Porteremo nelle nostre case l'ulivo benedetto, per ricordare che la Settimana Santa riassume una straordinaria storia di sofferenze e di amore, di agonia e di gloria...
del 06 aprile 2017
Porteremo nelle nostre case l’ulivo benedetto, per ricordare che la Settimana Santa riassume una straordinaria storia di sofferenze e di amore, di agonia e di gloria...
Si entra nella Grande Settimana!
1. Arriva il tempo del silenzio, in progressione, fino al grande vuoto del Sabato Santo, quando l’altare resta spoglio, le campane mute, senza messa né comunione né alleluia. Sembra il trionfo del male! Siamo disorientati da ciò che ci succede intorno: adolescenti che massacrano i genitori, lo sballo del sabato sera, la violenza negli stadi, lo stupro dell’amica a opera del branco … Che sociologi e psicologi, preti e politici, smettano di accusare i genitori e la scuola, la chiesa e la società. Il silenzio, amico dell’anima, per non perderci nel frastuono, in attesa della gioia. Il silenzio vero: non quello guardingo, quello consigliato dal proverbio Bocca chiusa, occhi aperti; non il silenzio della colpa, quello di Giuda durante l’ultima cena; ma il silenzio di Maria, ai piedi della croce. Stabat: senza perdere la fede nel Dio che atterra e suscita, che affanna e consola, che può anche toglierci una gioia, ma in cambio di una più grande e più duratura. Ha scritto Bonhoeffer, il pastore protestante, morto impiccato nel lager nazista di Flossenbürg, per avere partecipato alla congiura di Canaris contro Hitler: Le mani di Dio sono ora mani di grazia, ora di dolore, ma sempre di amore.
Passione di Gesù …
2. Noi porteremo nelle nostre case l’ulivo benedetto, per ricordare che la Settimana Santa riassume una straordinaria storia di sofferenze e di amore, di agonia e di gloria. Il testo fondamentale di questa storia è il racconto del Passio. Tutto il Vangelo non è altro che la narrazione della Passione, con una estesa introduzione (M. Kahler). Il Vangelo non va letto come un libro ordinario di storia; non basta credere che quanto vi è narrato sia realmente accaduto; di una tale fede è degno qualunque libro serio di storia; occorre leggere il Vangelo con fede, cioè credere che quanto vi è contenuto avviene anche ora. Il Vangelo ci smaschera: chi siamo, cosa facciamo, da che parte stiamo: Erode? Pilato? Cireneo? Pietro? Giuda? Maddalena? … Cristo, oggi come 2000 anni fa, qui come a Gerusalemme, passa tra l’indifferenza di molti e l’affetto di pochi. Cristo è sempre in agonia, ha scritto Pascal. Il Vangelo descrive come Dio tratta l’uomo e come l’uomo maltratta Dio! La domenica di Passione ci ricorda che la nostra fede è immersa nelle contraddizioni della storia. Nessuno si illuda! Anche stare fermi o fuggire è sinonimo di complicità. Non si esce da questo mondo. Occorrono molti colpi di martello per configgere un chiodo; occorrono molti colpi di frusta per piagare una spalla; occorrono molte spine per formare una corona. E l’uomo fa parte di questa umanità che condanna l’Uomo. Non ha importanza che tu sia di quelli che colpiscono o di quelli che guardano. L’arroganza dei pochi poggia sulla indifferenza dei molti!
… la passione dell’uomo!
3. Quando rileggo il lungo racconto della Passione, mi ritrovo nella Chiesa della mia infanzia, ove mi pare di riascoltare la lettura del Passio a varie voci (Cristo, il cronista, la folla). Una volta la fece il mio professore di italiano, che non sapevo fosse religioso (e forse non lo era). Da allora gli volli bene come un padre e lo vidi quasi intrecciato alla storia della salvezza. Qualche volta io stesso ho partecipato a quella lettura, terribile e stupenda! Se mai ho scritto qualcosa di bello, il meglio l’ho imparato da quelle pagine di tradimento e di sangue: Dio sentito come partecipe della nostra volgare nobiltà, l’intreccio di storia sacra e profana, la bieca ferocia redenta dal perdono, quel Gesù davvero unico nella sua solitudine maestosa, il tradimento dell’amico Giuda, la debolezza diplomatica di Pilato, il pianto meraviglioso di Pietro, lo stabat Mater dolorosa ... Non finiremo mai di ringraziare Dio per il dono del Passio, un poema epico ed elegiaco, tutto cielo e tutto fango. Quando ascoltiamo il Passio, colpisce subito la fragilità e volubilità dell’uomo. Nella domenica delle Palme, quante mani della folla in festa stendevano i mantelli sulla strada, quante mani agitavano rami di albero! Pochi giorni dopo, le mani degli amici non applaudivano più il Signore, anzi, quelle stesse mani ora inchiodavano sulla croce le mani del Benefattore. Che potere immenso hanno le mani dell’uomo: trasfigurare o sfigurare, benedire o maledire!
Con le lampade accese!
4. Se sentiremo bussare alla porta del cuore, se proveremo la nostalgia dell’innocenza, il bisogno di perdonare, la voglia di sorridere al nemico … allora è Cristo. Apriamogli la porta e sarà Pasqua! Che il Signore ci trovi vigilanti! Programmiamo attività ed orari in modo da partecipare alle funzioni della Settimana Santa, non come turisti o spettatori, ma come protagonisti e credenti. Le cerimonie sono suggestive per gli insegnamenti teologici, per la drammaticità di situazioni, per il lussureggiante simbolismo. È possibile essere toccati nel profondo da questa Sacra Tragedia. Siamo invitati a seguire il Signore dal suo ingresso festoso a Gerusalemme fino al Calvario, dove tutto muore e dove tutto risorge, e per sempre. Giovedì santo: Gesù lava i piedi, dona l’Eucaristia, celebra la prima messa. Venerdì santo: la croce, non quella lavorata in oro o cesellata con brillanti, ma quella del Crocifisso, dalla cui morte è venuta a noi la vita. Sabato santo: la veglia pasquale, la notte più sacra, la madre delle vigilie. Con le lampade accese, l’alleluia nel cuore, andiamo incontro al Risorto!
BUONA VITA!
Franco Galeone
http://www.notedipastoralegiovanile.it/
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