Era entrata da me, improvvisamente. Cercava un prete. Non l'avevo mai vista. Mi ha messo subito in crisi: «Conosco tanti modi per morire. Non ne conosco uno per vivere. Ne ha uno lei?». Era venuta da me, come a un supermarket, per comprare una ricetta?
del 07 gennaio 2008
Era entrata da me, improvvisamente. Cercava un prete. Non l’avevo mai vista. Mi ha messo subito in crisi: «Conosco tanti modi per morire. Non ne conosco uno per vivere. Ne ha uno lei?». Era venuta da me, come a un supermarket, per comprare una ricetta?
No, era venuta dopo il terzo tentativo di suicidio in quattro mesi. Un solo modo per vivere? E chi ce l’ha? Oggi sono tanti i santoni, i maestri che posseggono queste ricette. Io non ne avevo una per lei! Solo parole d’uomo. Come prete, avevo quella di Dio: l’ho ascoltata, l’ho confortata. Era il primo passo: per lei, era già bastante così. «Grazie! A casa, sono sola. A volte mi chiudo nell’armadio, con i miei vestiti. Sento il calore del mio corpo; mi sembra di avere compagnia».
Come lei, tanti giovani vengono, bussano, chiedono, colpiti dal «taedium vitae», se non dalla solitudine, da un altro male altrettanto grave: la noia di vivere. Annoiati e stanchi di lavorare, di riposare, di decidere. Nulla li attrae, nulla piace, nulla li soddisfa, nulla li scuote. Una malattia che non colpisce solo i giovani e gli adulti, ma anche i più piccoli. Annoiato il pensionato, come la casalinga, chi è senza lavoro come chi lavora, il consumatore di mass-media come chi frequenta bar o discoteche.
«Qual è il senso della nostra vita – scriveva Albert Einstein – qual è il senso di tutti i viventi in genere? Dare una risposta a questa domanda significa essere religiosi. Tu chiedi: ha assolutamente senso porre questa domanda? Io rispondo: chi percepisce la propria vita e la vita dei suoi simili come priva di senso, non solo è infelice, ma non è affatto in grado di vivere».
La noia, che è mancanza di senso, di interessi provoca la ricerca del sesso, il rifugio nella droga e ancor più nell’alcool, nel frastuono delle discoteche, nei viaggi, nelle corse, nelle avventure e, perfino, nella delinquenza. Si è come gli eroi di Hemingway, che sono sempre all’arrembaggio, per lasciare indietro «il bisogno di pensare».
L’unico modo per sfuggire alla condanna della noia è quello di dare un senso forte all’esistenza. Non si può vivere di noia, neppure di divertimento: forse l’unico modo di vivere è l’amore, l’unica realtà che colora la vita, la penetra, la trasfigura.
La vera tristezza, come la vera povertà, nasce dalla mancanza d’amore. Più vado avanti e più condivido quello che scriveva il grande Chagall, il pittore dei clowns, dei circhi, degli angeli volanti, il quale trovava ridicolo tutto quanto non era stato scritto con il sangue, quanto non era stato compenetrato dall’amore.
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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