Uno studente pakistano da 15 anni in Italia, che ha studiato nel nostro Paese fin dalle medie, e che ora frequenta l'università e ha presentato domanda di ammissione al servizio civile presso la Caritas Ambrosiana, ed è stato escluso dal bando per il servizio civile, perché privo di cittadinanza italiana ha presentato ricorso, ed è stato accolto.
del 23 gennaio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
          Uno studente pakistano da 15 anni in Italia, che ha studiato nel nostro Paese fin dalle medie, e che ora frequenta l'università e ha presentato domanda di ammissione al servizio civile presso la Caritas Ambrosiana, ed è stato escluso dal bando per il servizio civile, perché privo di cittadinanza italiana ha presentato ricorso, ed è stato accolto. Lo ha stabilito il giudice milanese Carla Bianchini, del tribunale del lavoro, accogliendo il ricorso presentato lo scorso ottobre da Shahzad Sayed, di 26 anni, lui voleva partecipare al 'Bando per la selezione di 10.481 volontari da impiegare in progetti di servizio civile In Italia e all'estero'. La domanda venne respinta perché privo del requisito della cittadinanza italiana.            Ora Carla Bianchini, del tribunale del lavoro, ha dichiarato 'il carattere discriminatorio' del bando e ha ordinato «alla presidenza del consiglio dei ministri-Ufficio nazionale per il servizio civile di sospendere le procedure di selezione, di modificare il bando per consentire l'accesso anche agli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia e di fissare un nuovo termine per le domande». Lo studente aveva presentato il ricorso  sostenendo davanti al giudice che l'esclusione dal servizio civile di giovani stranieri che sono nati in Italia o che vi vivono da molti anni rappresenta «un'evidente irragionevolezza e un ulteriore inutile ostacolo all'integrazione». Così, si potrebbe sbloccare questo inghippo, e sarebbe permesso, anche ai cittadini stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, e come tali appartenenti «in maniera stabile e regolare alla comunità», potrebbe essere esteso 'il dovere di difesa della Patria quale dovere di solidarietà politica, economica e sociale” prevista dalla Costituzione.           Escluderli dal servizio civile in quanto privi della cittadinanza italiana, diventerebbe discriminazione. È interessante il fatto che per la prima volta, forse, un giovane straniero agisce non tanto per rivendicare una prestazione o un servizio, ma per poter adempiere un diritto/dovere, quello di 'difendere la patria' intesa come collettività di persone che vivono stabilmente su un territorio e che sono legate tutte, senza distinzioni di cittadinanza formale, da un unico vincolo di solidarietà.Silvano Gianti
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