Ma poichè si trattava di una nascita non puramente terrena, ma in qualche modo celeste, sia agli uni che agli altri fu rivelata con segni celesti. Come infatti scrive S. Agostino, "gli angeli popolano il cielo, le stelle lo adornano e quindi gli uni e le altre narrano la gloria di Dio".
del 05 gennaio 2010
 
L’Epifania, la manifestazione di Cristo all’umanità, si è arricchita nel tempo di bellissime ed incantevoli leggende, veri e propri midrash cristiani. Un esempio su tutti il meraviglioso racconto del carmelitano Giovanni di Hildesheim chiamato la “storia dei tre Re” del quale ricordo in particolare la stupenda leggenda dei trenta denari.
 
 
Ma l’Epifania non parla solo all’immaginario dell’uomo ma anche alla sua ragione. Nella somma teologica San Tommaso D'Aquino, nel suo stile coinciso e sapiente, discute alcune questioni interessanti riguardanti la manifestazione (Epifania) del Signore Gesù. Ne riporto due brevi brani, il primo riguardante l’universalità della manifestazione di Cristo, il secondo l’adeguamento della manifestazione di Cristo a ciò che è più familiare ad ogni uomo. Soprattutto questa seconda riflessione mi sembra possa essere molto feconda.
Dalla questione 36 articolo 3
 
La salvezza che Cristo doveva portare riguardava tutti gli uomini; perché, come dice S. Paolo, 'per Cristo non esiste più maschio e femmina, gentile e giudeo, schiavo e libero', e nessun'altra differenza del genere. Ora, affinché ciò fosse prefigurato fin dalla nascita di Cristo, egli si diede a conoscere a uomini di ogni condizione.
Infatti, come nota S. Agostino, 'i pastori erano Israeliti, i Magi pagani. I primi vicini, i secondi lontani. Tutti convennero come alla pietra angolare'.Un'altra differenza esisteva tra di loro: i Magi erano sapienti e potenti, i pastori semplici e di basso rango. Si diede a conoscere ai giusti come Simeone ed Anna, e ai peccatori, cioè ai Magi.
Inoltre si manifestò agli uomini ed alle donne: ad Anna, per esempio, perché fosse evidente che nessuna condizione umana era esclusa dalla salvezza portata da Cristo.
Dalla questione 36 articolo 5
 
Come la dimostrazione attraverso gli esempi inizia con ciò che è più evidente per colui al quale si vuol dimostrare qualcosa, così la manifestazione mediante qualche segno dovrebbe essere fatta con ciò che è più familiare a colui al quale è rivolta.
È dunque evidente che per gli uomini giusti sia familiare e abituale essere istruiti dall'istinto interiore dello Spirito Santo, cioè dallo spirito di profezia, senza intervento di segni sensibili. Ora, gli ebrei erano abituati a ricevere le comunicazioni divine mediante gli angeli, per mezzo dei quali avevano ricevuto anche la Legge, come sta scritto: 'Riceveste la Legge per ministero degli angeli'. Ecco perché ai giusti israeliti, cioè ad Anna e a Simeone, la nascita di Cristo fu rivelata per istinto interiore dello Spirito Santo, come afferma S. Luca: 'Dallo Spirito Santo gli era stato rivelato che non avrebbe incontrato la morte prima che avesse visto il Cristo del Signore'
Altri invece, immersi nelle cose materiali, vengono condotti alle realtà che riguardano l’intelletto mediante le cose sensibili. Infatti i gentili, e specialmente gli astrologi, erano abituati ad osservare il corso degli astri. Ecco perchè ai pastori e ai Magi, come a persone esperte in cose materiali, la nascita di Cristo fu manifestata mediante apparizioni visibili.
Ma poichè si trattava di una nascita non puramente terrena, ma in qualche modo celeste, sia agli uni che agli altri fu rivelata con segni celesti. Come infatti scrive S. Agostino, 'gli angeli popolano il cielo, le stelle lo adornano e quindi gli uni e le altre narrano la gloria di Dio'.
È giusto quindi che agli ebrei, presso i quali le apparizioni degli angeli erano frequenti, la nascita di Cristo fosse rivelata per mezzo di angeli; ai Magi invece, abituati a considerare i corpi celesti, è giusto che fosse fatta per mezzo di una stella. Perché, come spiega San Giovanni Crisostomo 'Dio adattandosi ad essi li volle chiamare con mezzi loro familiari'.
C'è poi un'altra ragione portata da San Gregorio Magno: 'Ai Giudei, come ad esseri che sapevano servirsi della ragione per conoscere Dio, doveva parlare una creatura razionale (L’ANGELO). I gentili invece, che non sapevano servirsi della ragione per conoscere Dio, sono condotti a lui non da una voce, ma da segni (LA STELLA). E come per annunziare alle genti il Signore già dotato di parola, furono incaricati predicatori che parlavano; così per annunziare il Signore ancora neonato furono usati muti elementi'.
S. Agostino porta un terzo motivo: 'Ad Abramo era stata promessa una innumerevole discendenza, non carnale, ma frutto della fecondità della fede. Per questo essa fu paragonata alla moltitudine delle stelle, allo scopo di infondere la speranza di una discendenza celeste'. Perciò i gentili, indicati nelle stelle, dal sorgere di una nuova stella vengono stimolati ad andare a Cristo, per mezzo del quale diventano progenie di Abramo. 
San Tommaso D'Aquino
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