Nella frenesia, la fretta, le mille cose da fare ogni giorno è importante anche trovare il tempo di fermarsi e fare silenzio dentro si sé.
Nella frenesia, la fretta, le mille cose da fare ogni giorno è importante anche trovare il tempo di fermarsi e fare silenzio dentro si sé.
Questo è quello che abbiamo avuto l’occasione di fare nei giorni vissuti a Torino, nei luoghi di Don Bosco, noi ragazzi e ragazze del Gruppo Ricerca e del Faccia a Faccia.
Abbiamo vissuto quelli che si dicono “esercizi spirituali”; un parolone che potrebbe spaventare sì, ma che in realtà ha lasciato nei cuori di ognuno segni importanti e profondi: momenti di riflessione personale, di domande importanti che cominciano a farci alzare lo sguardo verso il futuro e verso qualcosa di più grande; momenti di condivisione tra di noi per confrontarci e conoscere i passi del nostro cammino di fede; momenti semplici di fraternità passati insieme.
Le ragazze hanno trascorso questi tre giorni a Valdocco, il primo oratorio, mentre i ragazzi sono stati ospitati nel Noviziato a Colle Don Bosco.
La prima giornata di esercizi le ragazze l’hanno dedicata a portare avanti il tema dell’anno: il discernimento.
Preghiera e conoscenza di sé sono i pilastri per un discernimento profondo. Ci siamo concentrate proprio a riflettere come Dio abita e ama ogni aspetto di noi: mente, spirito e corpo. Alla luce di questo come si prende una decisione di vita? Ascolto, preghiera e affidamento sono alcune delle parole che ci hanno guidato in questi giorni.
Dopo una giornata intensa abbiamo passato una serata divertente e leggera insieme alle postulanti, ragazze che si sono riconosciute chiamate al carisma salesiano e che hanno intrapreso il percorso per diventare Figlie di Maria Ausiliatrice. La loro allegria e le loro testimonianze hanno aggiunto un valore speciale a queste giornate.
Il sabato abbiamo seguito le orme di Giulia di Barolo, donna di grande fede e di grande carità che ha incrociato la vita di Don Bosco. La sua figura ci ha dato modo di riflettere su tanti aspetti delle nostre vite e sulle decisioni che abbiamo o vogliamo prendere.
Abbiamo avuto anche l’occasione di ascoltare la testimonianza di Don Mike, un salesiano che per varie vicissitudini ha passato un periodo della sua vita in Messico al servizio degli ultimi. È stato di grande esempio ed ispirazione per noi, per il modo in cui si è affidato e fidato del Signore.
La serata l’abbiamo passata condividendo i frutti di queste giornate e affidandoli a Dio durante la veglia.
Con i ragazzi abbiamo passato le prime due giornate intere in noviziato assieme ai novizi. Sono state giornate molto semplici e allo stesso tempo arricchenti, giornate scandite dai momenti di preghiera senza però trascurare dei momenti sportivi e serate allegre tutti insieme.
Torno a casa tanto arricchito ma soprattutto acceso e voglio lasciare tre spunti, tre provocazioni. La prima è l'immagine di Gesù che manda un missionario e gli dice di non portare con sé una sacca, sacca che rappresenta tutte le belle esperienze che abbiamo fatto. Non bisogna portare con sé la propria sacca perché c'è il rischio che queste esperienze siano semplicemente spuntate e non dicano nulla di me, siano un dire "l’ho fatto" e non "mi ha cambiato", il rischio di vivere di esperienze senza fare esperienza, senza imparare.
La seconda cosa è che sono rimasto contagiato dalla felicità dei novizi, ragazzi anche molto giovani che sono felici. Non dobbiamo immaginarli come supereroi, hanno le nostre stesse fatiche ma hanno fatto una scelta, hanno detto un sì con tanto coraggio. Riconosco che nella mia quotidianità sono pigro e/o rimando spesso il mio dovere, vedere questi ragazzi felici nella loro semplicità mi spinge molto a smuovermi dal mio comfort.
Il terzo e ultimo spunto è una riflessione che mi ha condiviso un novizio, diceva "Dio non mi ama per quello che posso diventare, ma mi AMA per quello che sono ADESSO". Questa frase la trovo spaziale, penso che interiorizzare anche solo un minimo ci faccia fare passi da giganti.
Quindi come poter riassumere questi giorni al meglio se non con il raccontare la gioia con cui siamo tornati a casa; il cuore pieno di gratitudine, domande e spunti pronti a essere custoditi e fatti crescere.
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