Scuola di Monza: ecco come stanno le cose

La scuola non ha rifiutato l'iscrizione del ragazzo per il suo orientamento sessuale, ma...

Scuola di Monza: ecco come stanno le cose

 

«Mio figlio è gay. Iscrizione negata» è il titolo di un articolo in prima pagina che appare oggi sul Corriere della Sera (lo si trova anche on line, qui). Vi si racconta una storia capitata in una scuola professionale cattolica di Monza (Ecfop). È una vicenda che, in realtà, inizia un anno fa quando vi fu una denuncia, scrive il Corriere, «per presunti atteggiamenti discriminatori a scuola nei confronti del figlio gay». Il ragazzo sarebbe stato relegato nei corridoi «dopo che tra i compagni era circolata una sua foto osè (nudo e abbracciato ad un partner)». La storia torna d’attualità perché ora l’istituto avrebbe «volutamente dilatato i tempi per concedere l’iscrizione così da far scadere i termini utili». Raccogliendo la testimonianza del padre, il quotidiano di via Solferino scrive: «Siamo persone con un disperato bisogno di lavorare — racconta l’uomo — e non abbiamo potuto presentarci al colloquio di fine giugno tra docenti e genitori, ma avevamo avvertito che non ci saremmo stati. Poi non abbiamo fatto altro che telefonare alla scuola, volevamo i moduli per formalizzare l’iscrizione, ma ogni volta venivamo rimandati con qualche scusa, fino a che una persona in segreteria ci ha detto che il preside non voleva nostro figlio per quanto successo un anno fa». Già un anno fa, per la verità, la scuola aveva precisato i contorni della vicenda, rendendo noto che si trattava di un caso familiare particolare, smentendo che ci fosse mai stato mai un intento discriminatorio nei confronti del ragazzo. Anzi, ciò che era stato fatto, era stato fatto per proteggerlo, non per punirlo. Ma questo, chissà perché, il Corriere non lo scrive.

 

«NON È ISCRITTO».   

Insomma, secondo la ricostruzione, il ragazzo non sarebbe stato accettato in classe perché «gay». Tempi.it ha chiesto alla scuola un commento sulla vicenda e ci hanno inviato due documenti. Nel primo si legge: «In riferimento a notizie diffuse da un organo di stampa locale l’Ente Cattolico per la Formazione professionale di Monza comunica che il ragazzo in questione non è iscritto al nuovo anno formativo perché non ha presentato domanda di iscrizione al III corso Sala Bar entro i tempi stabiliti. Premesso che il nostro Ente non ha mai messo in atto alcuna discriminazione in quanto accoglie ragazzi di ogni nazionalità e religione e si è sempre adoperato per l’inclusione e l’integrazione, di seguito l’elenco dei fatti.

1. A conclusione dell’anno formativo 2015/2016 la famiglia del ragazzo in questione non si è presentata all’incontro programmato per il giorno 24 giugno 2016 per i colloqui finali e per il rinnovo iscrizione per l’anno formativo in corso.

2. Durante i mesi di giugno e luglio la famiglia non si è presentata di persona né ha chiamato al telefono. Non si è avuta nessuna richiesta se non una telefonata del ragazzo in Segreteria durante la quale ha chiesto alla segretaria con quale modalità avrebbe potuto iscriversi. La segretaria gli ha riferito di richiamare nei giorni successivi in quanto in Sede non erano presenti né la tutor né la docente di riferimento del Settore. La segretaria riferisce che il ragazzo non ha più chiamato.

3. Nei primi giorni di settembre il ragazzo non si è presentato per saldare il debito in Economia e Diritto. Qualora si dovesse procedere con l’iscrizione il ragazzo dovrà sostenere la prova per il recupero del debito.

4. Il giorno 8 settembre la madre ha telefonato chiedendo con quale procedura avrebbe potuto iscrivere il figlio. Ha parlato con la docente di riferimento per il settore che ha sottolineato che non si erano fatti vivi né nel mese di giugno né nel mese di luglio e che, viste le dichiarazioni rilasciate nel mese di ottobre 2015 nelle quali la famiglia asseriva di voler ritirare il figlio da ECFoP e che lo avrebbe iscritto in altro Centro, si dava per scontato che si fossero mossi in tal modo. La docente ha chiesto il motivo della loro assenza nei mesi di giugno e luglio e a tale richiesta la madre ha risposto che era molto impegnata per lavoro, dalla mattina alla sera, e che non aveva tempo per venire di persona in ECFoP e neppure per telefonare. Ha inoltre affermato che lei non avrebbe più voluto iscrivere il figlio in ECFoP ma che il ragazzo insisteva per iscriversi.

5. Il giorno successivo, 9 settembre, la docente di riferimento ha parlato con il ragazzo il quale ha telefonato per chiedere spiegazioni in merito alla telefonata intercorsa il giorno precedente con la madre. Il ragazzo ha dichiarato di trovarsi a Roma da amici.

6. Il ragazzo, qualora si dovesse procedere con l’iscrizione, sarebbe a nostro carico in quanto attualmente sprovvisto di dote, nel frattempo convertita su altro corsista vista l’assenza della famiglia nel periodo dedicato alle iscrizioni. E.C.Fo.P.».

 

NESSUNA DISCRIMINAZIONE.   

Il secondo comunicato è una lettera del presidente Ecfop, don Marco Oneta, al direttore dell’istituto, Adriano Corioni: «Egregio direttore, caro Adriano, ho saputo questa sera della polemica sollevata dalla famiglia del ragazzo che già lo scorso anno accusò ingiustamente la nostra scuola per una inesistente discriminazione. Ho appreso dalla ricostruzione fatta dalla docente di riferimento che non esistono altre motivazioni per la mancata iscrizione se non quella del grave ritardo con il quale il ragazzo e la sua famiglia hanno manifestato l’intenzione di continuare il percorso formativo presso il nostro ente. Comprendo benissimo il rigore della direzione e dei formatori rispetto a questo ritardo, ma al tempo stesso mi ha molto colpito nella ricostruzione della docente la diversità di posizione tra la madre, contraria all’iscrizione, e il ragazzo, che invece insiste per venire in ECFOP: mi è parsa come la migliore dimostrazione, se mai ce ne fosse stato bisogno, del fatto che, a dispetto del clamore da loro sollevato e della strumentalizzazione che ne era seguita, questo nostro alunno riconosce la bontà del nostro percorso formativo ed educativo, e non si sente per nulla discriminato nella nostra scuola. Per questo ti chiedo di considerare se, nel rispetto delle formalità previste dai regolamenti, non sia ancora possibile accettare tra i nostri alunni il ragazzo, perché possa giungere alla qualifica professionale in un ambiente educativo rigoroso e costruttivo come ECFOP. Il bene di questo giovane è l’unica cosa che ci sta veramente a cuore. Con stima, don Marco Oneta presidente ECFOP».

 

Redazione Tempi.it

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