«Pagherei volentieri anch'io le tasse ‚Äì ci dice don Vittorio Chiari - se oltre a contemplare i grandi cantieri del treno ad alta velocità, potessi vedere investimenti più attenti e mirati rivolti alle persone, alle famiglie, alla scuola, alla sanità, alla solidarietà, settori nei quali è più facile ai saggi esperti della finanza pubblica operare i tagli».
del 06 novembre 2006
«Pagherei più volentieri le tasse… e anche le multe se potessi vedere il volto di chi beneficia dei miei pagamenti!». Così al telefono un contribuente di quelli che di tasse ne paga molte! Non è sbagliato quello che dice, altri lo ripetono per le varie Campagne a favore di ricerche nel campo della salute, le serate di beneficenza a favore di animali abbandonati. La gente teme di essere imbrogliata e si chiede anche dove vanno i soldi che si raccolgono per i poveri. Un giornale di partito, a mio parere di basso profilo umano e culturale, ha insinuato che pure le Caritas diocesane se la fanno alle spalle di chi si fida di loro… A questo giornalista di nobili origini padane consiglio di visitare qualche mensa dei poveri o qualche centro di accoglienza perché lì questi volti li può vedere, anzi li può servire, lavare e medicare.
Pagherei volentieri anch’io le tasse se oltre a contemplare i grandi cantieri del treno ad alta velocità, potessi vedere investimenti più attenti e mirati rivolti alle persone, alle famiglie, alla scuola, alla sanità, alla solidarietà, settori nei quali è più facile ai saggi esperti della finanza pubblica operare i tagli. E’ naturale: gli anziani, se poveri o soli, non hanno la forza di lamentarsi e di premere sui giornali che fanno opinione; se ammalati possono liberare più in fretta il letto d’ospedale soprattutto se obbligati a pagare con i loro soldi le cure specialistiche. Così i ragazzi delle scuole, se stanno in numero più alti in aule più ristrette, aiutano l’economia, diminuendo gli insegnanti e, di conseguenza, gli stipendi, anche se in realtà aumentano altri costi, quelli della dispersione scolastica!
Se guardassimo il volto delle persone, se invece di partire dai primi, partissimo dagli ultimi, dai volti di chi incontriamo per le strade o per le piazze o sui tram, a lavare vetri o a mendicare qualcosa, forse diventeremmo più onesti, meno evasori. Non è questione di governo di destra o di sinistra: si tratta di operare una scelta di coraggio, di qualità, di umanità.
Ad esempio, una società che investe sulle persone, che investe sui giovani, è sana, alimenta speranze di futuro. Una società che pensa prima al cemento e ai soldi, crea solo gente scontenta e fanciullescamente attaccata all’oggi, illudendosi che l’oggi sia l’eterno.
Ci consola il numero di giovani che hanno capito il gioco perverso dell’adulto che vive nell’oggi o nell’effimero, e sono pronti a dare al proprio tempo il senso del dono, la qualità della carità con cui viverlo nel quotidiano, nei gesti della condivisione, della fraternità, dell’attenzione all’altro. Al Convegno di Verona i loro interventi sono stati numerosi e ci auguriamo vengano recepiti. La cultura del dono dovrebbe essere caratteristica degli ambienti di Chiesa, degli Oratori o delle Associazioni che il Vangelo lo leggono per tradurlo nel concreto del quotidiano.
Pagheremmo tutti più volentieri le tasse perché il cemento non sorride, non dice grazie e neppure le cose, i soldi, le macchine, mentre le persone, sì! La perdita della speranza che esista un tempo detto futuro in cui si realizzeranno sogni e progetti è per i giovani il più grave scacco, che li porta a non amare la vita, ad allontanarsi dagli adulti e a scegliere il rischio della trasgressione
Se guardiamo i volti di tanti ragazzi mortificati e delusi, ci passa la voglia di pagare anche la multa pi√π piccola per parcheggio vietato, ma se guardiamo a quelli sorridenti di chi sta coltivando il futuro, compileremmo pi√π facilmente il modulo delle tasse, anche quello del 5 per mille a favore delle associazioni di volontariato, che sembra sia andato disperso nei meandri della finanziaria in arrivo.
don Vittorio Chiari
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