Sara, vita strappata al baratro dell'aborto

Abortire per potere essere operata subito di tumore alla tiroide o aspettare qualche mese e rischiare?Angela, ad un anno dalla terribile diagnosi, culla in braccio Sara, di appena 4 mesi, contemplandola come il «dono più grande che Dio poteva farmi». Storia di una mamma coraggiosa che, contro il parere dei medici, ha vinto la malattia e fatto nascere la sua bimba.

Sara, vita strappata al baratro dell’aborto

da Quaderni Cannibali

del 28 novembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

           Abortire per potere essere operata subito di tumore alla tiroide o aspettare qualche mese e rischiare? Angela ha scelto la vita della sua bambina, rischiando, e ora, a un anno dalla terribile diagnosi, culla in braccio Sara, di appena 4 mesi, contemplandola come il «dono più grande che Dio poteva farmi».

          La storia personale e familiare di Angela Inglima, 36 anni, del marito Giovanni De Maria, 44 A anni, e dei figli Valentina, 16 anni, e Alessio, 12 anni, tutti palermitani, è stata messa in subbuglio da eventi inattesi e trasformata in fiaba a lieto fine grazie alla determinazione di una donna, che ha trovato nella fede la forza per andare avanti. Tutto comincia proprio nel novembre dell’anno sorso, quando annunciano con gioia alla comunità del cammino neocatecumentale, in cui si sono inseriti da qualche tempo, l’arrivo del loro terzo bambino. Una felicità immensa trasformata in angoscia quando Angela dà l’annuncio al medico che le aveva diagnosticato un nodulo alla tiroide. «Lui sapeva che poteva essere qualcosa più di un nodulo. Ho dovuto fare altre indagini e si è scoperto che si trattava di carcinoma midollare della tiroide da operare urgentemente», ripercorre quei momenti Angela.

          Esistono due strade: abortire e operarsi subito o aspettare tre mesi, in modo da far crescere un po’ il feto in grembo, e intervenire, col rischio di metastasi e di perdere il bambino. «Io non volevo abortire. Quello per me era un segno», continua Angela. Comincia il 'pellegrinaggio' di visite ed esami. «Alcuni medici mi prendevano per pazza, altri a Pisa mi incoraggiavano, dicendo che si poteva aspettare - dice -. Io avevo la speranza nel cuore». Attorno alla famiglia De Maria si scatena una gara di solidarietà: il gruppo famiglie della Cattedrale, la comunità neocatecumentale, gli amici non li lasciano mai soli. Durante questo travaglio, Angela e Giuseppe trovano il dottor Giuseppe Siragusa, chirurgo della clinica Orestano di Palermo, disposto a operarla durante la gravidanza. Nella stessa clinica c’è anche il ginecologo che segue Angela, Giuseppe Fucà, che la incoraggia e la sostiene. Il 7 febbraio 2011 arriva il momento del ricovero per l’operazione.

          Il tumore viene asportato, Angela è costretta ad affrontare dolori terribili perché, essendo in gravidanza, non può assumere alcune terapie. «Dopo due giorni dall’intervento mi hanno fatto l’ecografia e si è visto che il cuore del bambino batteva - racconta la mamma -. È stata un’emozione enorme. Eravamo tutti increduli, anche i medici. Mi hanno detto che ce l’aveva fatta ed era una bambina». L’esame istologico dà il responso migliore: il tumore era circoscritto e non è necessaria neppure la radioterapia. Il 19 luglio scorso nasce Sara e due domeniche fa viene battezzata.

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