Salesiani: un carisma indirizzato ai giovani

Intervista con il padre Filiberto Gonzalez, membro del Consiglio Generale dell'ordine fondato da don Bosco. "Sì, i giovani hanno necessità dell'amore di Dio e hanno bisogno di qualcuno che lo manifesti. Abbiamo accolto la chiamata del Santo Padre ad essere dei salesiani cercatori di Dio..."

Salesiani: un carisma indirizzato ai giovani

I salesiani sono evangelizzatori, educatori e comunicatori dell'amore di Dio. Il loro carisma è destinato principalmente ai giovani, considerati importanti per la Chiesa e amati da Dio. Un apostolato che si realizza soprattutto con le seguenti opere: collegi tecnici, scuole, oratori, missioni ad gentes ed università. Non mancano gli spazi come le reti sociali, sebbene si rinforzi principalmente con l'amicizia personale e nei sacramenti.

Lo ha spiegato padre Filiberto González Plasencia, incaricato della comunicazione sociale del consiglio generale dei Salesiani, nell'intervista a Zenit che proponiamo qui di seguito. Padre Filiberto ha voluto portare ai nostri lettori anche il saluto del rettore maggior, Pascual Chávez.

Quanti sono i salesiani nel mondo e in quali paesi sono presenti?

I salesiani sono presenti in 130 paesi, e sono in tutto 15.500 tra sacerdoti, diaconi e consacrati con professione iniziale e perpetua. Questo numero è in enorme crescita, se pensiamo che la famiglia salesiana è suddivisa in 28 gruppi, come le Figlie di Maria Ausiliatrice, i Sacri cuori, i cooperatori, gli ex alunni, i volontari, che sono sia consacrati che laici. L'ultima nata è la congregazione di un gruppo di famiglie consacrate alla missione.

Come si può definire il carisma di don Bosco?

È un carisma educativo ed evangelizzatore destinato ai giovani, in particolare ai più bisognosi. In questo evangelizzare-educare ed educare-evangelizzare, ci rendiamo conto che Dio li ama e che sono importanti per la Chiesa. Noi lavoriamo con fedeltà al carisma: evangelizzatori, educatori, comunicatori dell'amore di Dio. Questi sono i tre elementi centrali per noi.

La realtà sociale italiano è molto cambiata dai tempi di don Bosco ad oggi. Ciò ha comportato qualche cambiamento nel vostro carisma?

Il carisma è identico in Italia e nel mondo. In Italia si cerca, come altrove, di continuare ad essere fedeli alla nostra fonte: il vangelo e il carisma di don Bosco all'interno della forte evoluzione sociale e culturale, come suggerisce il Concilio Vaticano II.

È vero, però oggi in Italia, ad esempio, avete università, il livello culturale è più alto...

Sì, è vero, abbiamo alcune università e scuole di ogni tipo, in particolare istituti tecnici, dove i ragazzi vogliono imparare a lavorare per diventare “buoni cristiani ed onesti cittadini”. Dall'altra parte il carisma si esprime anche nelle parrocchie, negli oratori e in tutto ciò, ci uniamo allo sforzo della Chiesa italiana. Abbiamo alcuni centri per ragazzi con problemi di tossicodipendenza, che grazia a Dio sono pochi, ma sono quelli che hanno più necessità: molti di loro sono italiani ma non mancano gli immigrati. In questo ci sentiamo fedeli al Vangelo, alla Chiesa alla quale Dio ci ha chiamato e al fondatore.

Qual è stato, dunque, il cambiamento?

Operiamo in tutti i tipi di scuole ed università, parrocchie e centri, nella missione sul campo ad gentes, nei luoghi dove non si reca nessuno. In Brasile, ad esempio, ci sono 28 vescovi salesiani e quasi tutti in luoghi di missione.

Nella nuova evangelizzazione qual è il contributo e come lo state vivendo da momento che i salesiani sono sempre stati evangelizzatori?

Abbiamo due punti di partenza nella nuova evangelizzazione. La prima è la chiamata di Giovanni Paolo II all'inizio del suo pontificato con discorsi pronunciati in Polonia e in America, a Santo Domingo. Dopo il 2000 il cardinale Ratzinger, oggi papa Benedetto XVI, ha ricordato la vocazione evangelizzatrice della Chiesa: proclamando il valore assoluto di Dio, la primazia del suo Regno, attuando come servitori degli uomini e testimoniando in una cultura che si evolve.

E la vostra risposta?

La nostra congregazione da 8-10 anni si è unita alla chiesa promuovendo quello che chiamiamo il Progetto Europa, con tre grandi tappe.

La prima è la nostra conversione personale e comunitaria al vangelo e al carisma salesiano. Il punto di partenza non è l'organizzazione, bensì la nostra conversione.

Il secondo punto è la ristrutturazione della nostra distribuzione e la ridefinizione della nostra presenza. In Europa siamo organizzati in tre grandi regioni ma ciò non è sufficiente. Dobbiamo vedere come rispondere con il nostro carisma e le opere alle nuove necessità dei giovani.

Terzo punto: essendo parte della chiesa evangelizzatrice, invitiamo tutti i membri della congregazione in Europa, perché lo facciano in nome di Cristo e della sua Chiesa.

Nell'obiettivo della Nuova Evangelizzazione, avete un impegno particolare nei confronti dei giovani, è così?

Sì, i giovani hanno necessità dell'amore di Dio e hanno bisogno di qualcuno che lo manifesti. Abbiamo accolto la chiamata del Santo Padre ad essere dei salesiani mistici, cercatori di Dio in quanto senso della vita; profetici con una vita personale e comunitaria autentica e fraterna che nasce dall'essere figli di Dio; già essere servi del prossimo, specialmente dei giovani più bisognosi, in particolare quelli che non hanno Dio o che si sono dimenticati di Lui.

Che progetti avete per i prossimi anni?

Nel marzo/aprile 2014 avremo il nostro 27° capitolo generale e il tema da noi scelto come congregazione è Testimoni radicali del vangelo. Ciò si unisce ad un processo di identificazione con il nostro fondatore Don Bosco, nella commemorazione dei 200 anni dalla sua nascita.

Come sono le vostre relazioni con il papa?

Il nostro amore per il papa nasce con Don bosco, è come un quarto voto, nella coscienza che, stando al suo fianco, stiamo con la Chiesa e ci manteniamo fedeli al Vangelo. C'è un fatto interessante in questa relazione di missione giovanile. Il 24 maggio 2009, giorno di Maria Ausiliatrice, Benedetto XVI scrisse una lettera a tutti i giovani del mondo in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, sul tema Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell'amicizia. Avemmo come l'impressione che fosse stata scritta da San Giovanni Bosco per l'amore con cui si dirigeva ai giovani e per l'invito che rivolgeva loro.

Il Papa scrisse: a voi giovani, che conoscete meglio di noi i vostri coetanei, affido l'evangelizzazione del continente digitale, una nuova realtà in cui vive la maggior parte dei giovani credenti e non credenti di tutto il mondo.

Anche per questo, noi ci sentiamo chiamati a fare ingresso nelle nuove culture e in questo continente. È un grande “cortile” nel quale i salesiani hanno il compito di educare evangelizzando, proprio perché vi trovano i giovani, così come ci troviamo in altri “cortili” come le aule scolastiche, i campi sportivi, le strade.

Vale lo stesso per le reti sociali?

Laddove ci sono giovani e salesiani, quel luogo si trasforma in cortile. Le reti sociali sono un cortile digitale che ci chiama ad essere presenti. In Facebook, ad esempio, dove un utente può unirsi ad altre dieci o cento persone, si crea una dinamica di convivenza educativa interna, che si rinforza con la convivenza personale e con i sacramenti. Stiamo cercando esperienze di questo tipo, andando sempre dove sono loro.

Come vanno le vostre vocazioni?

Come tutti, nella Chiesa siamo stati colpiti. Ci sono meno vocazioni ma forse più mature e frutto di un discernimento migliore. Nel frattempo abbiamo in media 450-500 novizi ogni anno e crediamo che questo regalo di Dio sia dovuto al carisma giovanile. È una grande benedizione. In Europa le vocazioni sono molto più solide e con una grande serietà di vita.

 

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