Il dottor Levatino ha praticato complessivamente circa 1200 aborti prima di diventare prolife. La sua testimonianza è forse la spiegazione più brutale che si potrà mai sentire per spiegare perché l'aborto è un male, puro e semplice.
Presidente Franks, egregi membri della sottocomissione, mi chiamo Anthony Levatino. Sono un ginecologo ostetrico abilitato. Ho conseguito la mia laurea in medicina presso l’Albany Medical College di Albany, New York nel 1976, e ho completato il mio internato in ginecologia e ostetricia presso l’Albany Medical Center nel 1980. Nei miei 32 anni di carriera, ho avuto il privilegio di praticare ostetricia e ginecologia sia nel privato che presso università. Dal giugno 1993 al settembre 2000 sono stato professore associato di ginecologia e ostetricia presso il Medical College di Albany, svolgendo in tempi diversi sia il ruolo di direttore del corso di studi che direttore del programma di internato. Ho anche dedicato molti anni alla pratica privata e attualmente ho uno studio medico a Las Cruces, nel New Mexico. Vi ringrazio per il vostro gentile invito a trattare le questioni riguardanti il Pain-Capable Unborn Child Protection Act nel District of Columbia (HR 3803).
Durante il mio internato e nei primi cinque anni di libera professione ho eseguito aborti sia al primo che al secondo trimestre. Durante i miei anni di internato, gli aborti al secondo trimestre venivano eseguiti in genere attraverso infusione di soluzione salina o, occasionalmente, con instillazione di prostaglandine. Queste procedure erano difficili, costose e richiedevano che le pazienti avessero un travaglio di parto per espellere i loro bambini. Nel 1980, nel momento in cui ho iniziato la libera professione prima in Florida e poi nel nord dello stato di New York, quelli come noi che erano nel settore dell’aborto stavano cercando un metodo più efficiente per effettuare l’aborto al secondo trimestre. Abbiamo scoperto che la procedura “aspirazione, dilatazione ed evacuazione” (o “aspirazione D&E”) offriva dei chiari vantaggi rispetto ai vecchi metodi. La procedura era molto più veloce e non presentava il rischio che il bambino fosse partorito vivo.
Tenete presente che il mio socio ed io non avevamo una clinica per aborti. Eravamo medici specialisti in ginecologia ed ostetricia, ma l’aborto era sicuramente parte di quella professione. Relativamente pochi ginecologi nel nord dello stato di New York eseguivano questa procedura all’epoca e abbiamo visto l’opportunità di espandere la nostra professione nell’ambito dell’aborto. Eseguivo nel mio studio aborti per aspirazione, dilatazione e raschiamento nel primo trimestre fino a 10 settimane dall’ultima mestruazione e procedure più tardive in un ambiente ospedaliero ambulatoriale. Dal 1981 fino al febbraio 1985 ho eseguito circa 1200 aborti. Oltre 100 di questi erano aborti D&E al secondo trimestre fino a 24 settimane di gestazione, e con questo intendo 24 settimane dal primo giorno dell’ultimo periodo mestruale della donna (LMP), che equivalgono a 22 settimane dal concepimento. (...)
Immaginate, se ci riuscite, di essere un ginecologo ostetrico pro-choice come io ero una volta. La tua paziente oggi è di 24 settimane di gravidanza (LMP). A ventiquattro settimane dalle ultime mestruazioni, l’utero è due dita sopra l’ombelico. Se tu potessi vedere il suo bambino, cosa abbastanza facile con una ecografia, sarebbe lungo una volta e mezzo una mano, dalla cima della testa al fondo della schiena, senza contare le gambe. La tua paziente ha sentito il suo bambino calciare nell’ultimo mese o anche prima, ma ora lei sta dormendo su un tavolo operatorio e tu sei lì per aiutarla con il suo problema della gravidanza.
La prima cosa da fare è rimuovere la laminaria che era stata messa in precedenza nella cervice, l’apertura dell’utero, per dilatarla abbastanza da consentire la procedura che stai per effettuare. Fatto questo, guardi gli strumenti chirurgici messi su un tavolino alla tua destra. Il primo strumento che prendi è il catetere per aspirazione da 14 french. È di plastica trasparente e lungo circa ventitré centimetri. Ha un foro nel centro del diametro di circa due centimetri. Immaginate di introdurre questo catetere attraverso la cervice e di dire all’infermiera che vi assiste di accendere la macchina aspiratrice, che è collegata con un tubo di plastica trasparente al catetere. Quello che vedrete è un liquido giallo pallido, che assomiglia molto all’urina, che attraverso il catetere va in una bottiglia di vetro sulla macchina aspiratrice. Questo è il liquido amniotico che circondava il bambino per proteggerlo.
Quando l’aspirazione è completa, cercate la pinza Sopher. Questo strumento è lungo circa ventisette centimetri ed è di acciaio inossidabile. Ad un capo si trovano due ganasce lunghe circa cinque centimetri e larghe circa un centimetro, con file di creste affilate o denti. Questo strumento serve ad afferrare e frantumare il tessuto. Quando afferra qualcosa, non lo lascia andare. Un aborto D&E del secondo trimestre è una procedura alla cieca. Il bambino può essere disposto in qualsiasi orientamento o posizione all’interno dell’utero. Immaginate di entrare con la pinza Sopher e di afferrare quello che riuscite. A 24 settimane di gestazione, l’utero è sottile e morbido, quindi dovete stare attenti a non perforare o pungere le pareti. Una volta che avete afferrato qualcosa dentro, premete forte sulla pinza per fissare le ganasce e tirate forte, molto forte. Sentite che qualcosa cede ed ecco spuntare fuori una gamba completamente formata lunga circa quindici centimetri. Entrate di nuovo e cogliere ciò che potete. Fissate le ganasce e tirate fuori con molta forza un’altra volta, ed ecco spuntare fuori un braccio circa della stessa lunghezza. Entrate di nuovo con quella pinza e strappate fuori la colonna vertebrale, l’intestino, il cuore e i polmoni.
La parte più dura di un aborto D&E è quando devi estrarre la testa del bambino. La testa di un bambino a quell’età è delle dimensioni di una prugna grande e ora sta fluttuando liberamente all’interno della cavità uterina. Puoi essere abbastanza sicuro di averla presa se la pinza Sopher è divaricata per quanto permettono le dita. Sai di avercela esattamente quando stringi la pinza e vedi del materiale bianco e gelatinoso che viene fuori dalla cervice. Quello era il cervello del bambino. Ora puoi estrarre i pezzi del cranio. Molte volte può uscire un visino e ti guarda fisso. Congratulazioni! Avete appena eseguito con successo un aborto D&E al secondo trimestre di gravidanza.
Se vi rifiutate di credere che questa procedura infligge enormi dolori su quel bambino non ancora nato, vi prego di ripensarci.
Prima di concludere, voglio fare un commento sulle affermazioni che sento spesso sul fatto che dovremmo mantenere l’aborto legale per salvare la vita delle donne, o prevenire gravi danni alla salute fisica, in caso di condizioni acute che possono presentarsi durante la gravidanza. L’Albany Medical Center, dove ho lavorato per oltre sette anni, è un centro di riferimento terziario che accetta pazienti con patologie correlate o causate dalla gravidanza che possono mettere a rischio la vita. Io personalmente ho curato centinaia di donne con queste condizioni mentre lavoravo lì. Ci sono diverse condizioni che possono verificarsi o peggiorare, tipicamente durante verso la fine del secondo trimestre o al terzo trimestre di gravidanza, e che richiedono cure immediate. In molti di questi casi, concludere o “interrompere” la gravidanza, se si preferisce, può salvare la vita, ma la “interruzione della gravidanza” non significa necessariamente “aborto.” Ritengo che l’aborto sia raramente necessario, ammesso che sia mai utile in questi casi.
Ecco perché: Prima che si possa eseguire una procedura di D&E, la cervice deve prima essere sufficientemente dilatata. Nella mia pratica, questo era ottenuto con inserimenti successivi di laminaria. La laminaria è un tipo di alga sterilizzata che assorbe l’acqua per diverse ore e si gonfia aumentando di diverse volte il suo diametro originale. Inserimenti multipli di diverse laminaria nello stesso momento sono assolutamente necessari prima di tentare un aborto D&E. A metà del secondo trimestre, questo richiede circa 36 ore. Se si dovesse utilizzare il metodo alternativo definito nel diritto federale come aborto a nascita parziale (che però è ormai generalmente vietato), questo processo richiede tre giorni, come spiegato dal Dr. Martin Haskell nel suo articolo del 1992 che descrisse per la prima volta questo tipo di aborto.
Nei casi in cui una gravidanza ponga una donna in pericolo di morte o di gravi lesioni fisiche, un medico il più delle volte non ha 36 ore, né tanto meno 72 ore, per risolvere il problema. Permettetemi di spiegarmi attraverso un caso reale che ho gestito quando ero all’Albany Medical Center. Una paziente arrivò una notte a 28 settimane di gestazione, con grave pre-eclampsia o tossiemia. La sua pressione arteriosa al momento del ricovero era 220/160. Una pressione normale è circa 120/80. La gravidanza di questa paziente minacciava la sua vita e la vita del suo bambino. Avrebbe potuto benissimo avere un grave ictus a distanza di minuti o ore. Il caso è stato gestito con successo, stabilizzando rapidamente la pressione sanguigna della paziente e “interrompendo” la sua gravidanza con un taglio cesareo. La donna ed il suo bambino se la sono cavata. Questo è un caso tipico nel mondo dell’ostetricia ad alto rischio. Nella maggior parte dei casi simili, qualsiasi tentativo di eseguire un aborto “per salvare la vita della madre” comporterebbe un ritardo ingiustificato e pericoloso nel fornire le cure adeguate, quelle che davvero salvano la vita. Durante la mia permanenza all’Albany Medical Center ho gestito centinaia di casi simili “interrompendo” le gravidanze per salvare le vite delle madri. In tutti questi casi, il numero dei bambini che ho dovuto deliberatamente uccidere è stato pari a zero.
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