Torna tra i giovani voglia di famiglia, la gioia di poter contare su di un ambiente accogliente, libero, non formale, caldo di sentimenti, semplice, dove si sa di stare a cuore a qualcuno. E' in testa ai desideri delle giovani generazioni, forse perché non ne fanno sempre esperienza, perché devono fare i conti con famiglie sfasciate, con genitori separati, con ricatti e contratti.
del 09 novembre 2006
 
Torna tra i giovani voglia di famiglia, la gioia di poter contare su di un ambiente accogliente, libero, non formale, caldo di sentimenti, semplice, dove si sa di stare a cuore a qualcuno. E’ in testa ai desideri delle giovani generazioni, forse perché non ne fanno sempre esperienza, perché devono fare i conti con famiglie sfasciate, con genitori separati, con ricatti e contratti. Tornano a casa da scuola e dal lavoro arrabbiati senza sapere il perché e devono trovarsi motivi per vivere in solitudine.
Forse non è proprio così intensa la voglia di famiglia da parte degli adulti che ne sentono solo il peso, che non riescono più a dialogare con le giovani generazioni, che si sentono talvolta usati, spesso solo funzionali, che stentano a condividere gioie e dolori senza accusarsi o ricattarsi.
Certo oggi la famiglia sta diventando un punto nodale della nostra convivenza: tutti la vogliono, anche chi non ne ha diritto, perché la famiglia ha al centro due grandi compiti essenziali: l’amore tra un uomo e una donna e la procreazione dei figli; se ne manca uno non è famiglia. Tutti la proclamano, ma pochi sono disposti ad imparare a costruire famiglia, a dare il proprio originale contributo di amore e di intelligenza, di impegno e di progetto.
Anche Gesù ha potuto godere di una famiglia. Il figlio di Dio si è fatto uomo nell’intimità dell’amore di un uomo e di una donna. Ha imparato a vivere entro il sereno ambiente di una casa, a Nazaret. Sulle ginocchia di sua mamma ha imparato a modulare il sentimento fondamentale dell’amore, a dire quello che aveva nel cuore, ad entrare nella mentalità di un popolo, a rivolgersi con estrema fiducia a Dio, a far crescere dentro rispetto e dignità per tutti. Dal padre ha imparato a progettare la sua vita, a lavorare per avere un futuro, a relazionarsi con tutti per dare il suo contributo alla società. Cresceva in età sapienza e grazia, dice il vangelo: sviluppava la sua vita, dava risposte alle sue domande di significato e accoglieva i doni di Dio in un ascolto profondo. Quello che ogni uomo ha il diritto di costruire in un clima di comunione e di partecipazione, senza accampare diritti o esigere doveri, ma solo vivendo la forza dell’amore. La famiglia di Nazaret può ben essere una speranza per le nostre fragili famiglie.
Ma questa speranza dove la trovo?
mons. Domenico Sigalini
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