio, e sulla mia bassezza. Con cuore, umilmente contento, canterò con la Chiesa: Quale meraviglia! Il povero e vile servitore accoglie il suo Padrone, lo riceve e lo mangia (Inno Sacris Solemniis ‑ Corpus Domini).Formulerò vari atti di fede e di confidenza sulle parole del Vangelo: Se qualcuno mangia di questo pane, vivrà in eterno.
PUNTO 6°.          Ricevuto il Santissimo Sacramento, darò tutto me stesso a Colui che s'è dato tutto a me. Staccherò il mio cuore da ogni cosa celeste e terrena: cosa desidero in Cielo? Che mi rimane da desiderare sulla terra, dacché possiedo il mio Dio, che è il mio tutto?Gli dirò apertamente, con rispetto e confidenza, tutto quello che il suo amore mi suggerirà, e mi proporrò di vivere secondo la santa volontà del Maestro che mi nutre di se stesso.
PUNTO 7°.          Infine, se, alla S. Comunione mi dovessi sentire secco e arido, farò come i poveri quando hanno freddo: non avendo nulla da bruciare, camminano e si muovono per scaldarsi.Moltiplicherò le preghiere e la lettura di qualche libretto sul Santissimo Sacramento che adorerò con grande umiltà e forte fede».
san Francesco di Sales
Versione app: 3.25.3 (26fb019)