Con la Legge di stabilità il governo dimezza i fondi per gli istituti non statali: da 530 a 220 milioni di euro. Molti hanno già ridotto gli stipendi agli insegnanti e sono ad un passo dalla chiusura.
Nonostante le buone intenzioni proclamate dal ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza («In questo momento la scuola paritaria offre più di quel che prende dallo Stato», aveva dichiarato di recente), l’offensiva del governo contro le paritarie è sempre più aspra e molte sono costrette a chiudere per mancanza di fondi e calo delle iscrizioni. Lo scorso anno gli iscritti sono scesi di oltre 35.000 alunni.
Prendiamo il decreto legge 104 entrato in vigore il 12 settembre scorso. Della parità tra «istituzioni scolastiche statali e paritarie» si parla solo all’articolo 4 per sancire il divieto di fumo nei cortili esterni. Su tutto il resto le paritarie non esistono. Non sono mai menzionate, infatti, quando si parla dei fondi stanziati per l’acquisto dei libri di testo (articolo 6), dei finanziamenti per la rete wireless (articolo 11), dei fondi destinati ai laboratori scientifico-tecnologici (articolo 5, comma 4).
Inoltre, la prossima Legge di stabilità, in discussione in Parlamento, prevede uno stanziamento alle paritarie di 220 milioni di euro. Un taglio di quasi il 50% rispetto ai 530 milioni destinati storicamente a questi istituti. A questi bisogna aggiungere 80 milioni di euro dello scorso anno scolastico bloccati per effetto del decreto del governo Monti che li ha vincolati all’adozione di misure di alleggerimento dei costi della politica da parte delle regioni, attraverso cui passano i finanziamenti.
In pratica, le Regioni che non avessero attuato misure di contenimento della spesa pubblica si sarebbero visti bloccati i finanziamenti inclusi quelli per le paritarie.
Nei vari passaggi della legge di stabilità, inoltre, c’è stato un emendamento al testo originario che ha cancellato l’espressione «a decorrere dall’anno 2014» lasciando «dall’anno 2014». Questo significa che ogni anno si dovrà “negoziare” l’ammontare dei fondi destinati alle paritarie. «A noi», ha spiegato don Francesco Macrì, presidente della Fidae, la federazione che riunisce le scuole cattoliche, «sarebbe andata molto meglio quell’espressione “a decorrere dall’anno 2014”, appunto per dare alle scuole questa possibilità di potersi programmare, senza l’angoscia di sapere anno per anno se ci sarà o non ci sarà il finanziamento».
La situazione ora è drammatica. Molte scuole paritarie faticano a pagare gli stipendi agli insegnanti, alcune li hanno già ridotti, altre ancora hanno chiuso. L’istituto Santa Dorotea di Roma da 1.200 iscritti è sceso in pochi a meno di un terzo degli studenti, a Macerata la scuola dei salesiani sta chiudendo, a Firenze gli Scolopi sono stati costretti a chiudere le materne. Il Centro educativo ignaziano di Palermo, uno dei più grandi della Sicilia, è in grossa difficoltà.
Antonio Sanfrancesco
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