Un periodo di vacanza è un'occasione preziosa per sentirsi in terra straniera e capire che la vita spirituale ha bisogno di un luogo famigliare e non estraneo, perché tale è la relazione con il Signore. Non solo Dio non va in vacanza, ma forse proprio in tempo di vacanza, impariamo a riscoprire la pratica della nostra fede.
del 23 giugno 2011
 
 
          Sarà capitato a tutti di trovarsi lontano da casa, per un periodo più o meno lungo di ferie, e di cercare una chiesa per la messa della domenica. Niente di strano, dovrebbe essere qualcosa di normale, perché la fede non va in vacanza. Ma proprio in questo gesto si possono apprezzare fattori non poco significativi di una dimensione profonda delle pratiche della fede. La vita spirituale ha bisogno di una 'casa', di un luogo famigliare e non estraneo, perché tale è la relazione con il Signore.
          Non è sempre facile e scontato. Mi colpisce, ogni volta, il racconto di chi arriva a Milano – ieri dal sud, oggi da luoghi ancora più lontani – e racconta di come il passaggio ad un‘altra terra abbia inciso sul proprio cammino di fede. L'esperienza credente nasce in un contesto preciso, fatto di persone, luoghi, riti, colori, canti… quando si parte e si arriva in terra 'straniera' è come trovarsi in esilio, e scoprire che è più difficile praticare la fede, perché non si trova un luogo che si senta come proprio.
          Eppure proprio questa estraniazione è un passaggio decisivo per la fede di ciascuno. Sia perché ci si accorge, solo allora, di come il nostro rapporto con Dio non debba dipendere da luoghi o persone ma possa essere davvero un rapporto con Lui; di come la fede non sia una semplice consuetudine, una abitudine, ma qualcosa che ha radici profonde in noi, tanto che la sentiamo necessaria anche cambiando luoghi, abitudini e tradizioni. E poi scopriamo che, dovunque la vita ci porti, possiamo trovare casa anche per la nostra vita di fede. Il cammino del credente è insieme quello di un nomade che vive in cammino verso una patria che attende dal Signore. Eppure, proprio per questo, impara a trovar casa in ogni luogo.
          Così per noi nei periodi estivi: è come trovarci in terra straniera. Da una parte, senti nostalgia della tua comunità, ne apprezzi aspetti che sembrano normali e, invece, sono un dono prezioso. Dall‘altra impari a trovar casa in ogni luogo, a scoprire che la fede è la stessa, che puoi celebrare la gioia di credere con persone che non conosci, ma che sono fratelli in Cristo, e nel suo nome diventano non estranei. Conosci modi diversi di pregare, stili differenti di dire la stessa fede.
          Non solo, dunque, Dio non va in vacanza, ma forse proprio in questi tempi, impariamo a riscoprire la pratica della nostra fede, come un gesto iscritto profondamente nella nostra vita. La stessa Parola di Dio, l‘Eucaristia celebrata insieme costruiscono legami che reggono la distanza, e ci permettono di 'ritrovarsi a casa' anche in 'terra straniera'.
          Ovunque andiate, cercate una chiesa, provate a scoprire quello che accade, e insieme sentiremo che la comunione è viva, anche mentre siamo lontani gli uni dagli altri.
Antonio Torresin
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