La castità non è innanzitutto la soppressione del desiderio, almeno secondo la tradizione di san Tommaso d'Aquino. Il desiderio e le passioni contengono verità profonde su chi siamo e su cosa abbiamo bisogno...
del 13 novembre 2008
La castità non è innanzitutto la soppressione del desiderio, almeno secondo la tradizione di san Tommaso d'Aquino. Il desiderio e le passioni contengono verità profonde su chi siamo e su cosa abbiamo bisogno. Il semplice sopprimerli farà di noi esseri morti spiritualmente o persone che un giorno si autodistruggeranno. Dobbiamo educare i nostri desideri, aprire gli occhi su quello che veramente chiedono, liberarli dai piccoli piaceri. Abbiamo bisogno di desiderare più profondamente e con maggiore chiarezza.
 San Tommaso ha scritto qualcosa che viene facilmente fraintesa. Diceva che la castità è vivere secondo l'ordine della ragione (II,II,151.1). Suona molto freddo e cerebrale, come se essere casto fosse una questione di potere mentale. Ma per Tommaso ratio significa vivere nel mondo reale, 'in conformità con la verità delle cose reali' (Josef Pieper, The Four Cardinal Virtues, Notre Dame, 1966, p. 156). Cioè vivere nella realtà di quello che sono io e di quello che sono le persone che amo realmente. La passione e il desiderio possono portarci a vivere nella fantasia. La castità ci fa scendere dalle nuvole, facendoci vedere le cose come sono. Per i religiosi, o a volte per gli scapoli, ci può essere la tentazione di rifugiarsi nella fantasia perniciosa che siamo eteree figure angeliche, che non hanno nulla a che vedere col sesso. Questo può sembrare castità, ma è una perversione della stessa. Ciò mi ricorda uno dei miei fratelli che andò a dire messa in un convento. La sorella che gli aprì la porta lo guardò e disse: 'Ah, è lei padre, stavo aspettando un uomo'.
 
È difficile immaginare una celebrazione dell'amore più realista dell'Ultima Cena. Non ha niente di romantico. Gesù dice ai suoi discepoli semplicemente e liberamente che è arrivata la fine, che uno di loro lo ha tradito, che Pietro lo rinnegherà, che gli altri fuggiranno. Non è una scena da lume di candela in un ristorante, questo è realismo portato all'estremo. Un amore eucaristico ci fa scontrare in pieno con la complessità dell'amore, con i suoi successi e la sua vittoria finale.
 
Quali sono le fantasie nelle quali può farci cadere il desiderio? Due, direi. L’una è la tentazione di pensare che l'altra persona sia tutto, tutto quello che cerchiamo, la soluzione a tutti i nostri aneliti. Questo è un capriccio passeggero. L'altra è non vedere l'umanità dell'altra persona, per farne semplicemente carne da consumo. Questo è lussuria. Queste due illusioni non sono fra loro tanto diverse come può sembrare a prima vista. L'una è il riflesso esatto dell'altra.
 
Suppongo che tutti noi abbiamo conosciuto momenti di totale incapricciamento, quando qualcuno diventa l'oggetto di tutti i nostri desideri e il simbolo di tutto quello cui abbiamo anelato, la risposta a tutte le nostre necessità. Se non arriviamo ad essere uno con questa persona allora la nostra vita non ha senso, è vuota. La persona amata giunge ad essere per noi la risposta a quel grande e profondo bisogno che scopriamo dentro di noi. Pensiamo a questa persona tutto il giorno.
 
Come diceva tanto bene Shakespeare: 'Di giorno le mie membra e di notte la mia mente non trovano pace né per me né per te'. O, per essere un poco più attuali, la faccia dell'amato è come lo screensaver del nostro computer. Nel momento in cui uno si prepara a pensare ad un'altra cosa, ce l'ha li. È come una prigione, una schiavitù, ma una schiavitù che non vogliamo lasciare. Divinizziamo la persona amata e la mettiamo al posto di Dio. Certamente quello che stiamo adorando è una nostra proiezione. Forse ogni vero amore passa per questa fase ossessiva. L'unica cura per questo è vivere giorno per giorno con la persona amata e vedere che non è Dio, ma solamente suo figlio o sua figlia. L'amore comincia quando siamo guariti da questa illusione e ci troviamo faccia a faccia con la persona reale e non con la proiezione dei nostri desideri. (...).
padre Timothy Radcliffe
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