Alla scoperta di un nuovo stile di animazione, che è anche educazione, uno stile che Gigi Cotichella ha fatto proprio e insegna ai suoi giovani allievi, per trasmettere loro lo stesso amore per i giovani che lo accompagna da una vita!
del 18 aprile 2007
Grandi mani come quelle di Topolino, con sole 4 dita bianche, camicia arancione ben visibile anche da lontano e cravatta color oro tutta paiette.
'Se vi sentite un po' deficienti a fare tutto questo, pensate anche a chi sta sul palco e ve lo sta facendo fare'.
È così che Gigi Cotichella si presenta al suo pubblico, sia che si tratti di bambini, sia che abbia a che fare con adolescenti e giovani a cui propone danze, bans, barzellette decisamente demenziali, ma anche spunti di riflessione su cui soffermarsi per ripartire con una marcia in più. Questo è il suo ‘marchio di fabbrica’, il suo modo di rendersi visibile sul palco. Molta simpatia e una sana dose di autoironia, che gli permette di stabilire un contatto vivace e personale con chi gli sta di fronte.
Non è tanto questo, però, ciò che cattura maggiormente in un suo spettacolo, quanto il suo modo di parlare ai cuori grazie alla sua capacità di educanimare, ossia la capacità di essere educatore attraverso una modalità simile all’animazione, ma che nel suo caso fa qualcosa di più. Il suo obiettivo non è solo quello di fare uno show accattivante, ma soprattutto di fare in modo che i giovani (e i meno giovani) che assistono ai suoi spettacoli possano portarsi a casa un’esperienza vera e propria, creando una relazione con chi sta sul palco che possa continuare anche alla fine dell’evento, facendo sì che lo spettacolo non sia fine a se stesso, ma diventi una provocazione per gli spettatori.
 
Nato e cresciuto in una periferia di Torino, Gigi Cotichella si è formato alla scuola degli oratori diocesani e salesiani, è teologo e laureato in scienze dell’educazione. Sarà per questo, o sarà per la sua passione innata per i giovani che desidera crescano consapevoli delle loro responsabilità nei confronti del prossimo, che ha deciso di dedicare la sua vita e il suo lavoro alla presentazione di spettacoli ad alto contenuto di significati, che non possono lasciare indifferente chi li ascolta e, anche senza volerlo, ne diventa protagonista.
Lo definiscono un animale da palcoscenico, uno che sa comunicare fino alle ossa, ma a lui piace dire di sé che è “uno che cerca di creare relazioni sempre, dal palco come in strada… perché quando si crea una relazione si assiste ad un piccolo miracolo: tutto sembra possibile, perché scopriamo che non siamo più soli”. Ed è forse questo il suo segreto: non interpretare un ruolo su un palco ed essere un’altra persona appena scende, ma fare in modo che ogni incontro sia un piccolo miracolo di comunione fraterna.
Ed è proprio grazie al suo carisma che è riuscito a conquistare i cuori di molti, al punto che è stato voluto come protagonista: a 'In my HeartH', il raduno nazionale dell’Azione Cattolica Italiana a Loreto, durante il quale ha collaborato ai programmi Rai e Sat 2000, animando ben 100.000 persone; in diretta televisiva a 'Italyani' tenutosi in occasione della XX Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia e in moltissimi eventi importanti, tra i quali ricordiamo a Jubilmusic - International Festival of Christian Music di San Remo e nel 2003, 2004 e 2005 e a Holymusic - Rassegna Internazionale di Musica per la Preghiera di Castel di Lama alle edizioni del 2004 e 2005.
 
Ma cos’ha Gigi che gli altri non hanno e che lo rende una calamita per i ragazzi?
Lui dice che il segreto sta nelle sue tecniche di animazione: “Walt Disney definiva l’animazione come un ‘Muovere le emozioni’. Certo, lui parlava del cinema di animazione ma c’è del vero anche per quella che è l’animazione da palco… Perché una persona dovrebbe fare alcune cose proposte su un palco da un perfetto sconosciuto? La risposta sta nella “relazione”. In teatro si usa più la parola complicità, ma noi preferiamo relazione, perché sa più di educativo (che è il nostro mondo), più di responsabile. Quando si muovono le emozioni bisogna sapere dove si stanno portando, per questo il vero animatore prima di essere un grande attore, un grande giullare, un grande giocoliere è un grande conoscitore della vita e degli uomini (o almeno ci prova!).
L’animazione da palco è un’animazione che utilizza molto il teatro. Tuttavia è diverso dall’essere attori. L’animazione da palco si studia in strada, o meglio nel teatro di strada, dove le persone si fermano se sei bravo, ma anche se sei vero. Nella strada infatti non c’è palco e non si sa mai come va a finire.
Si tratta di imparare dalla strada e dalla relazione la base su cui inserire le tecniche del gioco e del teatro per animare e rianimare la vita”.
Gigi Cotichella parte dal linguaggio semplice e immediato che appartiene al mondo dei piccoli e che si sviluppa nella dimensione del gioco, del teatro di strada, della danza e dei sensi, per creare un contatto che diventa sempre più umano e profondo, sale su un palco per aiutare chi non è abituato come lui a riappropriarsi di gesti che solitamente ci si vergogna a fare per tornare alla semplicità degli atti e dei cuori per poi parlare di argomenti importanti, come l’amore per gli altri e l’amore per Dio, come ha avuto modo di dimostrarci alla Festa dei Giovani di quest’anno.
 
Come ogni grande opera, però, anche quella di Gigi non si alimenta solo delle sue capacità. Insieme a Laura Ferrero e Massimo Mosso ha dato il via, a Torino, alla cooperativa Anima Giovane, che si occupa di progetti educativi, formazione per animatori e genitori, animazione e arteterapia e, come dicono loro, “di tutto quello che amano i giovani!”
Proprio dentro Anima Giovane nel 2004 nascono gli ARTISTI TERRESTRI, gruppo di animazione relazionale, teatrale e di strada. 'Artisti' perché fanno della creatività il centro di ogni loro attività, evento, spettacolo. 'Terrestri' perché a loro piace partire da terra, dalle cose più semplici, come il contatto con le persone in strada, fino a prendere il volo ed a toccare il cielo che per loro è una risata di un bambino, il sorriso di un adulto, il coinvolgimento di un giovane. Convinti che lo spettacolo si crea insieme allo spettatore, più che un copione fisso già scritto, scrutano testi e battute sui volti della gente, creando ogni volta un evento diverso.
Il loro gruppo è sempre in eterno movimento, sia per le numerose richieste di intervento che li porta in giro ovunque capiti, sia per il continuo passaggio di nuovi giovani che hanno voglia di mettersi in gioco con loro.
Così il gruppo, diventa un crocevia di esperienze diverse, dove ognuno condivide ciò che conosce: chi gli studi alla facoltà di scienze dell'educazione e chi il diploma di animatore, chi gli anni di teatro e chi le esperienze di volontariato internazionale; il tutto per far sì che gli Artisti Terrestri siano sempre un calderone di idee e personaggi pronti a stupire per la loro semplicità e complicità.
Notevoli e numerose le loro presenze: dalle feste di strada semplici ai grandi eventi nazionali, sempre accompagnati dal loro desiderio di trasmettere agli altri la gioia che loro stessi hanno scoperto, perché a loro volta ricevuta in dono nel corso degli anni e che ora sentono il dovere di trasmettere al loro pubblico.
 
Vedendoli all’opera torna subito alla mente la frase di Don Bosco che dev’essere caposaldo di ogni attività di animazione, salesiana e non: ‘L'EDUCAZIONE E’ COSA DEL CUORE’.
 
Questa frase che è presa alla lettera da Gigi e dai suoi collaboratori, che per mezzo della loro educanimazione portano in giro nei loro spettacoli la convinzione che il primo compito dell’animazione è far star bene le persone che si animano, donando tutti se stessi sul palco come fuori.
 
Per concludere riportiamo una poesia, una riflessione che sarà tema principale del prossimo spettacolo che Gigi insieme ai suoi collaboratori, gli Artisti Terrestri, l’Anima Giovane e l’Arte Diversa presenteranno a Torino, dal titolo UNA GIORNATA DA DIO (Ammesso che sia in casa). Questa volta vivranno un'intera giornata tra personaggi, sketch, giochi, canzoni e balli per scoprire cos'è il tempo e come si possa oggi viverlo.
'Prendersi del tempo per riflettere sul tempo, magari chiedendo anche a chi il tempo un dì creò!'. Un intero giorno in una serata per arrivare a una buonanotte che lasci ben sperare per il giorno dopo.
 
 
TEMPO DELLA SPERANZA
 
È tempo di sperare
 
La speranza è un tempo particolare
 
La speranza è il tempo
che un seme ha dentro sé, quando ha la sensazione certa che sarà un albero.
 
La speranza è il tempo
che passa, non tra un sogno e il risveglio, ma tra il sogno e il suo realizzarsi.
 
La speranza è il tempo
dove la sofferenza diventa fatica e la fatica costruisce la tua casa.
 
La speranza è il tempo
del mio occhio sinistro, che è storto ma vede lo stesso dritto davanti a sé.
 
La speranza è il tempo
che impieghi per scoprire il senso del tuo nome e della tua vita.
 
La speranza è il tempo
delle cose che non hai ancora fatto ma che decidi di non rinviare pi√π.
 
La speranza è il tempo
che passa tra uno sguardo d'incontro e il bacio d'amore
 
La speranza è il tempo del bruco
che sa di non morire quando si rinchiude nel bozzolo,
ma non sa ancora cosa significhi essere farfalla.
 
La speranza è il tempo dei fiori di ciliegio
che colorano il mondo per dieci giorni,
e quando spariscono regalano frutti per una stagione
e legno per una vita.
 
La speranza è il tempo
che Dio ha messo nel cuore degli uomini,
 
La speranza è il tempo
in cui l'uomo cerca di trovare Dio,
 
La speranza è anche il tempo della loro amicizia.
 
 
 
Per ulteriori informazioni: www.animagiovane.org
Mery Momesso
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