Scioperano in 500 per andare a Messa

Sorprese a scuola ‚Ä¢ I liceali volevano ricordare un dirigente scolastico scomparso nel giugno scorso ‚Ä¢ Il parroco, padre Montagna: «Erano tantissimi. Mi hanno chiesto di celebrare Come potevo rifiutare?» ‚Ä¢ La preside di un liceo di Taranto non aveva autorizzato la celebrazione. Gli studenti hanno saltato le lezioni e sono andati in chiesa

Scioperano in 500 per andare a Messa

da Attualità

del 29 ottobre 2007

Non capita tutti i giorni che dei liceali si rifiutino di entrare a scuola per andare a Messa. Invece è successo ieri. A Taranto.

Gli studenti del Liceo scientifico 'Battaglini', hanno 'occupato' in massa una chiesa del centro, quella di San Pasquale perché il nuovo dirigente scolastico, Gabriella Busato, non aveva permesso l'inaugurazione dell'anno con la celebrazione eucaristica, tradizione ormai consolidata. I motivi del rifiuto? La preside non ha voluto spiegarli ufficialmente.

Così i liceali hanno fatto da sé. Era un'inaugurazione attesa e particolarmente sentita quella di quest'anno.

I ragazzi volevano ricordare il preside scomparso nel giugno scorso, il professor Cosimo Lovelli.

Un bravo educatore, evidentemente, perché solo in settanta, hanno varcato il portone del 'Battaglini' per seguire regolarmente le lezioni. Oltre cinquecento hanno invece assiepato la chiesa.

«Mi hanno chiesto di celebrare una Messa – ha detto il parroco padre Pio Montagna – dicendomi che erano i ragazzi del liceo a desiderare un suffragio per il loro preside e che per questo avevano disertato le lezioni ».

 

Un po' sorpreso padre Montagna ha accettato: «Quei ragazzi sembravano disorientati – ha proseguito – lasciati soli.

Ho voluto dar loro una mano. Se anche noi preti ci tiriamo indietro, dove vanno?

Durante la celebrazione hanno avuto un comportamento esemplare, hanno animato con i canti e letto magnificamente.

Mi sono sforzato di dir loro di amare la scuola, di rispettare i loro insegnanti.

Credo, in coscienza – ha osservato ancora il parroco – di aver fatto la cosa giusta.

Ho poi spiegato che si trattava di una preghiera per il loro preside e non dell'inaugurazione dell'anno scolastico».

I ragazzi hanno fatto anche una colletta, qualcuno dopo la Messa ha chiesto di confessarsi.

Inutile chiedere a loro un'unica versione dei fatti. «La preside aveva paura di qualche denuncia dei genitori degli alunni non credenti – ha detto Vanessa – e ci ha elencato un sacco di episodi simili e cioè di presidi 'perseguitati' per questi motivi.

Ma da noi pochissimi non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica».

Ha osservato invece Giulio: «Non essendosi ancora insediato un Consiglio d'Istituto, la Busato non se l'è sentita di decidere arbitrariamente » Qualcun altro, timido, confessa che l'ultima assemblea risale all'altro ieri e che di conseguenza non era possibile saltare le lezioni per due giorni di fila.

Poi altri, con il piglio di bravi liceali impegnati, in maniera solenne hanno dichiarato «che tradizioni e memorie non possono essere calpestate». Certo è che quando cinquecento giovani in silenzio chiedono di pregare non possono che porre grandi interrogativi, specie a chi, magari senza conoscerli, spesso si fa loro interprete, decidendo cos'è bene e cosa no.

E quando un'altra studentessa, Lucia dice: «Ci hanno detto che la scuola è laica ma a noi non importa», rimanda a tante schermaglie ideologiche di cui spesso si confonde il reale significato. Mentre è evidente che una sana educazione alla convivenza, all'inculturazione, all'alterità, alla diversità, non passa attraverso le battaglie politiche, ma dev'essere offerta con buon senso e impegno di tutti. L'ha ribadito anche il dirigente dell'Ufficio scolastico per gli studi per la provincia di Taranto, Anna Camelleri. Curiosa coincidenza. Ieri si trovava nella Basilica di San Petronio, a Bologna, dove ha accompagnato il figlio per l'inaugurazione dell'anno accademico.

«Vedere – mi ha detto – tanti giovani raccolti in cattedrale, non in giacca e cravatta, ma con lo zaino sulle spalle, che pregavano così bene, mi ha riempito il cuore. Tantissimi hanno fatto la comunione».

E sui fatti di Taranto la Camelleri ha aggiunto: ¬´Non posso approvare che gli alunni prescindano dalle norme scolastiche.

Non ho ancora ascoltato la preside, ma sono sicura che abbia agito nel rispetto degli ordinamenti». Poi ha concluso.

«Ascoltiamo i nostri ragazzi. Non le pare significativo che si siano riuniti per ricordare il loro presidente defunto, un loro punto di riferimento?».

 

Poi un'ultima battuta sull'insegnamento della religione cattolica, ancora pomo di discordia: «L'ora di religione non è l'ora di catechismo, che ha altri ambiti. Ma è una materia essenziale per il dialogo costruttivo, quello che si pratica non nell'assenza di contenuti, ma nello scambio delle nostre storie e delle proprie convinzioni».

Insomma, quella dei giovani tarantini non è stata una battaglia, ma un bello spunto di meditazione.

Emanuele Ferro

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