Sapone e burro bio per liberare i “vidomègon”, bambini schiavi del Benin

L'amore solidale deve essere, necessariamente, concreto. Perché la fantasia della carità non resti un proclama buonista, privo di agganci con la realtà. Lo sanno bene le Figlie di Maria Ausiliatrice, missionarie in Benin dal 2001...

Sapone e burro bio per liberare i “vidomègon”, bambini schiavi del Benin

 

L’amore solidale deve essere, necessariamente, concreto. Perché la fantasia della carità non resti un proclama buonista, privo di agganci con la realtà. Lo sanno bene le Figlie di Maria Ausiliatrice, missionarie in Benin dal 2001 per educare e formare bambine e ragazze vittime di sfruttamento. In questi dodici anni hanno aperto centri di accoglienza e di formazione per offrire loro la possibilità di ritrovare la propria dignità in un ambiente familiare. La pedagogia del loro co-fondatore san Giovanni Bosco, infatti, affonda le radici nella educazione preventiva, accompagnata dall’assistenza e dal reinserimento nel tessuto sociale.

Ecco i laboratori attivi alla Maison de l’Esperance (Casa della speranza), presso il centro di Hindé: dalla panetteria alla pasticceria, dalla cucina alla “saponeria”, atelier in cui sono preparati saponi e burri di karité venduti sia sul mercato locale che in Italia attraverso Naturaequa. La lavorazione è rigorosamente artigianale, insegnata alle ragazze da una saponiera esperta del mestiere. Risultato? Prodotti equosolidali al 100%, realizzati con materie prime locali. E il loro prezzo al dettaglio punta a massimizzare il profitto per l’atelier di formazione, non il guadagno di chi li commercializza.

Nel quartiere di Zogbo e nel mercato di Dantokpa a Cotonou, capitale del Paese africano, il progetto contro il traffico e lo sfruttamento lavorativo dei minori è iniziato nel 1992. Ogni anno sono migliaia i bambini e le bambine, molti fra i 6 e i 7 anni, venduti dai loro genitori: da quel momento diventano “vidomègons” (affidati e trafficati) e vengono sfruttati come tuttofare domestici, venditori ambulanti, spaccapietre; alcuni rimangono in Benin, altri sono mandati in Gabon, Nigeria e Togo. Le bambine vengono spesso maltrattate e non hanno alcuna scolarizzazione.‚Ä®

Così nel 2001 prende il via un programma sociale animato dalle Figlie di Maria Ausiliatrice in aiuto alle ragazze “vidomègon” nel quartiere di Zogbo. Tra il 2004 e il 2009, le suore salesiane – che nel frattempo aprono anche un blog per dare notizie sulle loro attività – hanno cominciato a occuparsi dell’accoglienza di bambine vittime del traffico, dai 5 ai 17 anni. Nove anni fa apre i battenti l’atelier di sartoria, mentre nel 2007 nasce un centro di formazione professionale e dormitorio, che prevede corsi di alfabetizzazione e gestione. Due anni fa viene inaugurata una scuola di ristorazione, con relativo corso di formazione in bar, sala e cucina europea. Una fantasia creativa e concreta senza confini.

 

 

Laura Badaracchi

http://www.redattoresociale.it

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