Sono ventiquattr'ore importanti, quelle della domenica. Per i credenti, ma anche per chi non crede. C'è da scegliere tra il bello e il brutto: tra ciò che valorizza l'umano che è in noi e l'omologazione. A farmi riflettere sulla domenica sono, da un bel po', gli studenti, al lunedì, quando riprende la scuola.
del 04 novembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
           L’ho detto ai genitori che sono venuti all’incontro prima delle votazioni per i rappresentanti di classe. Lo ripeto, da tempo, a scuola, ai miei ragazzi.Sono ventiquattr’ore importanti, quelle della domenica. Per i credenti, ma anche per chi non crede. C’è da scegliere, ancora una volta, tra il bello e il brutto: tra ciò che valorizza l’umano che è in noi e l’omologazione che rende grigia e insipida la vita.
A farmi riflettere sulla domenica sono, da un bel po’, gli studenti, al lunedì, quando riprende la scuola. E’ dai loro racconti e dall’espressione del volto che capisco se il giorno precedente li ha “caricati” o li ha delusi.
          Novelli protagonisti del “Sabato del villaggio” leopardiano, attendono pieni di aspettative il fine settimana come se nell’happy hour, nelle birrerie, nelle discoteche, nel tacco dodici dell’ultimo paio di scarpe alla moda, nell’ipotetico incontro con un nuovo ‘lui’ o una nuova ‘lei’, nel ballo e nello sballo fossero certi, finalmente, di zittire il tarlo che li rode, la domanda di senso che brucia nel cuore e non dà tregua. Di riempire, con l’ebbrezza o con l’oblio, il vuoto che li tormenta.Parlano di look, il giovedì e il venerdì, e il sabato sera, attesissimo, approda in domeniche trascorse a letto o sul divano a smaltire gli effetti fisiologici o, spesso, patologici, della sera precedente. Domeniche di intontimento, di delusione. Rimorsi e rimpianti il cui strascico può tatuare per sempre la vita.
          Ma se è vero che, il più delle volte, a rovinarsi la domenica ce la fanno benissimo da soli, altre volte, dai frammenti di racconto carpiti il lunedì, ti accorgi che il giorno precedente è stato triste e scialbo per l’assenza di mamma e papà, via con la nuova compagna o con l’“amico”. O magari i genitori erano a casa, in famiglia, ma ognuno in una stanza diversa, in altre faccende affacendato.E così, dopo una settimana di corsa, presi da mille impegni e sempre troppo poco tempo (e/o voglia) per parlare, la domenica diventa trasparente, insignificante. Non incide. Non lascia segno. Un “tra parentesi” dal lavoro o dallo studio e, quel che è peggio, dalla vita.Riappropriamoci della domenica! Credenti e non credenti.
          Che torni ad essere spazio e tempo per sé: per il bene di sé. Bellezza per gli occhi. Ricchezza per l’anima. Stimolo per la mente. Ristoro per il corpo. Pienezza per il cuore.Penso al racconto “L’avventura di due sposi” di Italo Calvino. Arturo ed Elide, operai, lavorano in fabbrica. Lui ha il turno di notte, lei di giorno. Nelle nostre famiglie rischia di accadere esattamente ciò che accade a loro: ci si sfiora e non ci si tocca. Ci si incrocia e non ci si incontra. Per Arturo ed Elide, almeno, arriva “il momento dello struggimento che li pigliava tutti e due d’avere così poco tempo per stare insieme, e quasi non riuscivano a portarsi il cucchiaio alla bocca, dalla voglia che avevano di star lì a tenersi per mano”. Nelle nostre case, chi lo sa se c’è lo stesso struggimento: lo stesso bruciore della ferita causata dalla “distanza”, o se ci siamo assuefatti pure a quella…Riprendiamoci le domeniche! Proviamo a viverle come paradigma della settimana! Un po’ di tempo e di attenzione in più dedicati a Dio, innanzitutto; e poi alla famiglia, agli amici, all’arte, alla buona lettura, alla musica… Sarà scorta di bellezza per i sei giorni successivi.
          La settimana inizia la domenica. Non è una teoria. Lo dimostrano, il lunedì, i volti felici o tristi dei ragazzi che riprendono la scuola. Lo dimostrano i nostri volti adulti.Pensate alla vostra domenica. Una domenica da ricordare perché ha lasciato un’impronta nel cuore. Una domenica desiderabile, invidiabile, contagiosa perché “possibile”: alla portata di tutti. Una domenica che sia sintesi armoniosa della settimana precedente e preludio invitante di quella successiva. Di domeniche da zombie francamente non sappiamo che farcene.
Vogliamo una domenica da “viventi”, che coinvolga corpo, mente, cuore, anima… tutto! 
Saro Luisella
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