Sabato 31 agosto 1957

Come potremo vedere senza occhi? Avevo piuttosto tendenza a pensare che alla morte l'anima si fissasse in una specie di contemplazione meravigliosa e che, all'infuori della visione beatifica, più niente dovesse esistere.

Sabato 31 agosto 1957

da L'autore

del 01 dicembre 2009

 

Il prossimo Natale lo passerò in Paradiso

 

Sabato 31 agosto

 

Ed ecco, un altro mese è passato. Finirò il prossimo? Credo di sì. Il ricorso sarà presentato piuttosto verso il 10 ottobre. Insomma, aspettiamo.

Questo mese è comunque passato assai bene, e ho l'impressione d'essere molto maturato. Mi fortifico sempre più l'anima e sono meno balbuziente che all'inizio. Mantengo con maggior facilità le risoluzioni che prendo, e mi sto assediando a poco a poco. Finirò bene con possedermi, e più presto sarà, tanto meglio.

 

Un momento fa stavo guardando il mio messale e mi son caduti gli occhi sulle feste del Natale. Questo mi ha messo tutto sossopra al pensiero che le passerò in cielo! Noi siamo talmente abituati a pensare terra terra che istintivamente prospettiamo l'avvenire da questa angolatura. Se ci rifletto bene, dovrei essere normalmente assorbito dall'idea che di qui a poco mi presenterò davanti a Nostro Signore, e tuttavia non posso afferrarne tutta la gravita.

 

Se d'estate cammino sotto un cielo stellato, posso dirmi che questi milioni di stelle, questo mondo infinitamente grande e meraviglioso è la manifestazione visibile e palpabile dell'intelligenza creatrice di Dio. Se il Signore ha giudicato bene ornare questo mondo perituro di tanta bellezza, quanto più avrà abbellito quello che deve durare eternamente! E il Creatore di tutta questa bellezza, quale splendore non deve possedere Egli stesso!

 

Ora, in morte, squarciandosi il velo, saremo ammessi a contemplare il Signore. La nostra miseria opposta alla Sua gloria! Credo che se ci fosse dato di ascoltare gli urli che deve emettere un dannato, quando si giudica alla luce divina, ne saremmo colti da spavento e sarebbe abbastanza forte da far crollare tutte le montagne della terra!

 

Pur avendo fiducia nell'amore infinito del Signore, credo che sarebbe bene tentare di meditare un po' questa questione e di trarne un timore salutare. Mi chiedo spesso sotto quale forma dobbiamo vivere di là. Secondo i racconti dei santi, sembrerebbe che l'anima conservi tutta la sua personalità e i suoi affetti terreni. Ben inteso, non si può assolutamente immaginare quale genere di vita ci sarà offerto. Come potremo vedere senza occhi?

 

Avevo piuttosto tendenza a pensare che alla morte l'anima si fissasse in una specie di contemplazione meravigliosa e che, all'infuori della visione beatifica, più niente dovesse esistere. Ma costato, in seguito alle mie letture, che non è così, e che l'anima ammessa a contemplare Dio, deve possedere una certa libertà, rallegrarsi dei piani divini, e presentare delle preghiere in favore dei suoi congiunti rimasti sulla terra.

 

Sono ben certo che nell'ora attuale la mamma e la sorellina [Jacqueline] devono pregare incessantemente il Signore e rallegrarsi di sapere che andrò a ritrovarle.

Dacché sarò lassù, pregherò il buon Dio che protegga la mia bambina fino al giorno in cui verrà a raggiungermi.

 

La piccola santa Teresa di Gesù Bambino ha dichiarato prima di morire: Voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra [Novissima Verba, 17 luglio 1897], e mantiene la parola! Dunque, lassù noi possiamo fare molte cose. Ed è per questo che una numerosa famiglia è una benedizione del Signore.

 

Jacques Fesch

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