Il cardinal Bertone esorta i politici ad una maggiore tutela della famiglia al convegno "Famiglia, fattore per la crescita" a Palazzo Montecitorio. Lavoro-riposo-festa secondo insieme rappresentano “fattori di coesione e crescita sociale e interna della famiglia”. Il lavoro “non può essere vissuto senza festa” e senza quel riposo che, anzi...
del 25 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          “Senza famiglia non c’è futuro”. È partendo da questa drastica dichiarazione che il cardinale Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha svolto il suo discorso al Convegno “Famiglia, fattore per la crescita”, nella Sala della Lupa di Palazzo Montecitorio.
          Alla base dell’intervento del porporato: l’invito al Legislatore a “tutelare la famiglia”, a garantire ai genitori di trasmettere ai figli i propri valori morali e a “promuovere maggiori agevolazioni” per i figli che si prendono cura dei genitori anziani o malati.
          Promosso dall’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, il convegno è stato un’occasione per rivolgere lo sguardo all’ormai imminente VII Incontro mondale delle Famiglie, che si terrà a Milano dal 28 maggio al 3 giugno dal titolo “La famiglia: il lavoro e la festa”.
          Un titolo, ha detto il cardinal Bertone, che evidenzia quelli che sono “tre aspetti fondamentali della vita quotidiana di ogni uomo” che fanno emergere “due tratti costitutivi dell’umana esperienza: l’unità della persona e il suo essere sempre in relazione”.
          Il lavoro, innanzitutto, ha affermato il Segretario di Stato, “è da proteggere” proprio perché “parte integrante della persona”. La perdita del lavoro, infatti, “va ben oltre la perdita dello stipendio, poiché essa – ha aggiunto - è spesso accompagnata da crisi esistenziali, che coinvolgono e minacciano gli equilibri familiari”.
          La stessa Costituzione della Repubblica Italiana, ha ricordato il porporato, all’Art.1, eleva il lavoro “a dignità e fondamento istituzionale della Repubblica”. Tuttavia esso “può sfuggire alla regolamentazione ed essere causa di sfruttamento o alienazione delle persone”, arrivando a privare l’uomo “del riposo, della comunione familiare, della dimensione della festa”.
          Lavoro-riposo-festa, invece, secondo il cardinale, insieme rappresentano “fattori di coesione e crescita sociale e interna della famiglia”. In questo senso, il lavoro “non può essere vissuto senza festa” e senza quel riposo che, anzi, “deve poter godere di requisiti umanizzanti ed etici per potenziare il benessere sociale”.
          Il discorso del cardinale si è soffermato, poi, sulla famiglia quale “comunità naturale fondata sul matrimonio, che da sempre la Chiesa presenta come luogo privilegiato dell’incontro relazionale, del mutuo arricchimento e del patto tra generazioni”.
          Esistono, però, “alcuni fattori problematici della società odierna” che determinano l’urgenza di salvaguardare questa cellula fondamentale. Tra questi, ha indicato Bertone, “il primato dell’individuo, la diversità relazionale tra uomini e donne rispetto al passato, la netta separazione tra pubblico e privato come se la persona non fosse sempre la stessa”.
          La famiglia, però, ha ricordato a tal proposito il porporato, “non è un bene a disposizione della nostra volontà, così da poter essere de-strutturato o manipolato secondo il mutare degli eventi o delle sensibilità del momento”.
          Un richiamo è andato, quindi, all’Esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II, prezioso documento del 1981 del Magistero della Chiesa dedicato alla famiglia intesa come “comunione d’amore e di vita basata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.
          “Nella loro reciprocità sponsale e feconda”, ha detto il Segretario di Stato, l’uomo e la donna costituiscono quell'«unità dei due», a cui Dio ha affidato “non soltanto l'opera della procreazione, ma la costruzione stessa della storia”, come scrisse Giovanni Paolo II nella sua Lettera alle donne del ’95.
          “La famiglia dunque – ha rimarcato il porporato - è il luogo in cui nasce la vita umana e in cui crescono e vengono educati i figli; luogo privilegiato in cui si acquisiscono i valori fondamentali della solidarietà, della responsabilità reciproca e dell’impegno disinteressato per l’altro”.
          “Anche la pace e la coesione sociale, tanto desiderate dalla comunità civile, si appoggiano sul fondamento della famiglia” ha soggiunto il cardinale, tanto che la Costituzione Italiana, all’art. 29 afferma: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
          “Buone strutture familiari sono dunque la garanzia più efficiente per una società stabile e solidale” ha, perciò, ricordato Bertone e, al loro sostegno, lo Stato deve dedicare una “speciale attenzione” attraverso “misure economiche e interventi legislativi e regolamentari ad hoc”.
          “È auspicabile che l’ordinamento giuridico proceda nel tutelare la famiglia nella sua funzione di istituto finalizzato al bene umano comune – ha detto -. Pur nelle attuali difficoltà economiche, […] l’impegno della coppia di sostenersi, di amarsi, di procreare e di educare i propri figli, deve essere riconosciuto dallo Stato”.
          Il cardinale ha poi spostato la propria riflessione su un altro punto fondamentale: il diritto dei genitori nell’educazione dei figli.
          “La famiglia è il luogo privilegiato di quella prima e fondamentale esperienza dell'amore che i bambini fanno, o almeno dovrebbero fare, con i loro genitori” ha detto. “Altre istituzioni sostengono tale missione, ma non possono sostituirli. È quindi fondamentale che lo Stato garantisca ai genitori la possibilità, in particolare nel campo etico e religioso, di trasmettere ai figli i propri valori morali”.
          In questo senso, è fondamentale il diritto alla libertà religiosa, “che assicura da parte delle autorità statali il rispetto del credo dei genitori” e “non obbliga nessun bambino ad insegnamenti contrari a tali convinzioni”. Stesso discorso vale anche per l’educazione sessuale, “che non può limitarsi ai semplici fattori biologici, ma deve includere – per essere veramente una formazione umana – aspetti etici in vista di un esercizio integrale della responsabilità”.
          Non solo i genitori, ma anche i bambini hanno dei diritti e “la Santa Sede si impegna a tutelarli”, ha ricordato il cardinale. In primo luogo, il diritto di avere “un padre e una madre per potersi relazionare, fin dalla primissima infanzia; due figure complementari, che si amano tra loro e lo amano, per acquisire così una chiara e solida identità, una personalità matura e compiuta”.
          “Non ogni desiderio di avere figli è un diritto” ha precisato il cardinale riferendosi alle discussioni sull’adozione. “Il bene del bambino è centrale rispetto a qualsiasi provvedimento in merito” e tale principio sussiste anche nel regolare “i tristi casi di separazione delle coppie”.
          Accennando al vincolo tra le generazioni, un riferimento è poi andato alla “generazione dei nonni”, ovvero tutti quegli anziani che “trovano nella comunità della famiglia non solo sostegno, ma anche il rispetto, l’affetto e l’attenzione che meritano”.
          “In una società in cui non poche persone soffrono di solitudine non si dovrebbe dimenticare l’influsso positivo di legami familiari forti” ha dichiarato il porporato, aggiungendo che è compito della politica “promuovere maggiori agevolazioni per i figli che si prendono cura dei genitori, anziani o malati, riconoscendo il loro impegno come un contributo essenziale per il bene comune”.
          Un ultimo pensiero, infine, per le donne, “presenza significativa e imprescindibile nella famiglia”, secondo il cardinal Bertone, grazie al loro compito specifico della maternità. Il pericolo da evitare, ha sottolineato il cardinale, è che “proprio perché madri, possano essere penalizzate in ambito lavorativo”. La vera promozione della donna “esige invece un lavoro strutturato in modo che essa non debba pagare la sua promozione con l'abbandono della propria specificità, a danno della famiglia, nella quale ha come madre un ruolo insostituibile» .
Salvatore Cernuzio
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