Se l'educatore-animatore vocazionale non è lui per primo uomo luminoso, vivo e interiormente libero, non potrà accendere nulla e nessuno, non potrà generare la persona e in essa la chiamata e la disponibilità a seguirla. È un libro breve quello di Rut, ma è una lettura veloce che ti lascia dentro una sensazione di grande pace e dolcezza.
del 28 giugno 2011
 
 
          È un libro breve quello di Rut, ma è una lettura veloce che ti lascia dentro una sensazione di grande pace e dolcezza. È come una riposante isoletta (solo 4 capitoli) in mezzo alle vicende spesso contrastanti degli altri libri del primo Testamento. Ed è, tra l’altro, anche una storia vocazionale, storia incrociata di varie chiamate di diverse persone, in particolare donne, che sembrano aiutarsi l’un l’altra a vivere nella fedeltà al progetto di Dio. Storia al femminile, dunque.
Noemi, la donna libera
          Era tempo di carestia per Israele, che costringeva molti a emigrare per trovare cibo e lavoro. Così fa anche Elimelec, che espatria a Moab con la moglie Noemi, e i due figli, Maclon e Chilion. Una vicenda come tante oggi, di gente costretta a lasciare la propria terra per sopravvivere, con tutto ciò che questo comporta in termini di sradicamento esistenziale, conflitti d’identità, smarrimento delle proprie radici, strappo affettivo, spesso condizioni di vita non rispettose e umilianti… Eppure il piano di Dio passa anche attraverso questi eventi, per strade non familiari, in terra straniera, lungo i fiumi di Babilonia o nei campi di Moab.
          Ma Elimelec muore, e dopo un po’ anche i due suoi figli, che nel frattempo avevano sposato donne moabite. Per Noemi si chiude una strada e non c’è altro da fare se non tornare alla sua terra. Era partita con molta speranza, torna “amareggiata” e “vuota” (Rut 1,20-21), senza marito, figli, né alcun nipote. L’accompagnano per un po’ le due nuore, Orpa e Rut, ma lei è così attenta all’altro e per nulla ripiegata su di sé, da invitarle a tornare a casa loro: che seguano la loro strada, si rifacciano una vita con un altro sposo. Le due scoppiano a piangere, non la vogliono lasciare, lei insiste, e alla fine Orpa se ne va, mentre Rut decide di seguirla.
          È la scena-madre dell’intero libro, poiché Noemi, libera nel cuore, fa di tutto per rendere libere le due, di quella libertà che nasce dal sincero interesse dell’anziana donna per ciascuna; una l ibertà che si manifesta nell’amore espresso dal pianto di entrambe e nel fatto, poi, che ognuna segua la propria strada. È la libertà del vero educatore e animatore vocazionale, che non lega a sé, da un lato; mentre dall’altro, esprime attenzione e interesse vero. È la libertà di Giovanni Battista che invita i suoi discepoli a lasciarlo per seguire il Messia. La libertà si accende solo con la libertà: se l’educatore non è lui per primo uomo luminoso, vivo e interiormente libero, non potrà accendere nulla e nessuno, non potrà generare la persona e in essa la chiamata e la disponibilità a seguirla. Noemi come immagine dell’educatore-animatore vocazionale!
 
Rut, la donna appassionata
          Quando Orpa se ne va Noemi per la terza volta (!) invita Rut a tornare dai suoi, provocando stavolta una risposta che non è solo un atto d’amore per la suocera, ma una vera e propria opzione di vita, quello che noi potremmo chiamare “scelta vocazionale”, con le sue componenti caratteristiche. Così articolate (15-17):
- “…dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò”: è la dichiarazione della sequela, che riecheggia quella evangelica: “ti seguirò dovunque andrai”, una scelta totale-radicale e assieme personale-relazionale: si segue una persona, non un’idea e nemmeno un ideale, ma un “tu” che si pone sempre più al centro della vita, come Noemi per Rut.- “Il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio”: c’è una identificazione completa tra Chiamante e chiamato, con richiesta a quest’ultimo del coraggio di lasciare la propria terra, la propria gente… per assumere una nuova identità. È la chiamata ad assumere i sentimenti del Figlio, di colui che dà la vita per il popolo, in forza dell’amore del Padre. Come Rut entra con queste parole a far parte del popolo dell’alleanza, così il chiamato entra nella famiglia dei figli di Dio.- “Dove morirai tu, morirò anch’io e lì sarò sepolta”: la scelta è irrevocabile e per sempre, sino alla morte. E perché e da dove viene la forza di impegnare la vita intera? Un’unica risposta: dall’amore. Rut non si atteggia a eroina, è l’affetto che prova per questa donna che la spinge a parlare e decidere così di sé, perché l’amore è per sempre, così intenso da impegnare anche i sentimenti, così forte da ipotecare il futuro. È il “per sempre” che fa paura a una particolare categoria di persone, a coloro che non hanno sperimentato l’amore.- “Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te”: l’impegno è preso dinanzi a Dio, solennemente. Perché è Dio che prende l’iniziativa e, prima ancora del chiamato, si impegna unilateralmente con lui. Così come Dio per primo ha stretto alleanza con Israele. Rut la moabita entra col suo gesto a far parte di un popolo che Dio si è scelto, ha chiamato, e ora sostiene con la sua fedeltà, è il “suo” popolo, e lui sarà il “suo” Dio. Ogni vocazione indica l’appartenenza a Dio, non è solo scelta umana. Per questo è irrevocabile.
 
Obed, il figlio (e il nonno di Davide)
          Alla fine Dio ben edice Noemi, l’amareggiata, e premia Rut, la straniera, alla maniera di Dio: donando la vita laddove sembrava regnare la morte. E una vita importante, nella linea ascendente del Messia. Così è per ogni vocazione vissuta nella fedeltà della risposta. All’inizio chiede un “espatrio” da sé e dalla propria terra, passa attraverso eventi di morte, semb ra essa stessa sterile, ma se trova nel chiamato la libertà di chi si fida e la passione di chi si innamora, genera in lui e attraverso lui vita e salvezza. 
          Rut pare uscire di scena, mentre le donne benedicono il Signore per il bambino nato. È il destino di ogni chiamato: non la sua gloria, nemmeno la sua salvezza, ma quella degli altri. Con la libertà di Noemi e la passione di Rut.
 
Amedeo Cencini
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