La vicenda di Lorenzo invita ogni fedele a riflettere sul servizio del diaconato...
Tanti santi della storia della Chiesa sono ricordati anche dopo parecchi secoli dalla loro morte terrena. Questo è il caso di Lorenzo, un santo amato dalla città di Roma e celebrato dalla Chiesa universale. La narrazione della sua sua storia presenta elementi che potrebbero essere leggendari, ma conservano vari tratti della realtà vissuta. Quello che è certo di Lorenzo è il suo martirio avvenuta per amore a Cristo. Alcuni raccontano del martirio avvenuto su una graticola rovente, altri sostengono la tesi che sia stata una morte per decapitazione. Certamente Lorenzo è stato un martire della Chiesa, il quale ha avuto il coraggio di testimoniare la fede in Cristo sino a versare il suo sangue.
L’altra notizia certa sulla vita di Lorenzo è il servizio al diaconato che egli svolse per conto del Papa Sisto II. Celebre è la sua espressione che pronunziò davanti al prefetto di Roma, che gli chiedeva di consegnargli i tesori che possedeva a nome della Chiesa: “Ecco i tesori della Chiesa sono questi” presentandogli tutti gli storpi, gli emarginati ed i malati che egli serviva nel nome di Cristo.
La vicenda di Lorenzo invita ogni fedele a riflettere sul servizio del diaconato, un ministero che ha perso nel corso degli ultimi anni valore e fascino nella vita della Chiesa.
La Chiesa primitiva ha istituito il diaconato per il servizio alla mense, per la predicazione della Parola, per la preghiera comune e per la distribuzione dei beni. Proprio la trascurarezza della divisione dei beni verso le vedove di provvenienza dal mondo greco, fu la causa scatenante dell’inspirazione degli apostoli di istituire questo ministero.
L’attenta distribuzione dei beni verso coloro che chiedono aiuto alla Chiesa è un servizio che richiede prudenza, discernimento e riservartezza. La presunta ingiustizia nella gestione dei beni produce divisioni, scatena litigi, genera invidie e soprattutto rischia di allontanare le persone dalla Chiesa.
Il diacono è colui che ha la missione di conoscere la realtà familiare, sociale e morale delle singole persone, per discernere le loro reali necessità ed offrire quello che è davvero indispensabile, senza operare favoritismi che accontentino alcuni e rendano insodisfatti altri. Il diacono è chiamato a svolgere l’arte del padre di famiglia, il quale è consapevole che non ha molto da offrire ai suoi figli, ma ha il dovere di accontentarli tutti, cercando di non creare disparità di trattamento, ma nello stesso tempo soddisfando le esigenze di ognuno di loro, anche se le richieste di partenza non sono paritarie.
Lorenzo ci insegna che il diacono è un servizio che non richiede solo la distribuzione dei beni altrui, ma significa prima di tutto dare la propria vita come testimonianza suprema di amore a Dio e alla Chiesa. Le varie narrazioni su San Lorenzo ci raccontano un episodio molto illuminante della sua vita. Quando Lorenzo seppe che il prefetto voleva sottrarre tutti i beni che egli gestiva a favore dei poveri, egli molto furbamente decise di distribuire tutti gli averi, presentandosi a mani vuote davanti all’autorità romana. Questo gesto di scaltrezza dimostra l’amore di Lorenzo per i poveri, i quali vanno serviti e sostenuti con quell’abbondanza, quel tempismo e quella segretezza che sono i tratti distintivi del vero cristiano.
I Vangeli sono pieni di riferimenti all’invito alla gratuità e alla generosità verso i bisognosi, perché quello che si da ai poveri si presta a Dio e si ottiene restituito abbondantemente da Dio stesso in beni materiali e spirituali. Il dare ai poveri è un accumulare un tesoro nel regno dei cieli, dove non vi è il pericolo delle improvvise ruberie, della svalutazione monetaria, dei fallimenti bancari e della crisi economica.
Presentare i poveri come la vera ricchezza della Chiesa sarà sembrato al prefetto una provocazione, ma è stata un'intuizione geniale da parte di Lorenzo, il quale ha utilizzato una semplice espressione per compendiare l’insegnamento evangelico del Cristo, il quale ha promesso di rimanere vivo sulla terra, oltre che nell’Eucarestia, anche nei piccoli, nei poveri, nei migranti, nei carcerati e negli ammalati.
Lorenzo insegna al mondo moderno quale sia la vera ricchezza. Lorenzo ricorda ad ogni generazione che la carne di Cristo è possibile toccarla proprio nelle persone che evitiamo, ignoriamo e dimentichiamo. Alzare le barriere alla frontiere degli stati per respingere i migranti, evitare il flusso dei profughi cercando di respingerli nei loro Paesi di provenienza, è un evidente rifiuto di Cristo che cerca di entrare per rinnovare l’umanità delle nazioni europee, ma viene troppe volte rifiutato.
La ricchezza di una società si misura su come si accolgono, si servono e si trattano i poveri ed i malati. L’accoglienza non significa relegarli all’interno di centri di ospitalità recintati da alte mura e dotati di telecamere di controllo per monitorare eventuali rischi di fuga. L’accoglienza vera è quella di aprire le porte della proprie case per farli sentire quella familiarità e quel sostegno umano che sono alla base di una convivenza civile. Il diaconato come servizio ai poveri è il ministero del servire lo straniero, il nemico e l’eretico, sull’esempio del buon samaritano che non ha guardato la provenienza del moribondo incontrato lungo la via, ma ha curato le sue ferite mettendogli a disposizione il suo tempo, i suoi soldi e tutte le sue energie.
Riscoprire il valore del diaconato è un tesoro prezioso per la Chiesa in uscita che vuole raggiungere Cristo presente nei poveri. Tante sono le forme di diaconato raccontate dai Vangeli. Il diaconato di Maria di Magdala che offrì agli apostoli il primo annunzio della resseruzione, il diaconato delle pie donne che seguivano Gesù e lo assistevano con i loro beni, il diaconato di Zaccheo che dava la metà dei suoi beni ai poveri, il diaconato di Stefano che offrì ai giudei la testimonianza che Gesù era il Cristo venuto per salvare tutta l’umanità.
Vivere autenticamente il diaconato è la sfida della Chiesa universale che solo attraverso il servizio dell’accoglienza, della condivisione, del dialogo e del perdono potrà offrire a Cristo il tesoro più prezioso, che consiste nel servire la sua carne ed essere così un giorno risuscitati per quella carne che si è servita. Toccare la carne di Cristo guarisce dalla lebbra dell’ipocrisia e purifica tutto il nostra agire, perché restituisce dignità al povero e speranza a colui che serve.
Osvaldo Rinaldi
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