Battaglia di «canne» sui giornali, ma la Storia non c'entra: non è la vittoria di Annibale sui romani nel 216 a.C. a suscitare clamore ma la diffusione della «cannabis», delle droghe leggere tra gli adolescenti: il 32% dei ragazzi dai 14 ai 19 anni ne fa uso, il 4,8% sniffa cocaina, mentre non si sa bene quanti siano quelli che usano colle, solventi e gas vari.
del 13 gennaio 2008
Battaglia di «canne» sui giornali, ma la Storia non c’entra: non è la vittoria di Annibale sui romani nel 216 a.C. a suscitare clamore ma la diffusione della «cannabis», delle droghe leggere tra gli adolescenti: il 32% dei ragazzi dai 14 ai 19 anni ne fa uso, il 4,8% sniffa cocaina, mentre non si sa bene quanti siano quelli che usano colle, solventi e gas vari.
I dati sono pubblicati dal Dipartimento Nazionale per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio ma non sembrano destare eccessive preoccupazioni nel mondo degli adulti, sempre pi√π lontano da quello dei giovani.
Un tempo i «cannaioli» erano guardati male dai compagni, dagli adulti, dai loro genitori che, spaventati, ricorrevano agli psicologi per avere orientamenti sul come e cosa fare.
Oggi né i ragazzi né gli adulti si scandalizzano più di tanto: è un’esperienza da fare, un passaggio obbligato, come il rapporto sessuale precoce. C’è niente di male. Farsi una canna è la sigaretta fumata di nascosto da ragazzini!
Genitori sessantottini affermano di esserci passati, che era il loro modo di contestare una società che non accettavano. Sappiamo come è andata finire: l’uso di sostanze ha smorzato la stessa carica positiva della loro contestazione. Occorre una svolta decisa: gli adulti, attenti ai giovani, devono prendere posizione sul rischio «canna», che oggi, a differenza di anni fa, contiene una maggior quantità di «roba»: dal 2-3% di quando gli spinelli hanno cominciato a girare nelle scuole, si è passati al 15-20% di sostanza, non solo erba, ma anche sostanze chimiche che i ragazzi assumono senza rendersi conto del pericolo che corrono.
C’è troppa disinformazione e superficiale tolleranza: talvolta non si interviene per evitare conflitti e fastidiosi contrasti, a volte ci si adegua a tesi più o meno pannelliane, che considerano «la canna» una specie di rivoluzione culturale, di liberazione dai «tabù» di clericali rimasti al medioevo.
Messaggi confusi, ambigui non aiutano i nostri ragazzi, che, per nostra fortuna, non sono tutti allineati con chi lucra su di loro e non solo con le «canne». Il messaggio deve essere chiaro: sono più interessanti i ragazzi liberi dalle sostanze degli altri che le consumano!
L’ESPAD, una seria agenzia di ricerca a livello europea, afferma che il 60% dei giovani, che fanno uso di sostanze illegali negli ultimi dodici mesi hanno avuto un calo scolastico: il 70% dello stesso campione avrebbe inoltre manifestato comportamenti aggressivi o conflittuali in casa e a scuola.
Come vincere la battaglia delle «canne»? Non ci vuole un Annibale ma un «esercito» di educatori che sappiano comunicare agli adolescenti, innamorandoli della libertà dalle cose e dalle sostanze, per stare con gli altri in amicizia, in rapporti di rispetto e di amore, costruendo legami di solidarietà. Ma che non sia giunto il tempo di rivalutare la famiglia come luogo delle relazioni invece di continuare quell’azione demolitrice cn cui da diverse parti essa viene insidiata?
Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano
don Vittorio Chiari
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