Teresa vuole con tutta se stessa accompagnare le sue sorelle nel cammino verso l'unione con Dio e aiutarle ad essere “ciò che devono essere” secondo la loro vocazione, perché dalla qualità umana e spirituale della donna che ha consegnato tutta se stessa al Signore dipende anche l'efficacia della sua missione a servizio del Regno...
del 30 maggio 2011
 
 
         “Non mi manca né l’amore, né il desiderio di fare di tutto perché le anime delle mie sorelle progrediscano nel servizio di Dio… Il Signore, come l’ho pregato, si degni di mettervi le mani e di dirigere ogni cosa alla sua maggior gloria”.
          Così scrive S. Teresa di Gesù nel Prologo al Cammino di perfezione, libro in cui espone il suo insegnamento spirituale alle sue “figlie” di ieri – che glielo hanno chiesto insistentemente – e di oggi. Da questo scritto emerge tutta la sua straordinaria capacità pedagogica. Teresa vuole con tutta se stessa accompagnare le sue sorelle nel cammino verso l’unione con Dio e aiutarle ad essere “ciò che devono essere” secondo la loro vocazione, perché dalla qualità umana e spirituale della donna che ha consegnato tutta se stessa al Signore dipende anche l’efficacia della sua missione a servizio del Regno. E lo fa in un continuo atteggiamento di apertura al dialogo, intrecciando insegnamenti che attinge dalla sua esperienza umana e mistica e consegna, riflessioni e preghiere, includendo se stessa tra i destinatari del proprio messaggio.
          La forza della sua parola scaturisce dalla concretezza della sua esperienza e dalla preghiera che continuamente la plasma. Teresa è vera maestra perché è prima di tutto viva testimone, è autentica formatrice perché madre dello spirito. Vuole che siano così anche le priore delle sue comunità: devono favorire la responsabilità e la maturità di tutte le sorelle “con amore di madre”, cercando di “farsi amare per farsi obbedire”. Con la sua pedagogia pregata, la santa accompagna nel cammino della preghiera e della vita, personalmente e comunitariamente, le sue figlie, insistendo continuamente sulla crescita delle virtù umane prima di tutto, quali l’affabilità e la magnanimità, e poi su quelle che lei ritiene essenziali per essere “amiche forti di Dio”: l’amore vicendevole, il distacco da tutte le creature e l’umiltà.
          Considera  fondamentale pure avere una “determinata determinazione”, condizione indispensabile per una vera crescita spirituale. Le virtù sono radicate nell’humus mistico della grazia e dell’amore divino, ma hanno assolutamente bisogno di essere sostenute dalla volontà umana, fortemente determinata a cominciare il cammino e a non lasciarlo più, costi quel che costi. Qui si innesta l’ascesi teresiana, ma anche e soprattutto la sicurezza che il proprio itinerario spirituale porterà alla pienezza della comunione con Dio. Lui non può mancare mai e lui solo basta a chi intraprende la strada con questa assoluta certezza, in un dono pieno di se stessi, perché “Dio non si dà del tutto se non a chi si dà del tutto a lui”. Nel dono di sé si incarna l’amore puro per Dio e per gli altri, amore che per crescere ed approfondirsi ha bisogno di due valori indispensabili, la “santa libertà” e la “scienza”. Teresa, costretta a volte al silenzio dalle strutture sociali ed ecclesiali del suo tempo, limitata dalle incomprensioni altrui verso il suo spirito e la sua umanità liberi e capaci di vedere orizzonti nascosti ad altri, esige perentoriamente per le sue sorelle una “santa libertà”, sia personale che comunitaria. È la libertà nella sfera della coscienza, nella direzione spirituale, nella formazione, nell’esprimere la propria identità carismatica.
          Chiede con forza a Dio di non permettere che alcuna delle sue figlie si senta coartata nell’anima e nel corpo, perché questo impedirebbe la crescita nell’amore. Vigilare sulla libertà della propria comunità è una delle consegne più forti che affida a coloro che saranno le responsabili delle comunità teresiane. Teresa insiste pure sull’importanza di leggere libri sostanziosi che alimentino la preghiera, approfondiscano la formazione e diano luce su tutta la vita. Una delle sue raccomandazioni più appassionate è quella di camminare sempre nella verità, di cercarla senza tregua sia su se stessi che sulla realtà in cui viviamo. Per lo stesso motivo invita le sue sorelle ad avere dialoghi e confronti con persone colte, teologi, biblisti, capaci di illuminare con le loro conoscenze coloro che vogliono seguire la via della verità. “Il cammino della verità” è un principio costante nel suo compito di educatrice. Questa donna “andariega” negli spazi dello spirito, ha fatto un’esperienza mistica di Dio come verità talmente intensa che la fa scrivere: ”Per conformarci in qualche cosa al nostro Sposo e Dio, occorre che cerchiamo sempre e molto di camminare nella verità”.
          Tale cammino, che è in fondo l’autentico profetismo della vita consacrata, richiede un discernimento costante, possibile soltanto se si ha una qualità fondamentale, il “buon criterio”. Secondo Teresa è un requisito essenziale per chi si presenta come candidata per condividere il genere di vita che ha voluto nei suoi monasteri. Afferma categoricamente che non si ammetta assolutamente una giovane priva di buon criterio, di questa intelligenza indispensabile al discernimento, perché per vivere con verità la vocazione ricevuta, oltre alla grazia di Dio e assieme ad essa, è necessaria un’adeguata apertura mentale, che permette di compiere il viaggio interiore verso la pienezza senza naufragare.
          S. Teresa vuole che le sue sorelle abbiano una grande apertura di mente, di cuore e di spirito. “Dio non è meschino” come noi talvolta lo immaginiamo, scrive. Così quanto più ci avviciniamo a lui, ci inabissiamo nella comunione con lui, tutto il nostro essere, umano e spirituale, si apre, si dilata. “Abbiate desideri grandi – ci dice ancora – e lo saranno anche le vostre opere”. Lo sarà sicuramente la vita.
 
Marta Bergamasco
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